L’agricoltura sarda è in ginocchio a causa dei tanti problemi che stanno colpendo un settore sempre più allo stremo: remunerazione dei prodotti da fame, calamità naturali straordinarie, ritardo nei pagamenti dei premi comunitari, incendi, tabelle del gasolio agricolo inadeguate e problemi nella movimentazione dei bovini. Tutte difficoltà già denunciate durante il corteo del primo febbraio a Cagliari dove 5mila allevatori, agricoltori e pescatori hanno manifestato sotto il palazzo della Regione chiedendo alla politica delle risposte concrete.
“Se la politica regionale ha veramente a cuore l’agricoltura sarda deve prendere subito una posizione chiara e intervenire in sostegno delle nostre imprese e dei nostri pastori – afferma il presidente della Coldiretti Nord Sardegna, Battista Cualbu. Il prezzo del latte è una vertenza di lunga data e rappresenta una sfida cruciale ma nonostante siano stati deliberati 14 milioni di euro in favore del comparto lattiero caseario, i soldi sono ancora fermi nelle casse regionali perché non è stato trovato il sistema di poterli mettere a disposizione dei nostri pastori. Lo stesso vale per la siccità, non piove da mesi eppure non c’è nessuna indicazione sull’attivazione dello stato di calamità naturale. Stiamo vivendo la crisi peggiore degli ultimi 35 anni e le contromisure latitano. La Coldiretti non vuole essere complice di una classe politica che tira a campare”.
“Nelle imprese si respira uno stato di rassegnazione gravissimo – aggiunge il direttore della Coldiretti Sardegna, Luca Saba. Di fronte ai tanti problemi già denunciati dalla Coldiretti durante la grande manifestazione del primo febbraio, la Regione ha perso tempo senza fornire alcuna risposta concreta. L’agricoltura è uno dei pochi settori che possono garantire un futuro alla Sardegna e se non arriveranno subito degli interventi e degli investimenti mirati siamo pronti a tornare in piazza”.
Il territorio del Nord Sardegna sta vivendo una delle crisi idriche più gravi dell’ultimo secolo. I tre bacini principali del distretto irriguo della Nurra sono in grande sofferenza (nel Cuga ci sono 5 milioni di metri cubi d’acqua, nel Temo 21 milioni e nel Bidighinzu 2,32 milioni) mentre in Gallura l’amministrazione del Consorzio di Bonifica è stata costretta ad annunciare le turnazioni. Anche il prospetto nazionale descrive una crisi idrica diffusa. Secondo un’analisi della Coldiretti condotta sulla base dei dati Ucea, a marzo e aprile le precipitazioni si sono dimezzate: sono state inferiori rispettivamente del 53 e del 47,4 per cento rispetto alla media stagionale. Mentre a dicembre 2016 è stato registrato il picco negativo del -67%. L’assenza di piogge sta condizionando tutti i settori dell’agricoltura con perdite nella produzione superiori al 40%. E le ripercussioni di questa siccità si faranno sentire anche nella prossima annata quando gli imprenditori agricoli saranno costretti a sostenere dei costi extra solo per garantire la sopravvivenza dell’azienda. Per questo la Coldiretti Nord Sardegna chiede con forza alla Regione Sardegna l’immediato riconoscimento dello stato di calamità naturale con l’attuazione delle agevolazioni previste dal decreto legislativo 102.
I pastori sono sul lastrico e pagano colpe, incapacità e speculazioni altrui. Il prezzo del latte a 50 centesimi al litro non copre i costi di produzione e rischia di mandare gambe all’aria l’intero settore. La Coldiretti ha denunciato a più riprese questa situazione chiedendo al mondo della trasformazione i dati di produzione, presupposto indispensabile per un seria programmazione. Invece, nonostante il prezzo del Pecorino romano avesse raggiunto quote record, si è assistito alle solite speculazioni con le conseguenti fluttuazioni del prezzo. E il pastore, accusato ingiustamente lo scorso anno di produrre troppo latte, è rimasto l’unico a pagare questa crisi, la peggiore degli ultimi 35 anni, che rischia di comportare la chiudere gli ovili. La Coldiretti ha costruito collaborazioni e progetti propositivi per poter dare un segnale ai pastori e al mercato. Il primo è l’accordo con la Biraghi, la più importante azienda di trasformazione casearia del Piemonte, leader in Italia nella produzione e commercializzazione di formaggi e prodotti caseari, che sta acquistando dalla Cooperative degli Allevatori Sulcitani il Pecorino Romano a un prezzo etico di 6,20 euro al chilo (il prezzo in piazza oggi è sotto i cinque euro). Un patto di filiera che garantisce un dignitoso prezzo di remunerazione anche ai pastori. Si trova già in commercio il formaggio grattugiato Biraghi che riporta l’etichetta: Prodotto solidale; questo pecorino paga il giusto prezzo ai pastori. L’altra iniziativa è quella del Giro d’Italia del Pecorino, in cui si sono coinvolti tutti i Comuni sardi per l’acquisto di tre forme di Pecorino romano, sempre al prezzo etico di 6,20 euro al chilo. Ma per uscire da questo stato di crisi serve l’intervento della Regione e lo sblocco dei 14 milioni approvati sotto la spinta della manifestazione del 1 febbraio, nella legge di stabilità 2017 per il settore ovicaprino.
Gli imprenditori agricoli pagano in prima persona i danni causati dalle nevicate straordinarie di inizio anno. Calamità naturali che oltre ad aver distrutto una parte del patrimonio boschivo, hanno colpito duramente i pastori che in poco meno di una settimana hanno perso numerosi capi di bestiame e grosse quantità di latte. Le gelate tardive di aprile hanno fatto il resto, colpendo frutteti e vigneti e compromettendo il raccolto di questa annata: gli operatori del settore vitivinicolo galluresi lamentano ingenti perdite.
La stagione estiva è alle porte e il rischio degli incendi è maggiore rispetto agli anni precedenti a causa dei tanti rami rimasti sul terreno dopo le gelate straordinarie. La scorsa estate il fuoco ha bruciato migliaia di ettari di bosco, lasciando il bestiame senza pascoli, oltre ad aver abbattuto le recinzioni, danneggiato strutture e compromesso frutteti, vigneti e oliveti e ucciso animali.
Le tabelle di assegnazione del gasolio agricolo non sono rapportate alle esigenze reali delle aziende agricole (in particolare per i carcioficoltori e orticoltori) e il nuovo software per caricare i libretti ha allungato a dismisura i tempi. La conseguenza per gli agricoltori è l’acquisto del gasolio dal distributore a prezzi doppi rispetto all’agevolato: 1,40 euro al litro anziché 0,70.
Il comparto zootecnico è uno dei settori che nel Nord Sardegna sta facendo registrare una crescita costante. Ma l’assenza di una regola fissa nell’acquisto dei vaccini costringe ogni anno gli allevatori a fare i conti con i blocchi alla movimentazione dei bovini verso alcune zone del continente. Questa empasse comporta perdite inammissibili per tutto il comparto.
Dopo tre anni e mezzo non è stato speso neanche un centesimo dei bandi a investimento previsti nel Psr, la voce più importante che mira a rafforzare la competitività delle imprese sarde.