Grande affluenza di pubblico anche per l’ultima giornata del Porto Cervo Wine & Food Festival: tantissima gente ha affollato il Conference Center dell’hotel Cervo per conoscere da vicino le eccellenze enogastronomiche protagoniste dell’evento che da nove anni porta in Costa Smeralda le migliori produzioni sarde e nazionali. La rassegna è stata organizzata da Marriott Costa Smeralda, che gestisce gli hotel di proprietà della Qatar Holding. Tre giorni di degustazioni e dibattiti incentrati sulle proprietà benefiche del cibo e del vino, tra curiosità e momenti di intrattenimento di alto profilo. Al termine della cena di gala riservata ai produttori nel ristorante dell’hotel Cala di Volpe, la star della musica jazz & soul, Mario Biondi, ha saputo stupire il pubblico presente con un’esibizione ricca di passione, inventiva e talento.
Negli ultimi anni, in Sardegna, sono state fatte alcune importanti scoperte archeologiche che hanno consentito di riscrivere la storia del vino in Europa. Gianluigi Bacchetta, direttore dell’Orto Botanico di Cagliari e professore dell’Università di Cagliari, nel giardino del Conference Center di Porto Cervo, ha spiegato il percorso scientifico che sta consentendo di svelare, uno dopo l’altro, tutti i segreti della viticoltura nell’isola. Una storia lunga 4500 anni. “Nei pressi di Santadi sono stati ritrovati dei vinaccioli databili al 2500 avanti Cristo, mentre lungo il corso del Tirso, nel villaggio nuragico di Sa Osa, sono emersi dei pozzi in cui erano perfettamente conservati dei beni alimentari risalenti al 1400 avanti Cristo”, spiega Bacchetta.” Vi erano noci, meloni, carne di cervo, e due tipi di uva: malvasia e vernaccia”. Il torchio più antico finora ritrovato nel Continente europeo è stato scoperto proprio in Sardegna, a Monastir, e risale al nono secolo avanti Cristo. “Di fatto, i nuragici avevano già sviluppato queste capacità prima di qualsiasi altro popolo europeo. Ora però siamo a conoscenza di nuove ritrovamenti che ci consentono di retrodatare ulteriormente questa scoperta”. Bacchetta è a capo del progetto scientifico che sta analizzando le peculiarità genetiche degli vitigni nuragici. “L’obbiettivo è quello di riprodurre lo stesso vitigno, e quindi lo stesso vino, che si produceva 4mila anni fa”.
Altro protagonista della mattinata del Porto Cervo Wine & Food Festival è stato Giuseppe Carrus, giornalista e referente del Gambero Rosso: “Per troppo tempo le aziende vitivinicole isolane hanno dato grande risalto ai singoli brand, alle etichette e ai loro nomi, relegando la loro zona di provenienza in diciture oscure, minuscole, quasi illeggibili e certamente ignorate. Questo è accaduto per decenni. La Sardegna, intesa come luogo di produzione di grandi vini, di fatto non è abbastanza riconosciuta. Già dagli anni ’80 avrebbe potuto valorizzare le sue caratteristiche derivanti dall’estrema varietà delle condizioni climatiche, invece si è preferito puntare tutto sulle denominazioni commerciali”.
Uno dei momenti più partecipati del Festival è stato quello dedicato alla cucina dei centenari. Ai fornelli dello show cooking organizzato nel giardino del Conference Center, due chef di fama internazionale: il giapponese Hiro e il cuoco di Samassi Alberto Sanna. Entrambi hanno proposto piatti che rappresentano gli elementi caratterizzanti della Sardegna e di Okinawa. Due isole in cui si vive più a lungo rispetto alla media mondiale e che, proprio in ragione di questo, sono inserite a pieno titolo nell’elenco delle “terre dei centenari”. Durante l’esibizione culinaria, gli chef hanno proposto il matrimonio tra i prodotti della terra del mare: gamberi marinati crudi con un tocco di sapore dato dalla rapa rossa, per chef Hiro; rotolo di semola al nero di seppia mantecato al merluzzo con gel di pomodoro camona, per Alberto Sanna. Materie prime semplici e genuine che, assieme ad uno stile di vita sereno, rappresentano uno degli elementi chiave della longevità.