Anni fa sono stata in Argentina per una serie di conferenze su Grazia Deledda, a Buenos Aires e a Tucuman, sotto le Ande. Lì mi regalarono un libro sulla scultrice tucumana Lola Mora. Apro a caso e la riconosco subito, seduta al centro della fila di sedie con altre persone accanto: è Grazia Deledda. La mia Grazia. Come è capitata nel libro su Lola Mora? La didascalia recita: “Studio dello scultore Pompilio Villarubia Norry, Roma, 1909. Lola Mora è quella col vestito a righe. Al suo lato Grazia Deledda, Premio Nobel della letteratura nel 1926”. Ecco in buona posa Lola Mora con grande cappello, unica in veste chiara a strisce, seduta accanto alla scrittrice che avrebbe conquistato il Premio Nobel per le lettere. In piedi sono riconoscibili Palmiro Madesani,marito di Grazia Deledda, ultimo a destra e specularmente, ultimo a sinistra, il giovane marito di Lola, Luis Hernandez Otero. Lola Mora, quasi coetanea della scrittrice, è nata nel 1867 ed è morta nel giugno del 1936, appena qualche mese prima di Grazia. L’argentina ha vissuto a Roma fino al 1914. Questa fotografia, scoperta in un libro fotocopiato a Tucumàn, è anche una rivelazione per la biografia della Deledda che molti in Italia ancora credono sia stata ai margini della vita artistica della Capitale. Invece la centralità che le è stata assegnata nella prima fila della foto di gruppo, tra famosi scultori e pittori, dimostra proprio la grande considerazione in cui era tenuta la scrittrice sarda. Lola Mora visse in vari quartieri romani e si stabilì definitivamente nel quartiere Ludovisi, a pochi isolati dalla via Sallustiana dove abitò anche Grazia Deledda. Ma che stupore leggere l’indirizzo attuale dell’ultima dimora di Lola Mora, allora via Dogali, oggi via Romagna, all’incrocio con … via Sardegna! L’Argentina entra nei romanzi di Grazia Deledda forse proprio per la conoscenza della scultrice e la notorietà di cui il suo Paese godette in quegli anni negli ambienti romani anche per la presenza di Lola Mora. In Nel deserto, romanzo deleddiano del 1911, la protagonista Lia lascia la Sardegna su invito di uno zio misantropo che vive a Roma e le chiede compagnia. Qui Lia incontra un giornalista argentino più grande di lei che ha già un figlio. Lo sposa, ne ha un figlio ma rimane presto vedova. La descrizione degli ambienti romani e della vita di Lia ci fanno intendere molto delle frequentazioni della stessa Deledda. Per sopravvivere economicamente Lia prende a pensione Piero, un funzionario ministeriale, la stessa professione del marito della Deledda, Palmiro Madesani. Lia frequenta anche l’atelier di un pittore a via Margutta. La Deledda presenta quel luogo con tanta dovizia di particolari da lasciar intendere che la stessa scrittrice conoscesse bene gli ambienti artistici della Capitale, come dimostrato dalla foto che “per caso” ho scoperto in un libro a Tucuman, in Argentina, e che mi ha fatto incontrare anche Lola Mora. L’amica scultrice di Grazia Deledda, Un tassello finora inedito della vita della “nostra” Grazia…
LA SCULTRICE LOLA MORA CHE VISSE A ROMA SINO AL 1914, L’ARGENTINA DI GRAZIA DELEDDA
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