di Bruno Culeddu
Il film documentario ” Hold me Tight(s) – Il Segreto delle Calze” di Nicola Contini ha vinto la Menzione Speciale al Festival “Visione Italiane 2017”, Sezione “Visioni Doc”. Di seguito la motivazione della giuria composta da Marco Alessi (regista), Gregorio Paonessa (produttore) e Lara Rongoni (regista): “per la forza del personaggio, Emilia, che ci trascina nella storia e ci mostra l’affresco di ciò che sta succedendo nella società contemporanea“
Il film, prodotto dalla torinese EIEFILM, dalla cinese D&N Culture Media e sostenuto dalla televisione franco tedesca ARTE, MEDIA e dalla Toscana Film Commission, racconta la storia di Emilia e Angiolo, due operai specializzati nella produzione delle calze da donna che, dopo la crisi del settore in Italia e la conseguente chiusura della loro azienda, decidono di emigrare dal piccolo distretto industriale di Empoli a Yiwu, nella provincia dello Zhejiang, in Cina. Grazie al loro background di artigiani, si sono catapultati nella realtà cinese a 65 anni diventando inconsapevoli protagonisti in un paese che, in un modo o nell’altro, sta cambiando il modo in cui viviamo. Oggi, alla soglia dei 70 anni, i nostri protagonisti devono fare una scelta definitiva: dove costruire il futuro della loro famiglia.
Il soggetto e la sceneggiatura sono firmati da Nicola Contini con Federico Fattori. La fotografia è di Daniele Alecci. Produttore: Alessandro Carroli per EIE FILM.
Nicola Contini Nato a Cortoghiana, è montatore, operatore e regista. Dopo essersi laureato in Scienze della Comunicazione a Siena, frequenta un corso di Registi del Cinema Documentario promosso dal Festival dei Popoli di Firenze; successivamente, frequenta il Master in Teoria e Pratica del Cinema Documentario all'”Universitat Autonoma” di Barcellona). Tra i suoi lavori si segnala “Marie Maria”, secondo classificato per il miglior progetto nel concorso “Storie di emigrati sardi”, organizzato nel 2010 dalla Società Umanitaria, dall’Assessorato del Lavoro Regione Sardegna e dalla FASI.
Nel 2011 realizza “Zingarò, una Sartoria Rom“, progetto vincitore del concorso 2010-2011 “Il cinema racconta il lavoro” indetto da L’Agenzia regionale per il lavoro della Sardegna e la Società Umanitaria – Cineteca Sarda di Cagliari. Nel 2012 l’opera si aggiudica il Premio “Tumbarinu d’Argento” quale Miglior Documentario.
Nel 2016 si aggiudica il premio MigrArti 2016 bandito dal Ministero per i Beni Culturali – Direzione Cinema per la realizzazione del documentario “Asi Stanala Siena – Buongiorno Restelica” proiettato alla Festival del cinema di Venezia 2016.
Come è nata l’idea di raccontare la storia di Emilia e Angiolo? L’idea di girare IL RITORNO A CASA nasce da due esigenze: da una parte la necessità di trovare in una storia, allo stesso tempo realistica e metaforica, il modo per parlare del rapporto tra individuo e identità culturale, in un mondo che sempre più tende a creare occasioni di contaminazione e di crisi identitaria. IL RITORNO A CASA vuole raccontare, infatti, attraverso gli strumenti del documentario osservazionale la quotidianità che Emilia ed Angiolo, una coppia di anziani coniugi, si trovano a vivere: distanti anni luce da quel casale che vide ospitare la loro prima fabbrica, ora nientemeno che in Cina: una quotidianità radicalmente nuova, in un paese che non avrebbero mai immaginato neppure di visitare, quando molti anni indietro, in un mondo in cui le distanze significavano ancora qualcosa, si promisero fedeltà. Abbiamo deciso di realizzare questo documentario partendo proprio dal loro punto di vista; attraverso il piccolo lessico familiare di questa copia di coniugi coraggiosi e attraverso loro i cambiamenti economici, le condizioni di lavoro e quella di emigrati, gli orizzonti che improvvisamente si allargano con, sullo sfondo, il ritmo trascinante della Cina contemporanea e iperglobalizzata.
Come è stato lavorare in Cina? Quanto tempo hai impiegato? Siamo stati in Cina per ben due occasioni distinte: la prima nel 2012 unicamente con il direttore della fotografia Daniele Alecci per realizzare il teaser del documentario con il quale ricercare i fondi necessari e, successivamente, nel 2014, grazie all’ottenimento dei contributi legati al progetto Media e a quelli della Toscana Film Commission. Un ulteriore, notevole, supporto, ci è stato dato dalla decisione del prestigioso canale europeo ARTE di co-produrre il nostro documentario. Im quest’ultimo caso avevamo a disposizione una troupe composta dalla line producer e dal fonico cinese, dal direttore della fotografia e dalla produzione. In totale, siamo stati in Cina due mesi: belli, intensi e faticosi all’interno di queste enormi fabbriche –delle piccole città- interamente dedicate alla produzione delle calze da donna.
Il genere documentario sembrava essere un esclusiva della televisione. Come ti spieghi il nuovo interesse suscitato da questo genere? Il genere documentario continua a essere di notevole attrattiva per la diffusione televisiva, vedi quanti nuovi canali stanno aprendo i propri spazi nella programmazione quotidiana. E’ cambiata la valutazione generale per il genere grazie all’apprezzamento per i lavori di Gianfranco Rosi e Roberto Minervini, conosciuti e premiati in tutto il mondo. Il mio documentario è stato trasmesso un po’ in tutta Europa (Francia, Germania, Paesi Bassi, Portogallo et al.) e anche in Italia all’interno del canale 9 recentemente acquisito da Discovery Channel
Prossimi progetti? Con la mia casa di produzione Mommotty srl (con sede a Cagliari) abbiamo ottenuto il finanziamento allo sviluppo di un documentario animato sulla storia recente della Sardegna. Sarà una sfida impegnativa che intendiamo affrontare anche attraverso una campagna di sensibilizzazione che spero possa coinvolgere anche la Federazione dei circoli Sardi
Cosa ci puoi dire in merito alla diffusione del film? Lo vedremo nelle sale, oppure in DVD? Cosa devono fare i Circoli per ottenerne la proiezione? La distribuzione è a cura della Berta Film (http://www.bertafilm.com/) http://www.bertafilm.com/catalogue/il-segreto-delle-calze/, il referente è Stefano Mutolo stefano.mutolo@gmail.com
Bravo Nicola ! Ma leggo che è nato a Cortoghiana … è così , Mari ?
No Vanna, Nicola è oristanese
Ecco, fai correggere immediatamente la sua biografia !
e bravo Nicola 🙂 complimenti!