di Annalisa Atzori
Lo spettacolo organizzato dall’Associazione dei Sardi “Sebastiano Satta” di Verona per la serata dell’8 marzo aveva suscitato interesse e complimenti da parte di molte persone, ma il successo dell’evento è andato anche al di là delle più rosee aspettative. La Sala Maffeiana dell’Accademia Filarmonica (che può ospitare circa 250 persone) mercoledì sera era piena. Nelle prime file, oltre alla totalità del Direttivo dell’Associazione, c’erano il Prefetto di Verona Salvatore Mulas, Giulia Codonesu in rappresentanza della Fondazione Cattolica Assicurazioni che ha sponsorizzato l’evento, i rappresentanti di Amia Verona, della 1° Circoscrizione del Comune e alcuni sindaci dei Comuni della provincia scaligera.
Il Presidente della Sebastiano Satta, Salvatore Pau, orgoglioso della buona riuscita della serata, sottolinea come “il Direttivo dell’associazione, composto ora da persone giovani e motivate, si stia orientando nell’organizzazione di eventi culturalmente importanti per la città di Verona e per la Sebastiano Satta”. Un cambio di tendenza che i più attenti hanno notato già da qualche tempo.
Desdemona, vittima di femminicidio, rappresenta tutte le donne che purtroppo si trovano ad essere uccise o maltrattate dagli uomini che dicono di amarle. Quello della violenza sulle donne è un tema tristemente attuale, oggi come ieri.
Il presentatore Alberto Cocco, assolutamente brillante e di grande professionalità, ha guidato il pubblico attraverso le esibizioni dei vari artisti, uniti dal filo conduttore della serata: la Donna, l’amore, l’ossessione.
Ha iniziato Michele Vurchio, abile percussionista dagli echi etnici, con il suo Terrae e Double Beat (di Gusseck). Poi, l’esibizione di tre artisti per Il Cigno (di Saint Saens), il Maestro Omar Flavio Careddu Dodin (violoncello), il Maestro Paolo Curatolo (pianoforte) e la ballerina di Modern Dance, Claudia Mareddu.
Il pianista ha eseguito subito dopo la sua Melodie nell’acqua. Il Maestro Curatolo è responsabile di un importante progetto di musicoterapia sperimentale applicata alle persone diversamente abili.
E’ stata la volta del soprano Marina Madau (che è anche stata organizzatrice dello spettacolo), con la sua Desdemona Romanza scena e cavatina, dall’Otello di G. Rossini. La voce dolce e appassionata della cantante sardo-vicentina ha incantato il pubblico in sala. Marina è stata accompagnata in tutte le sue quattro esecuzioni da Emanuele Troga, al pianoforte.
E ancora, un trio jazz: Fiorenzo Zeni (saxophone), Mirko Giocondo (contrabbasso) e Petra Gruber (canto jazz) per l’esecuzione di Isyou or isyouain’tmy baby (di Austin-Jordan), Someone to watch over me (di Gershwin) e Thismasquerade (di Russell). Al trio si è aggiunto Michele Vurchio alle percussioni. Le calde note blues hanno dato un colore diverso alla Sala Maffeiana, solitamente avvezza alla musica classica.
Di nuovo la Desdemona di Marina Madau, con Esterrefatta fisso, stavolta dall’Otello di G. Verdi. Ancora un tripudio di applausi.
Alberto Cocco ha presentato al pubblico le tele dalle atmosfere vagamente gotiche di Scyna Suffiotti e i ritratti di Claudio Calabrese, che i presenti potevano ammirare in vari punti della sala. La Suffiotti è anche poetessa, infatti la sua Donne Sarde è stata recitata dall’attrice Virginia Carrara. Un intenso momento di poesia, altra forma espressiva di arte che è stata scelta per rendere unica la serata.
Marina Madau ha poi cantato A terra sì! nel livido fango, di Verdi. Poi il Maestro Curatolo ha eseguito al pianoforte La mia luce nel blues (Curatolo). Michele Vurchio ha proseguito con un jazz improvisation dal titolo Ostinato, spiegando al pubblico che ha voluto con questi suoni sottolineare l’ossessione, l’ostinazione che alcuni uomini hanno nel perseguitare le donne che dicono di amare. Ultima Desdemona per la Madau, con La canzone del salice, dall’Otello di Verdi.
E per chiudere la serata, il Maestro Omar Careddu ha suonato un brano che è tratto dal suo cd in uscita per il mercato internazionale, intitolato e dedicato a Desdemona. Una particolarità: Omar ha chiesto di chiudere gli occhi e di lasciarsi trasportare dal suono del suo violoncello, al quale ha aggiunto delle “percussioni” create picchiettando con le dita sullo strumento. Un’esecuzione fuori dalle convenzioni, ma realmente efficace.
L’organizzazione dell’evento non è stata certo una passeggiata, ma ha dato enormi soddisfazioni e resterà senz’altro un punto d’orgoglio per la Sebastiano Satta di Verona.