L’AMERICAN DREAM DI STEFANO SASSU E LA SUA CARRIERA DI SUCCESSO A NEW YORK

ph: Stefano Sassu


di Maria Luisa Porcella Ciusa

È diventato da pochissimo cittadino statunitense a tutti gli effetti e, con la sua storia, incarna perfettamente quello che viene definito l’American Dream, il sogno americano. Lui è il cagliaritano Stefano Sassu e la sua ambizione, condita dall’impegno e dalla voglia di migliorare sempre e comunque, l’ha portato a varcare l’Oceano per stabilirsi in pianta stabile nella Grande Mela.

Stefano, dopo gli studi in Ingegneria Elettronica a Cagliari e una parentesi nell’azienda Axis, inizia a lavorare da Tiscali: Qui – racconta –  ho ricoperto diversi ruoli, dal responsabile del canale giochi, al gestore di uno delle primi servizi di chat in Italia, fino ad arrivare al product manager per vari servizi rivolti alle aziende. L’esperienza a Tiscali mi ha dato tantissimo sotto il profilo professionale e umano. Ho avuto la possibilità di imparare a lavorare in un’azienda multinazionale e conoscere persone e realtà al di fuori della Sardegna. Ha fatto crescere in me la voglia di esplorare il mondo e soprattutto di provare nuove esperienze.

Una voglia che si era trasformata ormai in una necessità: così, forte dell’esperienza nell’azienda sarda, per lui un vero e proprio trampolino di lancio, si trasferisce a Firenze. In Toscana ho iniziato lavorare per una grande azienda che faceva parte del gruppo RCS, “Dada S.p.a.”, dove sono stato responsabile della gestione di una moltitudine di servizi mobile che tipicamente venivano venduti a operatori telefonici come Vodafone, H3G e Telecom. Una dei progetti che ricordo con maggiore soddisfazione è stato l’aver lanciato la primissima versione mobile del Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport!. Ma la carriera di Stefano Sassu è solo all’inizio, perché a fine 2007 riceve una chiamata da un “head Hunter” (letteralmente, cacciatore di teste) dalla Germania che cercava per la FOX un professionista per la posizione prestigiosa di “Vice President of Mobile Product Development” a livello europeo.

Dopo due anni passati a Berlino FOX riconosce il suo potenziale e gli propone il trasferimento a New York per creare un nuovo team e lavorare su un progetto estremamente innovativo.  “Era il 2009 e il prodotto che dovevo sviluppare era uno dei primissimi servizi negli Stati Uniti e in Europa che consentivano di guardare film e show televisivi della FOX sul proprio cellulare.  All’epoca lo smartphone era appena stato lanciato e servizi di questo genere erano difficilissimi da gestire. Le reti telefoniche erano ancora lentissime e l’hardware dei cellulari era molto limitativo. Ma per Stefano è un’altra grande soddisfazione: È stato un grandissimo successo e operatori telefonici come Verizon hanno pre-installato questo nuovo servizio su milioni di cellulari. Adesso, all’età di 38 anni, lavora per “Harland Clarke Holding” (HCH) e si occupa di sviluppare, distribuire e gestire prodotti digitali per il mercato finanziario e per le piccole/medie aziende (SMB). Come capita in tantissimi settori – spiega meglio Stefano –  grandi colossi utilizzano terze parti come la mia azienda per la gestione e lo sviluppo di prodotti innovativi a valore aggiunto. L’obiettivo è quello di consentire alle banche di rimanere competitive nel mercato, consentire ai propri clienti di semplificare l’interazione con la propria banca e avere accesso a vari servizi come aprire un conto o pagare le proprie bollette comodamente dal proprio PC o utilizzando il cellulare. È un settore estremamente dinamico e in fase di cambiamento e qui negli Stati Uniti viene chiamato FinTech.

La competizione nel suo campo è tanta e l’impegno richiesto molto forte e costante ma la carriera che ha fatto negli States a questo livello in Italia non sarebbe stata possibile: “Il mercato americano è estremamente variegato e molto più aperto alle nuove tecnologie. Il consumatore è abituato a cambiamenti ed è maggiormente aperto a provare nuovi servizi. Dal punto di vista della carriera, gli Stati Uniti sono un paese meritocratico dove se lavori sodo e sei una persona ambiziosa hai sicuramente maggiori possibilità di emergere e affermarti. Uno dei motivi principali per cui sono andato via dalla Sardegna e dall’Italia è stato proprio questo. Ero stanco di lavorare dalla 8 del mattino alle 8 di sera (a volte anche durante il weekend) e dover essere “usato” senza alcuna prospettiva di crescita””.

E così, valigia in una mano e biglietto aereo nell’altra, ha deciso che la sua amata Sardegna poteva portarsela nel cuore ma la carriera l’avrebbe costruita da un’altra parte. Perché sì, un rovescio della medaglia, anche all’apice del successo, c’è: “Quando sono andato via da Cagliari nel 2005 avevo tutto quello che si poteva chiedere. Una famiglia meravigliosa, una marea di amici, vivevo in un paradiso terrestre e avevo un bel lavoro che, però, mi limitava e io sono una persona molto ambiziosa e mi piace avere degli obiettivi costanti da raggiungere. E nonostante oggi siano passati quasi 12 anni, soffro ancora del distacco e mi mancano quelle piccole cose che nella vita quotidiana in Sardegna potevo apprezzare molto più facilmente: un abbraccio di un genitore, una cena con amici, una passeggiata al mare, un piatto di pasta ai ricci al Poetto… E potrei continuare per giorni!  Penso però di essere fortunatissimo perché, nonostante la lontananza, sia la famiglia che i miei amici mi fanno sentire amato anche a distanza e soprattutto quando torno a casa. Mi fanno sentire come se non fossi mai andato via e questo mi riempie davvero tanto il cuore di gioia!. E adesso, da New York, quella che lui definisce la sua seconda casa, quella che mi ha accolto a braccia aperte, fatto crescere, innamorare, piangere, che mi ha arricchito talmente tanto che non posso non considerarla una parte importantissima della mia vita, conclude: “Ma casa è, e sempre sarà la Sardegna!.

 

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