di Simone La Croce
per gentile concessione di Brincamus
I Circoli dei Sardi costituiscono da sempre un importante punto di riferimento per coloro che vivono stabilmente al di fuori dei confini dell’isola. Da istituzione e centro di incontro per gli emigrati, oggi sono diventati dei veri centri per la promozione e l’esportazione della cultura isolana, grazie anche agli innumerevoli eventi che hanno visto esibirsi tanti dei suoi artisti migliori.
Il Circolo dei Sardi di Cornaredo e Bareggio, cittadine della cintura milanese, gestito dall’Associazione Culturale Sarda “Amedeo Nazzari”, è senza dubbio uno dei più attivi e intraprendenti, e da ben 20 anni organizza quella che probabilmente è la più grande festa dei sardi a livello nazionale. Un evento atteso da buona parte degli emigrati, e non solo, del Nord Italia, che ha visto la partecipazione dei più grandi nomi della musica sarda, oltre a tanti giovani emergenti. La Festa dei Sardi e degli Amici della Sardegna – con la quale Brincamus ha ripetutamente collaborato in questi anni – richiama ogni anno migliaia di persone e rappresenta un’importante vetrina per tanti musicisti che dall’isola vengono chiamati e esibirsi.
Giorgio e Franco Saddi, rispettivamente il direttore artistico e il presidente del Circolo, insieme a un nutrito gruppo di appassionati, ne mandano avanti le attività, organizzando, oltre alla Festa dei Sardi, svariati eventi culturali durante tutto il corso dell’anno.
Li abbiamo contattati telefonicamente per farci raccontare cosa significa farsi portavoce della cultura sarda fuori dai confini dell’isola.
I Circoli dei Sardi rappresentano da sempre punti di riferimento molto importanti per i Sardi emigrati fuori dai confini dell’isola, sia per i giovani sia per i meno giovani. Una “specialità” che probabilmente non ha un analogo per le altre regioni e che talvolta stupisce anche i sardi stessi. Da emigrato e da Presidente, avendo contribuito per tutti questi anni alle sue attività, come ritieni sia cambiata la figura del circolo nel tempo?
Franco Saddi: I tempi corrono molto velocemente. Gli anni in cui l’emigrato sardo, spesso operaio, si recava al circolo per poterci trovare l’Ichnusa fresca o il compaesano con il quale scambiare quattro chiacchiere, sono lontani. Noi viaggiavamo con la famigerata valigia di cartone, legata con lo spago e spesso passavano anni prima di riuscire a tornare in Sardegna. Ora i nuovi emigrati si spostano in aereo, è molto più semplice tornare nell’isola e, quindi, anche la lontananza si sente molto meno. È un’emigrazione diversa, si coltivano altri interessi, la vita è più confortevole e, soprattutto, ci sono molte più distrazioni. Al circolo ci si reca sempre meno per incontrare gli altri emigrati, mentre c’è molta partecipazione in occasione di eventi culturali come la Festa dei Sardi o delle altre manifestazioni che organizziamo durante il resto dell’anno. Da punto di riferimento degli emigrati, il circolo è diventato oggi più un simbolo attraverso il quale è possibile fare cultura e esportare quanto di bello la nostra gente è in grado di offrire.
C’è anche da dire che ora il circolo e le associazioni che ci gravitano attorno sono molto ben integrate nel territorio: siamo molto stimati, soprattutto dalle amministrazioni locali, con le quali collaboriamo attivamente. Si sono create delle belle sinergie che rendono tutto molto fluido e appagante, specie per noi e per gli artisti ai quali diamo la possibilità di esibirsi.
L’anno scorso avete festeggiato i 20 anni della Festa dei Sardi e Amici della Sardegna, probabilmente la festa sarda più grande d’Italia e d’Europa. Hai già fatto un bilancio di quanto realizzato finora?
F.S.: Organizzando una manifestazione che dura 11 giorni consecutivi, per ben 20 anni, siamo riusciti a portare buona parte degli artisti sardi più noti, oltre a tanti giovani,come quelli di Brincamus, ad esempio, grazie soprattutto alla proficua collaborazione con il vostro presidente Giancarlo Palermo. Quindi il bilancio di quanto fatto finora è senza alcun dubbio positivo. Abbiamo intenzione di continuare a lavorare così, con la speranza di far esibire qui quanti più artisti sardi possibile. Anche al di fuori della Festa dei Sardi. La nostra mission è sempre stata quella di farci portavoce della cultura sarda e, allo stesso tempo, di cercare di esportarla oltre i confini dell’isola.
Undici giorni di musica, spettacoli, balli, enogastronomia e, l’anno scorso, anche una trasmissione televisiva sulla prima emittente regionale. Una festa così necessita di una macchina organizzativa importante, che comunque dovrà prodigarsi anche di organizzare gli eventi durante il resto dell’anno, che non sono pochi. Un impegno a tempo pieno, immagino. Come vi muovete?
Giorgio Saddi: Sì, gli eventi durante l’anno sono diversi. Di questi mi preme ricordare la Festa delle Donazioni, che si tiene tra novembre e dicembre, durante la quale devolviamo in beneficenza, alla presenza delle autorità locali, tutti i proventi delle iniziative organizzate durante l’anno. In generale, per quanto riguarda gli aspetti prettamente artistici, dei quali mi occupo io, l’organizzazione della Festa dei Sardi ogni anno inizia già all’indomani della conclusione di quella precedente. Durante l’anno prendo contatti con i musicisti, valuto la loro disponibilità e inizio a pianificare le attività con un occhio sempre rivolto al budget. A tal proposito mi preme ringraziare tantissimo tutti gli artisti i quali, ben consci di queste difficoltà, ci sono venuti incontro più di una volta, consentendoci, in tal senso, di organizzare gli eventi anche con budget non sempre adeguati. Disponibilità e collaborazione sono sempre preziose, se non fondamentali, per la riuscita di manifestazioni come questa. Allo stesso modo mi preme ringraziare tutto il Direttivo e il Presidente, mio fratello Franco, per l’impegno profuso e per la fiducia che di anno in anno mi accordano.
Tra i nomi in cartellone della Festa di questi anni scorsi, ci sono i più importanti rappresentanti della musica isolana, moderna e più tradizionale. Importanti sia in termini di visibilità e seguito ma anche per spessore musicale. Nella scelta dei nomi quanto hanno inciso, e incidono, l’uno e l’altro aspetto?
G.S.: Sicuramente la scelta non si basa mai esclusivamente sul mio gusto personale. Abbiamo quasi sempre cercato di tener conto delle esigenze del nostro pubblico,portando ai nostri eventi i più importanti nomi della musica in Sardegna, quindi anche tanti personaggi di elevata caratura artistica e culturale. Allo stesso tempo abbiamo affiancato a nomi di grido anche progetti musicali molto meno conosciuti ma che, a nostro avviso, avevano qualcosa di interessante da raccontare. Io ho suonato per trent’anni, in Italia e in Europa, e so bene che, specie per i musicisti emergenti, è una soddisfazione suonare di fronte a un pubblico nutrito. Anche per questo abbiamo sempre cercato di attrarre molti spettatori, cercando il giusto compromesso tra le loro esigenze e la rilevanza artistica dell’offerta musicale, creando eventi di richiamo e promuovendo i buoni prodotti culturali della Sardegna.
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Puoi leggere l’intervista integrale sul sito di Brincamus