di Emilio Bellu
Andrea Atzori, con Iskida della terra di Nurak, ha creato una trilogia fantasy che prende ispirazione dalla mitologia sarda per creare universi paralleli che hanno conquistato pubblico e critica, e hanno anche appassionato il premio Oscar Anthony LaMolinara, che ha intenzione di portare Iskida sul grande schermo. Nel frattempo l’autore è tornato in libreria con ŠRDN, un altro romanzo fantasy, questa volta più intenso, crudo e cupo. L’abbiamo incontrato.
Dopo il successo della trilogia di Iskida della Terra di Nurak, anche con ŠRDN sei tornato alla mitologia sarda come fonte d’ispirazione. Quali sono gli elementi che più ti coinvolgono nella storia dell’Isola? Forse mi ostino a rivisitare le nostre leggende proprio perché di vera e propria mitologia non si può parlare, non a livello storiografico, perlomeno. Come ho detto altrove, il motivo che più coinvolge della nostra storia e protostoria è proprio il mistero, le tantissime zone ancora in ombra, che la fantasia riesce a mettere sotto una nuova luce, permeandole di magia.
Quali sono le differenze maggiori tra il nuovo lavoro e quelli che l’hanno preceduto? Iskida della Terra di Nurak è in tutto e per tutto un “secondary world”: un mondo immaginario e fantastico come potrebbe essere la Terra di Mezzo, ma liberamente ispirato alla Sardegna. ŠRDN invece è un “fantasy storico”: l’Isola è lei, con i suoi monumenti e le sue coste, e in un periodo reale, l’Età del Bronzo, in cui però si svolge una vicenda fantastica. L’altra differenza principale è il tono. Iskìda – nonostante i suoi momenti di oscurità – è un fantasy positivo, di formazione, che procede verso una rivalsa e ammicca ai giovani lettori. ŠRDN invece è un romanzo tragico, crudo e violento. La sua epica non è didattica, non deve insegnare nulla, semmai solo travolgere il lettore e, in alcuni punti, inquietarlo.
Come tanti altri sardi, da tempo vivi all’estero. Come è cambiato il tuo rapporto con la Sardegna da quando sei emigrato? È cambiato, questo sì. È come se soltanto la distanza, l’allontanarsi, il mutamento prospettico possano donare la capacità di vedere l’Isola nella sua interezza, nell’insieme delle sue contraddizioni e potenzialità, senza che l’esserne direttamente influenzati condizioni il giudizio. Non è sempre facile, ci si abbandona tanto a rimpianti quanto a speranze. Artisticamente, questi sono la linfa per ogni opera che parli di Sardegna. La speranza è però che il mutamento culturale e la consapevolezza identitaria maturata nell’ultimo decennio si tramutino finalmente anche in volontà politica, in un serio progetto di autodeterminazione.
Quali sono le opere contemporanee che più ti hanno ispirato negli ultimi anni? La lista sarebbe interminabile. Uno scrittore si nutre di realtà quanto di finzione per poter maturare le proprie idee, e nell’era di internet un videogioco o una serie TV possono a volte essere d’ispirazione pari a un romanzo o a un saggio. ŠRDN, come stile narrativo, deve molto al ‘grimdark fantasy’ di Joe Abercrombie; e il videogioco The Banner Saga, con la sua epopea vichinga, è stato fondamentale per ricreare l’epica che volevo propria anche del popolo nuragico.
ŠRDN uscirà anche in lingua Inglese; hai già avuto qualche riscontro dal pubblico internazionale? La traduzione del romanzo è un successo di per sé. Per il riscontro, però, è ancora presto: il romanzo uscirà ufficialmente solo tra qualche settimana. Il mercato anglosassone non aspetta certo fantasy stranieri, perché in quanto a genere fanno scuola. Il setting mediterraneo e sardo però è unico nella sua originalità. Questo è ciò che ha portato la Acheron Books a investire sul progetto, e la speranza è che anche il pubblico ne rimanga incuriosito.
Da qualche tempo si parla di un possibile film tratto da Iskìda, quali sono gli ultimi sviluppi sulla produzione? Si è parlato di film sempre in maniera impropria, perché per arrivare a un lungometraggio la strada è ancora ardua. Il progetto però esiste e, dopo due anni di lavorazione, il teaser-trailer diretto dal Premio Oscar Anthony LaMolinara (Effetti speciali perSpider-Man 2) è praticamente ultimato. Con la Condaghes e in collaborazione con la Fondazione Sardegna Film Commission saremo presenti anche alla Berlinale di questo febbraio per i primi appuntamenti. Come autore, il solo fatto di essere arrivati a questo punto è una grande soddisfazione. Il futuro è un’incognita, ma abbiamo lavorato per arrivare a una produzione internazionale e tenteremo il tutto per tutto per riuscirci.
Quali sono i tuoi progetti nel futuro prossimo? Essere un buon padre e continuare a scrivere. Ho diversi inediti che al momento, tramite agenzia, cercano di arrivare all’attenzione di un editore, e c’è speranza che ciò avvenga. Si tratta di un’altra saga fantastica per giovani lettori e di un romanzo più adulto, che a suo modo parla del Sulcis. Chi vivrà vedrà.
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Cosa significa iskida?