di Dina Pala
Per i miei dipinti, prediligo l’olio su tela, ma utilizzo anche la tempera e l’acquerello, oltre alle tecniche miste. Per quanto riguarda i soggetti da raffigurare, prediligo soprattutto la figura umana e in particolare, l’uomo e i suoi stati d’animo.
Oltre a scene di vita agro pastorale e contadina, anche se molti miei quadri hanno come soggetto scene sacre e mitologiche, mi affascina anche la vita primitiva del neolitico, in cui sono presenti le radici della mia terra, che trasformo nelle problematiche dell’uomo di oggi a cui do’ un’interpretazione personale.
Nelle scelte tematiche e nelle soluzioni formali e cromatiche, cerco di fare in modo di mettere in risalto tutta la drammaticità dei problemi umani, lasciando una traccia personale, sia nel gusto e sia nel pensiero, usando un linguaggio moderno.
L’uomo, la natura e la mia idea del rapporto tra pittura e scultura, è al centro delle mie intenzioni artistiche, nell’espressione di una realtà teorica reinterpretata di volta, in volta e sovente in contrapposizione tra loro.
Fin dai tempi dell’Età della pietra, l’idea che l’uomo si è formato dell’arte, è ancorata alla rappresentazione della natura come imitazione magica, con una polarità tra “natura e idea”, che poi si estende assumendo altre formulazioni col passare dei secoli.
In particolare, c’è da notare che nel Medio Evo e sino al Rinascimento, si era andato affermando il concetto di fondamento scientifico dell’arte e della creazione artistica. L’arte deve scaturire dalla radice della natura. Scopo principale del pittore è di riportare quello che vede, o quello che, in base alla sua idea, vuole rappresentare, seguendo procedimenti di carattere “scientifico”, e andando oltre la pura imitazione della realtà.
Le sculture e le pitture, devono essere frutto di idee e creatività, intendendo l’attività artistica come scienza e indagine di fenomeni naturali.
Nel corso dei secoli, si andò gradualmente affermando il principio della “selezione”, sino a sfociare nella perfetta imitazione della realtà, arrivando anche a correggere i difetti della natura stessa.
Pertanto, si contrappone alla capacità dell’artista, la limitazione alla sua libera creatività, in quanto l’arte era fondata sull’imitazione dell’oggetto e della natura e lo stesso concetto vale per il bello e il brutto, in quanto l’occhio che guarda, giustifica le scelte tematiche dell’opera pittorica.
Allinearsi alla concezione dell’imitazione naturale e all’idea del pittore e dello scultore, è l’esempio dell’adattamento della mente alla forma imitata della bellezza e della natura.
Per l’artista, l’osservazione della natura, specialmente tra ‘600 e ‘700, deve essere solo un punto di partenza per concretizzare l’idea di partenza, specialmente in Francia e in Inghilterra.
Per la produzione di immagini, occorre richiamare l’attenzione su alcuni punti messi in evidenza dagli studi effettuati nella seconda metà del Novecento. Sulla psicologia della rappresentazione artistica, praticata dai pittori, questa non può essere concepita come una semplice trascrizione del dato naturale, ma si tratta sempre di una “traduzione”, secondo un codice particolare che richiede l’elaborazione.
Lo sviluppo di specifiche convenzioni, in funzione di effetti naturali di illusione ottica, rischia sempre di essere vincolata dai mezzi a disposizione, di cui molti artisti, specialmente quelli più ricchi di inventiva e innovativi, si sono mostrati perfettamente consapevoli nella loro attività artistica.
“Il fare precede l’imitare”: l’osservazione del dato naturale (intendere), quindi, interviene in fasi successive, per correggere uno schema originario.
La prima segreta aspirazione dell’artista, è quella di imitare la natura e di gareggiare con essa nella creazione artistica, anche se è consapevole del fatto che realizzare una seconda realtà, trova dei limiti, nonostante ne esalti le sue capacità creative.
Se il pittore vuol vedere bellezze che innamorino, egli è un Signore, se vuol vedere cose mostruose che spaventano, o che siano buffe, risibili o compassionevoli, egli è Signore e Dio.