di Manuel Mura
Francesca Floris, 26enne terteniese e la realizzazione di una carriera londinese.
Ciao Francesca, raccontaci un po’ di te. Sono nata a Lanusei e cresciuta a Tertenia. Nonostante i cappelli rossi e la carnagione chiara sono sarda e i miei genitori sono entrambi terteniesi. A Tertenia ho frequentato le scuole primarie, poi il liceo linguistico a Jerzu. Dopo il liceo mi sono iscritta nella Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Cagliari, dove mi sono laureata in Mediazione Linguistica. Ora sono lontana dalla Sardegna, mi trovo a Londra. Questa scelta è stata dettata dal fatto che il percorso universitario della specialistica non mi ha convinto e ha prevalso la voglia di approfondire le mie conoscenze linguistiche in inglese. Il progetto iniziale era quello di stare in Inghilterra per un anno e poi tornare a Cagliari proprio per la specialistica. Ma Londra mi ha rapita e qui mi sono resa conto che le conoscenze linguistiche che volevo approfondire, praticando giornalmente l’inglese, erano maggiori rispetto a qualsiasi cosa mi avesse potuto insegnare l’università. Così, viste le numerose opportunità che mi ha dato la metropoli inglese, ho deciso di stare qui. All’università si studia davvero tantissima grammatica e lo spazio per imparare davvero a comunicare, capire e parlare fluentemente una lingua, è limitato. Per queste ragioni ho scelto di stare a Londra.
Com’è stato il tuo approccio iniziale con la città di Londra? Sono partita con il semplice intento di migliorare la lingua e non mi aspettavo di fare carriera. In Sardegna avevo un po’ di esperienza nel campo della ristorazione e ho pensato che anche qui, avrei potuto cogliere la palla al balzo e fare lo stesso in un bar o un ristorante. Quando sono arrivata, avevo quindi tante idee in testa e la sicurezza di essere ospitata per almeno un po’ di tempo, presso una mia amica. Dopo qualche settimana sono riuscita a trovare una casa autonoma, anche se non è stato facile. Sotto questo punto di vista, infatti, Londra non è poi tutto “rose e fiori” come si potrebbe pensare perché anche una camera microscopica ha un costo esorbitante, e i padroni delle case sono molto selettivi. Una volta risolta la questione della sistemazione e una marea di pratiche burocratiche, ho iniziato a cercare qualche lavoretto, e, a dir la verità, questo passo è stato sicuramente più semplice piuttosto che la ricerca della casa.
Raccontaci come hai costruito la tua carriera. Inizialmente ho lavorato per qualche tempo in un ristorante francese come cameriera. In breve tempo però, sono rimasta sorpresa perché anche un mestiere semplice come quello del cameriere ti da la possibilità di fare carriera, così, nell’arco di qualche mese, ho avuto due promozioni. Quando ho raggiunto il livello di head waitress, una sorta di capo tra i camerieri, però, ho deciso di cambiare mestiere perché quello mi stava stretto. Una volta lasciato il lavoro nel ristorante, ho spedito il mio curriculum presso la “Double Tree by Hilton”, una catena di hotel a quattro stelle al centro di Londra. Qui ho iniziato come receptionist e dopo meno di un anno, anche in questo caso, ho ricevuto una promozione a supervisor. Da quel momento ho iniziato a interessarmi all’organizzazione di eventi. Il tempo per frequentare dei corsi appositi era troppo poco, per questo ho scelto di intraprendere la strada del tirocinio sul campo con esperti del mestiere. Appena c’è stata una posizione libera in quel campo, ho colto la palla al balzo dichiarando disponibilità immediata. Ora, quindi, sono un’organizzatrice di eventi.
In cosa consiste questa mansione? Il mio è un lavoro d’ufficio e mi occupo di due dei tre hotel della “Double Tree by Hilton”. In pratica, in ognuno di questi due hotel ci sono grandi spazi adibiti ad accogliere un numero elevato di persone. In questi spazi è quindi possibile organizzare eventi di vario genere, dalla festa di compleanno per esempio, al meeting di una casa farmaceutica che vuole sponsorizzare i propri prodotti, dal matrimonio all’azienda che richiede spazio per accogliere tutti i propri dipendenti. Insomma, gli eventi sono molteplici e numerosissimi. Il mio lavoro si divide principalmente in due fasi. In un primo momento mi occupo di offrire e vendere all’interessato di turno una serie di pacchetti con diversi prezzi, fino a giungere alla firma di un contratto. Una volta presi gli accordi, dirigo una squadra di persone alle quali impartisco ordini su come disporre le stanze, fornire eventuali strumenti richiesti, e, se desiderato, do disposizioni sull’organizzazione di pranzi e buffet. Una volta date tutte le indicazioni necessarie all’équipe di lavoratori, il mio ciclo lavorativo può definirsi concluso.
Londra ospita la più grande comunità italiana al mondo al di fuori dei confini nazionali, come vivi nella quotidianità questa situazione? Non ho dubbi, italiani ce ne sono davvero una marea. È davvero impossibile uscire e non incontrarne almeno uno. Il rapporto con gli italiani però è strano. Lo capisco, è un controsenso, però da un lato sono gli italiani a lamentarsi della presenza eccessiva di italiani stessi. D’altro canto penso che l’italiano sia il primo a cercare legami con un proprio connazionale. Personalmente, vivendo in una città così multiculturale, ho stretto amicizia con persone di tutto il mondo, ma il carattere e la cultura italiana sono davvero unici e i legami più stretti li ho stretti proprio con loro. A maggior ragione quando si tratta di sardi, il legame che ci unisce tra conterranei, credo davvero che sia viscerale, e stringere un rapporto tra sardi sembra davvero qualcosa di innato.
Hai notato dei cambiamenti significativi dopo il Brexit? Non proprio. Ricordo che il clima durante le elezioni era davvero teso e non nascondo il mio personale dispiacere quando il 52% dei votanti si espresse favorevolmente. Per ora, mi pare che poco sia cambiato, anche se si dice che i veri cambiamenti ci saranno nell’arco dei prossimi due anni. Mi dispiacerebbe se chi decidesse di fare un’esperienza come la mia, vedesse la propria determinazione ostacolata da una serie di limiti. Chi ha votato per il Brexit, forse ha visto soltanto i lati negativi dell’immigrazione, e non ha considerato le reali ripercussioni economiche. Mi pare che ci sia stata una sorta di disinformazione generale, o quantomeno, si sia dato molto più spazio alle conseguenze negative dell’immigrazione. Io credo nelle frontiere libere, e all’interno dell’Unione Europee sarebbe giusto potersi muovere liberalmente.
Che differenze hai riscontrato tra il modo di vivere inglese e quello sardo? La prima cosa che mi viene in mente è che i giovani inglesi sono molto più indipendenti rispetto ai sardi e più in generale, agli italiani. Noi tendiamo a stare per molto tempo presso le nostre famiglie, almeno fino a quando non siamo sicuri di essere tra virgolette sistemati. Gli inglesi, sotto questo punto di vista sono molto più avventurosi e mirano alla realizzazione della propria carriera a prescindere dalla propria famiglia. Caratterialmente, in linea generale, la differenza tra i giovani inglesi e quelli sardi è abissale. Qui tutti, o quasi, hanno un carattere molto freddo e riservato, e si fa un uso smodato dell’alcool forse proprio per scavalcare i propri freni inibitori. I sardi e gli italiani sono molto più amichevoli, passionali e calorosi. D’altro canto ho riscontrato nel carattere inglese una gentilezza davvero fuori dal comune, il tipico inglese chiede sempre scusa e per favore, e in questo ci battono.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Sinceramente ho smesso di fare piani per il futuro poiché tutto ciò che ho pianificato dopo la laurea, non si è avverato. Dipenderà tutto da come si evolveranno le cose. Sicuramente ho intenzione di viaggiare il più possibile, e prima o poi, tornare in Sardegna, ma non è ora il momento giusto per farlo. In Italia non avrei potuto fare niente senza corsi e certificazioni di vario genere, qui è sufficiente essere motivati per andare avanti e avere le giuste riconoscenze. Il sistema, almeno per quanto ho visto qui a Londra, è realmente meritocratico.
Cosa ti manca della Sardegna e dell’Ogliastra? Cosa mi manca? Tutto! Al di là degli affetti familiari e le amicizie per cui sarebbe superfluo dire quanto mi manchino, mi manca tutto della mia Terra. Mi mancano il sole e la sua energia, il mare terteniese e il rumore delle sue onde, il vento e i profumi che porta con sé, la pioggia e l’odore di campagna bagnata. Non parliamo del cibo, i nostri prodotti sono davvero i migliori. I culurgioni, le coccoi prene, la coccoi de corcoriga terteniese, la carne arrosto, il nostro olio. Quando stai a “casa” si da davvero per scontato il sole, il mare e il cibo, ma non è così. Qui non c’è niente che si somigli ai nostri sapori e ai nostri profumi. Poi mi manca la tranquillità ogliastrina e la qualità della vita della Sardegna e dell’Ogliastra, infinitamente superiore rispetto a quella londinese. Piango quando sento la musica sarda, mi vengono i brividi quando vedo le esibizioni del gruppo folk del mio paese di cui ho fatto parte per anni. Essendo all’estero poi, non conto il numero di eventi importanti che mi perdo come matrimoni e lauree…Per tutte queste ragioni sono sicura che un giorno tornerò.