IL MEDIOEVO FU UN “NEFASTO RULLO COMPRESSORE DELLA CHIESA”

Basilica di Saccargia


di Vitale Scanu

Ho letto con interesse il bell’articolo di Salvatore Dedola su Settembre-Cabudanni (TIP 633, settembre ’16). Ma non concordo, spiacente, con una sua espressione che mi sembra molto arretrata, riguardo al Medioevo: “Purtroppo il rullo compressore della Chiesa medievale operò in tutta Europa. Gli effetti furono nefasti…”.

Il Medioevo, convenzionalmente, s’intende quel periodo che intercorre tra la “fine” dell’impero romano e la scoperta dell’America, dal V al XV secolo, periodo bollato come “secoli bui”. Oggi sappiamo che il Medioevo fu tutt’altro che un periodo buio, fatto di guerre, inquisizioni, peste, fame e miseria mortali. “Negli ultimi due o tre secoli, le persone istruite hanno letto, acriticamente, che nel periodo storico che va dalla caduta di Roma fino all’incirca al XV secolo, l’Europa era sprofondata nei cosiddetti Secoli Bui: secoli di ignoranza, di superstizione e miseria da cui, all’improvviso e quasi per miracolo, ci salvò prima l’avvento del Rinascimento e, successivamente, dell’Illuminismo. Questo non è vero, anzi la tecnologia e la scienza europee sorpresero e superarono il resto del mondo proprio durante questo periodo considerato oscuro! […] L’idea che l’Europa fosse precipitata in secoli bui venne creata ad arte da intellettuali antireligiosi e accaniti anticattolici del XVIII secolo che, determinati ad affermare la superiorità culturale della loro epoca, la magnificavano denigrando i secoli precedenti. Voltaire, per esempio, disse che ‘un’epoca di barbarie, superstizione, [e] ignoranza coprì la faccia della terra’ ”.

Opinioni di questo tipo furono così frequenti e diffuse che, fino a poco tempo fa, persino i dizionari e le enciclopedie presentavano i Secoli Bui come un fatto storico […]. Per fortuna, negli ultimi anni queste opinioni sono state completamente screditate e ribaltate, cosicché anche i dizionari e le enciclopedie considerano ora i Secoli Bui solamente un’invenzione” (c. Rodney Stark: “La vittoria della ragione”; Régine Pernoud: “Medioevo, un secolare pregiudizio”, “Luce del Medioevo”…).

Enumeriamo, stenograficamente, le “invenzioni” durante il famigerato Medioevo. I romani furono ben poco innovativi, nel senso che ogni lavoro, ogni sforzo e ogni artificio innovativo erano demandati agli schiavi. Lavorare, per i romani era considerato da plebei, disonorante. Ma nel Medioevo, quando mancarono le mandrie dei poveri schiavi per far tutto, l’ingegno umano fiorì nel suo pieno splendore e si cominciarono a scoprire le forze della natura per surrogare le fatiche dell’uomo: la forza dell’acqua, la forza del vento, l’inestimabile versatilità del cavallo e l’invenzione della collana rigida per il traino, la sella e la staffa, l’aratro pesante in ferro (coll’eccellente versoio), la rotazione delle colture in tre “campi”, la lavorazione meccanica della lana e dei tessuti, il camino in cucina, gli occhiali, l’orologio, il cannone, il timone moderno, la costruzione più ingegnosa della nave (le cocche), la bussola, i mezzi di trasporto più rapidi e potenti, la polifonia musicale e la geniale sua scrittura standardizzata, l’arte romanica (vedi gli innumerevoli e stupefacenti monumenti romanici della nostra Sardegna), l’affascinante arte gotica (che a mirarla lascia senza fiato), le lingue nazionali (vedi Dante, Petrarca…) e gli immortali monumenti della filosofia e della teologia (S. Tommaso d’Aquino…), la scoperta della libertà e il valore assoluto della persona umana, il sistema capitalistico, le banche e un sofisticato sistema bancario (con la partita doppia inventata dal frate Luca Pacioli, le lettere di cambio, il credito bancario… La banca Riccardi di Lucca, che aveva filiali a Roma, Nîmes, Bordeaux, Parigi, Fiandre, Londra, York, Dublino, aveva una disponibilità bancaria dieci volte superiore al prodotto annuale del regno d’Inghilterra. Le banche italiane “si estendevano fino all’Inghilterra, alla Russia meridionale, alle oasi del Sahara, all’India e alla Cina. Erano il maggior impero economico che il mondo avesse mai visto”). Ricordiamo ancora l’introduzione dei numeri “arabi” e dello zero (Leonardo Fibonacci) e specialmente le università… “Le prime due università sorsero a Bologna e Parigi alla metà del XII secolo. Seguirono, attorno al 1200 Oxford, Cambridge e poi una marea di altre: Tolosa, Orléans, Napoli, Salamanca, Siviglia, Lisbona, Grenoble, Padova, Roma, Perugia, Pisa, Modena, Firenze, Praga, Cracovia, Vienna, Heidelberg, Colonia, Ofen, Erfurt, Lipsia, Rostock” […]. Invenzioni, innovazioni e istituzioni profondamente cristiane. Nelle Università tutti i quadri dirigenziali e di insegnamento erano composti da religiosi e, di conseguenza, si può dire lo stesso per la maggior parte dei primi scienziati.

Solo un cenno, infine, al salvataggio, da parte delle gloriose abbazie medioevali, dello sconfinato patrimonio artistico e letterario del mondo greco romano, senza il quale di certo non avremmo avuto nessun Rinascimento e nessun Illuminismo. “E’ da tener presente che gli studiosi coinvolti in questo lungo cammino del Medioevo non erano laicisti ribelli, ma ecclesiastici. Non solo si trattava di buoni cristiani, ma erano tutti preti o monaci, addirittura vescovi e cardinali” (R. Stark).

Vogliamo chiamare ancora “secoli bui” il glorioso Medioevo e un “nefasto rullo complessore “ l’opera della Chiesa?

  (vitale.scanu@teletu.it)

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