di Giovanni Runchina
“Ho moltissima nostalgia della Sardegna, sempre. Quando sono in ansia sogno di nuotare al Poetto, con il sole di mezzogiorno e la Sella del Diavolo alla mia destra. A Cagliari ho mio marito, la mia famiglia e molti amici. Ma soprattutto io continuo a pensare che sia giusto lavorare per la Sardegna, e mi piacerebbe fare lì quello che faccio in Gran Bretagna. Eppure è la Gran Bretagna e non la Sardegna, né l’Italia, a consentirmi di vivere del mio lavoro e di farlo, al meglio, in un ambiente di ricerca internazionale».
Cagliari-Leeds sola andata, almeno sinora. Gigliola Sulis, cagliaritana, dal 2006 insegna letteratura e sociolinguistica italiana nell’università britannica. Da quest’anno è direttrice della sezione di italiano, tra i centri d’eccellenza nazionale per gli studi e la didattica, secondo solo a Cambridge. Quarant’anni, casa nel quartiere di Stampace di fronte all’ospedale Civile in cui è nata, ha dovuto lasciare gli affetti e trasferirsi all’estero per sfuggire a una sorte altrimenti segnata: essere invisibile. Più che sarda all’estero si definisce pendolare: due, tre mesi nella terra di Albione, un mese a Cagliari.
Vita con la valigia in mano, nonostante una carriera universitaria folgorante che le avrebbe dovuto spianare la strada verso la libera docenza: media del 30 agli esami e laurea nel 1998 con Giuseppe Marci in letteratura italiana; voto finale 110 e lode e dignità di stampa. Numeri da fuoriclasse che non sono bastati a costruirsi una carriera accademica nei confini regionali o nazionali; nel mese di settembre del 1999, Gigliola Sulis ha lasciato la Sardegna, destinazione Regno Unito: Reading, Exter e Leeds le tappe.
“Sono andata via – continua – pensando a un’esperienza di tre anni. A Cagliari non c’era posto per me come dottoranda, intanto avevo vinto una borsa della Regione Sardegna. Mandai alla cieca una email di presentazione, con curriculum e progetto di ricerca, a due studiosi di cui avevo stima, Susan Bassnett a Warwick, per gli studi comparati e di traduttologia, e Zygmunt Barkanski a Reading, per letteratura italiana. Baranksi mi chiamò al telefono il giorno dopo, con mia enorme sorpresa, e mi propose di andare subito a Reading. Io presi tempo, ci pensai, e infine accettai: italiano a Reading era stato fondato dallo scrittore Luigi Meneghello, su cui volevo lavorare; inoltre riuniva un ottimo numero di professori di fama internazionale, compreso il linguista Giulio Lepschy, che poi seguirà con Baranksi la mia ricerca”.
Ciò che in patria era impossibile, ricerca e cattedra, Oltremanica è diventato realtà in pochi anni. Tre gli ingredienti fondamentali: la bravura e la tenacia, unitamente a una buona dose di coraggio perché il lavoro, spesso, divide il cuore dalla mente: “A volte mi domando se sia valsa la pena di mettermi in una situazione così complicata: se fossi rimasta a Cagliari vivrei con mio marito e magari avrei avuto dei figli. Però sarei stata anche molto frustrata. Faccio ciò che mi piace, ma questa condizione è usurante sotto il profilo emotivo”.
Lontana fisicamente, porta la Sardegna nel cuore e nella sua attività quotidiana all’interno dell’università: Gigliola Sulis fa da ponte culturale tra l’Italia, compresa ovviamente la nostra regione, e l’Inghilterra. Insegna corsi di narrativa sarda del novecento, segue tesi di dottorato incentrate su autori sardi.
Si è inventata “Living Italian Culture in Yorkshire” che ospita attori e musicisti italiani e “Italian Writers in the UK and Ireland” con la quale ogni anno uno scrittore sbarca nella terra dei Windsor. Il primo è stato nel 2007 il nuorese Marcello Fois, che poi ha portato anche a Dublino e Cork assieme ad altri colleghi, in seguito è arrivato un sardo d’adozione, Massimo Carlotto. Proprio Carlotto ha tratto ispirazione letteraria da questa esperienza ambientando a Leeds parte del suo ultimo romanzo “Respiro Corto”: “Tra qualche mese – continua la docente cagliaritana – tornerà per parlarcene personalmente”.
La Sardegna è una miniera anche se, spesso, non ce ne accorgiamo: come in questo caso. Gigliola Sulis lo spiega chiaramente: “Mi occupo di letteratura italiana plurilingue, dalla poesia in dialetto alla narrativa che mescola italiano con altri idiomi, e ho un grande interesse per le letterature regionali. Tengo gli occhi ben aperti su quello che succede in Sardegna che continua a essere un interessante caso d’isola-laboratorio”.
La bandiera dei Quattro Mori sventola negli atenei britannici con frequenza sempre maggiore; solo a Leeds ci sono una lettrice, una dottoranda e una post doc di origini sarde; molti altri vivono in altre università. Tutti cercano di affermarsi nei rispettivi campi e sono animati da una missione comune: far conoscere le nostre eccellenze all’estero. Proprio la cooperazione, non particolarmente praticata nella nostra regione, ha permesso di creare iniziative di rilievo con la Sardegna sempre protagonista: in scena e dietro le quinte.
Un’altra cagliaritana, Giuliana Adamo, ha portato nella vicina Irlanda con “Sonos ‘e memoria” Gianfranco Cabiddu e Paolo Fresu, oltre al già citato Fois. L’amarezza è che tutto accada altrove perché le energie migliori vanno via. Contemporaneamente il nostro sistema di istruzione superiore langue, soffocato dalla gerontocrazia e dalla cronica assenza di risorse finanziarie. “L’Italia produce ottimi studiosi ma poi li scaccia o li umilia col precariato; da noi, le relazioni personali prevalgono sovente sul merito. Serve un cambio deciso di mentalità che, purtroppo, all’orizzonte non vedo ancora”.
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