di Carmen Salis
Questo è il titolo della prima opera di Emanuela Sarti: otto storie che raccontano, con uno stile elegante e discreto, tormenti e passioni di personaggi del nostro tempo. Insegnante, cagliaritana, con intensità e concisione porta il lettore ad appassionarsi alla lettura senza mai stancarsi.
Emanuela, un esordio che ha riscosso un successo che forse non ti aspettavi? Direi di sì, tutto è iniziato come un gioco, una sfida che mi ha poi coinvolta sempre più spingendomi a mettermi in discussione e ad aprirmi a un nuovo mondo.
I personaggi a volte vengono colti in un momento cruciale della loro esistenza, quando un particolare evento riesce a metterne in luce le debolezze o i pregi… È così: negli otto racconti del libro un incontro inatteso, un dramma, un sentimento, una passione o una missione da compiere spingono i personaggi a rimescolare le carte della propria vita, a guardarsi indietro e dentro, a fare i conti con se stessi. È quello che cerco di fare anch’io personalmente e ciò che spesso fa chi crea delle storie e tratteggia dei personaggi.
Da dove nasce la curiosità di uno scrittore, e dove va poi a morire? Nasce dalla vita, dal mondo, dalla realtà che ci circonda, fonti inesauribili di spunti per chi ama raccontare. Muore quando si smette di essere curiosi della vita, del mondo e degli altri, credo.
Brevità, essenzialità, densità. Questo si sostiene debba caratterizzare un buon racconto. Di tutto un po’, calibrato con equilibrio: ma non credo che esista una ricetta ideale. Di certo la sintesi in un racconto è fondamentale e condensare in poche pagine una vicenda completa non è facile, occorre esercizio. Io credo molto anche all’alchimia che deriva dall’accostamento delle parole, alla magia che creano il ritmo e le pause della punteggiatura. Poi ognuno ha il proprio stile e le proprie preferenze.
Cosa si prova a sapere che il proprio libro ha trovato dimora a casa di qualcuno che non si conosce? Sinceramente ancora non me ne rendo conto.