ANCORA FUOCO IN SARDEGNA: COSA FARE PER PREVENIRLI E QUALI SONO LE PENE PREVISTE

Sedilo ferita nella foto di Costantino Agus


di Maria Vittoria Dettoto

Ho pianto, sono sincera.
Ho pianto vedendole le foto dell’incendio che ieri ha devastato le campagne di Sedilo.
E insieme ad esse, quelle di Aidomaggiore, Noragugume, la piana di Ottana, Bortigali, Dualchi, Birori e Borore.
Da lì è partito venerdì notte.
Dal campo di aviazione.
Per mano di uno o più delinquenti, questo auspico di saperlo presto.
Confido nel lavoro degli inquirenti. 
Perché l’immane perdita che la Sardegna registra di 5.000 ettari andati a fuoco, case ed aziende distrutte,;allevatori, agricoltori e privati messi in ginocchio, non può restare senza un nome.
I danni sarebbero stati ancora più importanti se non si fossero messi al lavoro da subito i canadairs, gli elicotteri, le squadre dei Vigili del Fuoco di Oristano, Ghilarza, Nuoro Macomer.
Il Corpo Forestale e la vigilanza ambientale, i barracelli, le decine di volontari accorsi a dare una mano ad amici e parenti.
La rabbia del sindaco di Dualchi Ignazio Piras sulla gestione dei soccorsi da terra, ha fatto da portavoce alle centinaia di persone coinvolte nel l’ennesima catastrofe che colpisce la nostra martoriata isola.
Il territorio arido, il fieno alto ed il maestrale hanno favorito il propagarsi delle fiamme che veloci hanno percorso chilometri.
Spinte dal vento. Portandosi dietro rabbia e distruzione.
Di quelle zone selvagge nelle quali quotidianamente transito resta oggi un paesaggio spettrale.
E ogni volta che accade ci chiediamo perché un uomo possa arrivare a creare questo.
Per interessi economici riconducibili alle prospettive di creare occupazione nelle vigilanze antincendio o spegnimento degli stessi sibilano alcuni..
O per speculazioni edilizie, bracconaggio, ampliamento delle superficie agrarie.
O peggio: per noia.
Qualunque ragione li spinga sono degli assassini. 
Anche se nell’incendio di ieri non ci sono vittime tra le persone, sono morti animali, bestiame (la maggior parte dello stesso messo in salvo dai proprietari allertati dai barracelli ma rimasti senza pascolo..).
È morta la Sardegna.
A mente fredda si prova a fare la conta dei danni e a pensare a cosa si sarebbe potuto fare per evitarlo.
Le prescrizioni regionali antincendio per gli anni 2014’16,adottate con .D.G.R. del 18 aprile 2014, stabiliscono che dal primo giugno al 15 ottobre vige “lo stato di elevato rischio di incendio boschivo”.
Quindi in teoria bisognerebbe osservare il divieto. 
In pratica un incendio non sempre è doloso:basta gettare anche solo un mozzicone acceso di sigaretta dal finestrino della macchina o fermarla con la marmitta catalitica a contatto con sterpi o materiali soggetti ad infiammarsi, e può scatenarsi l’inferno.
O anche non avendo la dovuta attenzione nello smaltimento delle braci o nello smaltimento di stoppie.
Se si dovesse avvistare un incendio è bene allertare immediatamente il Corpo forestale e di vigilanza ambientale (1515), i Vigili del Fuoco (115), la Polizia (113) o i Carabinieri (112).
È utile non ostacolare i soccorsi parcheggiando le proprie auto nelle zone interessate dall’incendio e se possibile tornare indietro e percorrere strade alternative.
Ma se i responsabili dell’incendio fossero trovati, quali pene prevede per essi il nostro ordinamento giuridico?
Abitando da tempo ad Oristano ed avendo amato da sempre la figura di Eleonora d’Arborea, vi invito a leggere quanto segue.
“Poiché l’elevamento dei popoli e degli Stati dipende dall’osservanza di quel diritto universale che è dettato dalla ragione, noi Eleonora, per grazia di Dio giudicessa d’Arborea, affinché la giustizia sia salva, i malvagi siano fermati dalla paura e dalle pene e i buoni possano vivere in pace obbedendo alla legge, facciamo questi ordinamenti. “
Questa è l’introduzione della Carta de Logu, emanata nel 1.300 e rimasta in vigore sino all’introduzione del Codice Feliciano dell’aprile 1827.
All’interno un codice di leggi, diritti  e doveri per molti aspetti lungimiranti ed attuali.
In merito agli incendi prevedeva ad esempio che il responsabile dell’incendio fosse tenuto al risarcimento del danno, al taglio della mano destra se non fosse stato dotato di mezzi per coprire il danno stesso o addirittura la condanna al rogo, se il piromane avesse messo fuoco alle case.
La pena di morte, insomma.
Non sarebbe male come pena, vi dirò.
Il nostro ordinamento giuridico ha introdotto invece nell’anno 2.000 un patetico innalzamento della pena di reclusione variabile dai 4 ai 10 anni (innalzandola dai 3 ai 7 anni di reclusione previsti sino a quel momento) ed introducendo il reato di incendio boschivo, previsto dall’art.423 bis del c.p. (sino a quel momento,il reato era genericamente incendio).
Questo inasprimento della pena; non ha però avuto il risultato che ci si aspettava.
Le carceri italiane non sono certo piene di piromani.
E sapete perché?
Perché grazie a tutti gli escamotages che ben conosciamo dal rito abbreviato al patteggiamento, o alla peggio la detenzione agli arresti domiciliari, l’incendiario alla fine non paga la pena che meriterebbe.
In teoria.
In pratica io che sono credente, ritengo che anche lui prima o poi avrà la sua pena da scontare.
In un modo o nell’altro tutto il male che ha provocato agli altri, gli tornerà indietro.
A chi ha subito i danni dovuti a questi incendi invece, ci tengo attraverso anche questo mezzo, ad esprimere la mia vicinanza e la mia solidarietà.
Voi siete i semi che ridaranno vita e speranza ai vostri territori.

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Un commento

  1. esprimo anche io tutta la mia vicinanza e solidarietà alla nostra Terra ed alle vittime di questi scempi.
    grazie di questo articolo.
    Katia,
    Cagliari

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