A Losson della Battaglia esiste un monumento, sul quale sventolano le bandiere d’Italia, del Veneto e della Sardegna. Il suo corpo centrale è una struttura costituita da sassi sardi di varia natura e provenienza. L’opera dell’architetto Franco Niffoi di Orani, inaugurata nel 2008, simboleggia una fortezza nuragica costruita con sassi di granito, di basalto, di trachite, di porfido, di arenaria e di tufo. Tutt’attorno sono state disposte quattro lapidi in marmo, incastonate in cornici di cemento, sulle quali sono stati incisi i nominativi e i luoghi di provenienza di 138 fanti sardi appartenenti alla Brigata Sassari, che caddero in appena tre giorni di lotta accanita e cruenta contro le truppe austroungariche che intendevano raggiungere Treviso e Venezia per poi dilagare nella pianura veneta. Un qualsiasi viandante che si soffermi a leggere le parole, incise su questa lastra marmorea, non fa fatica a capire il perché, negli anni venti, fu attribuito il titolo d’onore “della Battaglia” a quel gruppo di case rurali semidistrutte di Losson, minuscola frazione del comune di Meolo (VE). Sabato 18 giugno 2016, davanti a questo monumento, ha avuto luogo una cerimonia di commemorazione, dedicata a quei 138 fanti sardi della Brigata Sassari, sacrificarono la loro vita per la libertà e la dignità dell’Italia. Due soci del Gruppo Storico “La Grande Guerra” hanno deposto una corona di fiori per ricordare il loro sacrificio e dopo alcuni istanti di silenzio, il Professore Oliviero Pillon, già sindaco di Meolo, e il Generale Giuseppe Frascella, presidente del Gruppo Storico hanno voluto ricordare i momenti storici e lo spirito di fratellanza che lega le genti venete alla Sardegna.
Poco dopo i presenti hanno raggiunto Croce, caposaldo contestatissimo tra i fanti sardi e le truppe scelte austroungariche, dove un cippo in pietra di Armungia ricorda Emilio Lussu, il fante più popolare della Brigata Sassari, che in quei lontani giorni della Operazione Albrecht, aveva rischiato la vita assieme ai suoi soldati. Dopo aver deposto un mazzo di fiori e dopo i saluti rivolti agli astanti è stata raggiunta l’antica Osteria “Alla Fossetta”, dove il rancio fatto preparare da Alessandro era decisamente ottimo e abbondante.