evento segnalato da Paolo Pulina
A Roma, lunedì 13 giugno 2016, alle ore 17.00, presso la Biblioteca di storia moderna e contemporanea (Palazzo Mattei di Giove, Via Michelangelo Caetani 32), in collaborazione con l’Associazione Italiana Biblioteche (AIB)-Sezione Lazio e con la Fondazione “Luciano Bianciardi”, sarà presentato il volume “Luciano Bianciardi bibliotecario a Grosseto (1949-1954)” di Elisabetta Francioni (il volume reca una presentazione di Alberto Petrucciani e una postfazione di Arnaldo Bruni, AIB-Associazione Italiana Biblioteche, 2016, euro 30.00).
Alla presenza dell’autrice, introduce Massimiliano Marcucci (presidente della Fondazione “L. Bianciardi”). Intervengono: Simonetta Buttò (direttrice dell’Istituto centrale per il Catalogo unico); Vittorio Ponzani (presidente AIB-Sezione Lazio); Lucia Strappini (docente di Letteratura italiana, Università per stranieri di Siena). Coordina: Rosanna De Longis, direttrice della Biblioteca di storia moderna e contemporanea.
Le prossime presentazioni saranno a Grosseto, a Firenze, a Milano.
Luciano Bianciardi (Grosseto 1922–Milano 1971), prima di diventare scrittore, giornalista e traduttore, è stato bibliotecario per sei anni. Questo libro racconta la sua storia di “ricostruttore” della Biblioteca comunale di Grosseto semidistrutta da un bombardamento nel 1944 e dall’alluvione del fiume Ombrone del 1945: un impegno che il futuro e acclamato scrittore (di cui si ricorda il best-seller “La vita agra”, 1962) portò avanti col sostegno della giunta comunista di Grosseto, animato, come tanti giovani della sua generazione, dagli ideali della Resistenza e dal proposito di avvicinare alla cultura le masse popolari. Sua l’idea di organizzare conferenze culturali in biblioteca, di portare i libri e le letture a voce alta nelle frazioni e nelle campagne servendosi di un bibliobus, di fondare un cineclub per la proiezione di film d’autore a Grosseto.
Il libro aggiunge alla figura di Bianciardi (ormai ampiamente studiata in tutti i suoi aspetti, in seguito alla riscoperta avvenuta dagli anni Novanta in poi) il tassello mancante, ricostruendo per la prima volta la sua attività di organizzatore culturale nel periodo precedente l’emigrazione a Milano (dove sarebbe stato chiamato a lavorare presso la nascente casa editrice Feltrinelli). La ricostruzione del periodo grossetano oggetto del libro si basa su documenti inediti d’archivio, lettere, testimonianze orali, articoli di riviste, brani dell’opera bianciardiana sui libri e le biblioteche. La postfazione del prof. Arnaldo Bruni (italianista, già docente nell’Ateneo fiorentino, membro della Fondazione “Luciano Bianciardi” e autorevole studioso dello scrittore grossetano) mostra come la ricerca di Elisabetta Francioni permetta di comprendere in una chiave del tutto nuova la produzione letteraria di Bianciardi, in particolare il suo primo libro “Il lavoro culturale (1954)”, che tanto è legato agli anni grossetani.
«La biblioteca civica [di Grosseto] era stata, negli anni fino alla guerra, una tipica piccola biblioteca di provincia. Frequentata da pochi specialisti di erudizione locale, gelosa e chiusa di fronte al gran pubblico: imperava insomma la conservatrice mentalità tradizionale, che purtroppo ancor oggi resiste in alcune biblioteche italiane. Bisognava invece adoprarsi in ogni modo per fare della biblioteca un centro attivo di diffusione culturale e di educazione alla lettura […]. Ma questo non era ancora sufficiente: una parte assai larga dei 37.940 cittadini del comune rimaneva ancora estranea alla vita della biblioteca, specialmente nei ceti operai, artigiani e contadini. Questi potenziali lettori andavano cercati, avvicinati, educati […] con letture, presentazioni, recensioni. Ma non è tutto: restano i piccoli agglomerati rurali, le fattorie, le case coloniche. Ebbene, anche queste verranno raggiunte con un mezzo radicalmente nuovo, il bibliobus». (Luciano Bianciardi)
L’autrice del libro. Elisabetta Francioni (Sassari 1954) è bibliotecaria dal 1983. Ha lavorato per sette anni a Sassari alla Biblioteca universitaria, poi a Firenze, prima alla Biblioteca “Marucelliana” e dal 2003 alla Biblioteca nazionale centrale; nello stesso anno si è diplomata alla Scuola speciale per archivisti e bibliotecari con una tesi sull’esperienza di Luciano Bianciardi alla direzione della “Chelliana” di Grosseto. Ha pubblicato contributi di storia delle biblioteche e dei bibliotecari (con una particolare attenzione alle bibliotecarie) in volumi collettanei e riviste.