Dopo una settimana di notizie allarmanti sull’assenza della Banda della Brigata Sassari alla parata del 2 giugno, pare che la rappresentanza di Sassarini ci sarà, grazie ad un intervento del Gen. C.A. Gian Gabriele Carta, già 30° Comandante della Brigata Sassari, e promotore nel 1996 dell’Inno sassarino. Il mancato risuonare di Dimonios lungo Via dei Fori Imperiali si sarebbe fatto certamente sentire, come d’altronde è stato dimostrato dalle reazioni seguite alle comunicazioni su giornali e sociali network della mancata partecipazione. Anche per questo, da Sardi, è giusto interrogarsi sul significato da attribuire all’Inno della Brigata Sassari.
Dimonios raccoglie in 5 strofe la nostra recente storia di popolo. Laddove A diosa rappresenta, soprattutto per gli emigrati, il canto della nostalgia, Dimonios è, non solo per i militari della Brigata Sassari, il canto della memoria e del ricordo.
La memoria è si individuale, ma ha anche una funzione collettiva, in quanto la storia di ciascuno si sviluppa in una cornice sociale definita dall’appartenenza del singolo ad un determinato contesto storico, geografico, sociale e culturale. La memoria individuale, rievocata nel presente, assume una dimensione collettiva quando è messa in relazione con il gruppo a cui si appartiene, e così la memoria collettiva si replica nella memoria individuale, divenendo elemento culturale e di appartenenza, di e a quella comunità o gruppo che la esprime. In questo modo la memoria, da collettiva, diventa anche sociale.
Dimonios consolida e mantiene la memoria sociale della Grande Guerra dei Sardi e dei Sassarini del passato, alimentando la fama e il prestigio chegià furono riconosciuti durante la guerra con la definizione di “intrepidi Sardi”, ma che solo il costante ricordo e le ripetute commemorazioni continuano a perpetuare nell’orizzonte della memoria dei Sardi contemporanei.
Lussu scriveva: “Tutti i militari sardi delle leve sotto le armi passarono, chi prima chi dopo, per la Brigata Sassari. Il fatto creò, in quegli anni, una Sardegna unita nella Brigata. E si venne a creare una forte coscienza unitaria sarda con aspirazioni sociali e politiche che ebbero in tutti gli intellettuali, ufficiali subalterni, la loro espressione sia pure contenuta dalla disciplina di guerra. Alla fine della guerra la coscienza unitaria era raggiunta. ”È difficile oggi parlare di una coscienza unitaria sarda. Ma il fatto che i Sassarini di inizio Novecento siano stati portatori dei valori della sardità di quell’epoca è sufficiente oggi a recuperarli alla nostra memoria sociale, dal momento che hanno rappresentato, e continuano a rappresentare, un elemento distintivo della nostra cultura e della nostra storia di popolo, con buona pace di chi li identifica con un mito etero imposto dalla cultura italiana dominante.
Dimonios ha questo merito: delinea la nostra appartenenza. Ascoltare e cantare Dimonios implica una introspezione attraverso cui recuperare ciò che siamo stati (semus istiga de cudd’antiga zente), e ci mette davanti alla responsabilità di quei valori certificati dalla Storia che abbiamo ereditato (seghimos cuss’olmina onorende cudd’erenzia tattharina). Nell’esortare al recupero di quei valori (onore, coraggio, fierezza, ardore, altruismo) Dimonios ristabilisce il rapporto tra i vivi e la memoria dei caduti. Per quanto riguarda i vivi, recupera il legame con l’anima antica della Sardegna (e con su manu sinna è quanto di più ancestrale possa venire in mente) disprezzando chi non capisce, o fa finta di non capire, che sa fide nostra no la pagat dinari. Quanto ai morti, conferisce loro il giusto posto nella memoria sociale dei contemporanei, esortando ad agire quei valori che nel passato hanno segnato la consapevolezza e la rinascita dei Sardi come popolo.
Eppure Dimonios non si limita soltanto a delineare l’appartentenza dei Sardi alla Sardegna: l’Inno sottolinea che siamo Italiani in quanto Sardi, perchè è dall’Armata Sarda che è nato l’Esercito Italiano, di cui i Sassarini sono figli primigeni per diritto, per onore e per sangue versato,non solo nella Grande Guerra. Lo ha ricordato anche nelle scorse settimane il Presidente Mattarella nella sua visita a sorpresa ai militari italiani della missione Unifil in Libano: ”Alla Brigata “Sassari”, artefice di tante eroiche battaglie cent´anni or sono, nel 1916, sull´ Altopiano dei Sette Comuni dove, con i suoi due Reggimenti, meritò le sue prime due Medaglie d´Oro e al suo Comandante, il Generale Nitti che ha assunto la responsabilità del Settore Ovest, auguro buon lavoro e soddisfazioni all´altezza della vostra gloriosa reputazione. “Dimonios”, capaci di vincere qualsiasi sfida. Il 24 maggio mi recherò sull´Altopiano di Asiago per rendere omaggio ai caduti della Grande Guerra e in quell´occasione porterò anche il vostro saluto ricordando coloro che, allora, vi hanno preceduto nella Brigata”. I Dimonios, da 101 anni a questa parte, sono un patrimonio del Paese, oltre che dei Sardi: silenziarne il canto, qualsiasi ne fosse stata la motivazione, avrebbe certamente rischiato di minare questa appartenenza.
Non so quanti lo capiranno, ma che importa: “Noi pochi, noi felici pochi, noi banda di fratelli”.
Ecco ora siamo tutti più tranquilli. Ci siamo rimasti malino e ci hanno ritollerato nel club. Ma come siamo fieri e indipendenti!
Senza la parata Sassari la sfilata non sarebbe stata la stessa. Fortunatamente saranno presenti Evviva!