LUI RIMARRA’ VIVO IN OGNI ANGOLO DELL’ISOLA: LA SCOMPARSA DI PINUCCIO SCIOLA, PIETRA MILIARE DELLA STORIA DELLA SARDEGNA

ph: Pinuccio Sciola


di Mauro Pili

Dunque, secondo le cronache, sarebbe morto Pinuccio Sciola, il Maestro. Appunto, secondo le cronache! in realtà basterà non leggere i giornali, non ascoltare le notizie, non leggere i necrologi. E ognuno di noi avrà la percezione che quella notizia era infondata. Gireremo in lungo e in largo per la nostra terra e ci accorgeremo che Pinuccio Sciola non solo continua a vivere tra di noi, ma è Pietra miliare indissolubile della storia del Popolo Sardo. E’ e sarà in ogni piazza, in ogni parete, dal sagrato di Assisi al suo Paese Museo forgiato, colorato, modellato dalla lungimiranza di un’artista senza confini. E del resto in Sardegna Sciola e Pietra sono un tutt’uno, un patto di sangue, fratello e sorella. Non sono io che comando, mi ripeteva, ma è Lei che mi dice quello che devo fare. Ho conosciuto Pinuccio quando ancora non avevo varcato i confini tra l’infanzia e l’adolescenza. Giocava con i più piccoli, incantandoli con un carciofo della sua terra. Sin da allora, però, lo percepivo come un uomo venuto da lontano, che traguardava orizzonti inesplorati, nel connubio arcaico tra l’arte e la natura. non parlava, raccontava. Il suo primo incantesimo fu per quell’arte di strada che colorava i muri dei paesi narrando storie, personaggi, simboli. Incantando. Sino al suo amore per la Pietra, sorella Pietra. Era maggio inoltrato, il 2003 segnava uno degli anni più caldi di sempre, con morti in tutta Europa. Ma a lui del caldo o del freddo non importava niente. Maniche rimboccate d’estate e d’inverno. Come quella mattina che si presentò a Villa Devoto senza preavviso. Mi dissero: c’è il maestro Sciola con una pietra gigante in mano. Uscì ad accoglierlo, sorriso sornione, viso segnato e forgiato dal sole della campagna, le mani ruvide come pietre. i tratti forti di un uomo con lo sguardo fiero e dritto. Posa la pietra. mi guarda. resta in silenzio. e poi domanda: hai mai sentito una pietra suonare o cantare? Ovviamente no, rispondo. Ecco, mi disse, dammi un pò d’acqua. Le mani solcate dalle vene del suo lavoro senza risparmio sono intrise d’acqua. le gira e rigira, come a scaldare lo strumento. Ascolta, ordinò perentorio. La Pietra suona, canta e incanta. E lui si limita ad accarezzarla. non concede nemmeno uno sguardo al suo interlocutore. Con Lei parla, dialoga, interpreta, ascolta. Si interrompe. E sussulta: ho scoperto qualcosa che mi riempie il cuore. Sono rimasto una vita con le pietre in mano, a lavorarle, a segnarle per il tempo. ero convinto fossero pietre. Non è così. Ho scoperto la profondità più remota della natura. Voglio portare le Pietre laddove nasce il Cantico di San Francesco. Lo guardo oltre gli occhi. Capisco che Pinuccio Sciola vuole andare oltre l’arte. Vuole ricongiungere la sua storia culturale, artistica e umana con il Creato. Lungimirante come non mai. Un visionario, più che un’artista. Uno che guarda dentro, che non si accontenta del colore. Dissi a Pinuccio: organizza tutto, la Regione Sarda sarà con te. Non passò nemmeno un mese che i francescani di Assisi diedero il via libera al Cantico delle Pietre. Pinuccio Sciola aveva convinto anche loro della magnificenza della natura e dell’arte delle Pietre. La crisi politica mi impedì di inaugurare quella che fu da tutti definita la più alta e profonda intuizione artistica dell’uomo dalle mani di pietra abili come un petalo di rose. Andai ad Assisi per Capodanno. Vidi una fila immensa sul sagrato. Non pregavano. Accarezzavano le pietre sonore di Pinuccio. Capii allora che il Maestro Sciola, artista sardo di San Sperate, sarebbe divenuto immortale. E che i Sardi non avrebbero mai dovuto celebrare il suo addio, perchè uomini e artisti come lui non se ne vanno mai. Ciao Pinuccio. Grazie.

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