VIRTUOSISMI MUSICALI DELLA TRADIZIONE SARDA: L’ORGANETTO DIATONICO E LA FISARMONICA

ph. Myriam Costeri, musicista di Gavoi


L’organetto (“su sonette,organittu, organette”) e la fisarmonica (“sonu, fisarmonica”) appartengono alla famiglia degli aerofoni, strumenti nei quali il flusso d’aria è generato da un mantice che attiva delle ance in metallo.
L’organetto usa la scala diatonica, mentre la fisarmonica moderna utilizza la scala cromatica. L’organetto è uno strumento “bitonico”: ogni tasto premuto emette due suoni a seconda della direzione del mantice, mentre la fisarmonica è “unitonica”.

L’organetto nasce nella prima metà dell’Ottocento attraverso vari esperimenti di Buschmann a Berlino, Demian a Vienna e Wheatstone a Londra. In Italia viene prodotto a livello industriale dal 1863 da Paolo Soprani e negli anni successivi arriva in Sardegna. Nel trentennio 1870-1900 si diffonde in tutte le zone dell’isola, entra velocemente nella musica sarda diventandone uno dei protagonisti, creando una rivoluzione nel repertorio e nel modo di fare musica. È nelle esecuzioni dei balli tradizionali che lo strumento (in particolare il modello a otto bassi) trova il maggiore impiego, ma è frequente il suo utilizzo anche per l’accompagnamento del canto.

A sua volta, la realtà musicale sarda incide sostanzialmente sullo strumento che acquisisce una forte caratterizzazione regionale, manifestando tratti del tutto peculiari nel repertorio, nella posizione assunta dal corpo del suonatore all’atto dell’esecuzione, nei movimenti delle dita e della mano destra e in quelli della mano sinistra, specialmente nell’uso del mantice (fatto di rapidi movimenti – talvolta quasi impercettibili – di apertura e di chiusura) .

Dagli anni trenta del Novecento si ha la prima generazione di suonatori professionisti o semi-professionisti sardi i quali rappresentano un punto di riferimento basilare per tutti i successivi interpreti dello strumento. Tale prima generazione è capeggiata da Pietro Porcu di Aidomaggiore e Mario Bande di Anela, ai quali fanno seguito Tonino Masala di Nughedu Santa Vittoria, Francesco Bande di Anela, Domenico Medde di Borore, Peppino Cocco di Busachi, Mondo Vercellino di Burgos.

In un’ampia fascia meridionale della Sardegna, partendo dall’Oristanese e comprendendo tutto il Sud, l’arrivo dell’organetto è stato preliminare alla successiva diffusione della fisarmonica cromatica, che negli anni venti-quaranta è diventata il principale strumento per l’accompagnamento dei balli tradizionali. Indubbiamente la fisarmonica permette delle esecuzioni musicali che si approssimano maggiormente all’impianto musicale delle sonate per launeddas, e forse questa è la ragione della sua diffusione nel Sud dell’isola.
Il confine tra l’area di diffusione dell’organetto e della fisarmonica rappresenta una sorta di zona mista nella quale entrambi gli strumenti vengono usati. Ad essi si aggiunge un terzo strumento a mantice nel quale si combinano alcune delle caratteristiche dell’uno e dell’altra: si tratta della fisarmonica semidiatonica, introdotta all’inizio del Novecento, che adotta per la mano destra la tastiera diatonica del canto e a sinistra i bassi cromatici. La fisarmonica semidiatonica si diffonde e si stabilizza, in particolare, nell’Alto Oristanese e nel Marghine.

Tra i virtuosi della fisarmonica si ricordano: Ignazio Erbì, Mario Feurra, Raimondo Lepori, Pietro Madau, Macario Marras, Peppino Pipia, Fiorentino Piras, Tonino Putzolu, Giovanni Saderi e Luigino Saderi.
Ascoltare esecuzioni di musiche all’organetto o alla fisarmonica è del tutto normale durante le feste patronali, le feste campestri e i Carnevale di numerosi centri della Sardegna, nonché i raduni dei gruppi folk. Negli ultimi anni si è assistito altresì al sorgere di vari festival e rassegne dedicate ai due strumenti come il Festival dell’Organetto di Irgoli (a metà agosto), organizzato da uno dei più rinomati suonatori dei nostri giorni, Totore Chessa. Una ricca collezione di organetti è quella conservata a Sassari in un piccolo museo dedicato al grande suonatore Francesco Bande.

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