Il percorso formativo di Sara Bachmann comincia in Danimarca, sua terra d’origine, con una formazione artistica accademica perfezionata poi a Firenze, dove ha concluso gli studi con uno studio sul rapporto tra la moda e l’arte contemporanea. Il suo filone, battezzato “Le Amiche di Freya”, sono il connubio tra la sua visione figurativa di soggetti femminili e la ricerca iconografica della donna sarda affrontata invece dal suo compagno, Gianni Crobe, un architetto di origini sarde. Ispirati entrambi dai giochi d’infanzia della loro figlia Freya, cominciano una intensa produzione di ritratti tutti caratterizzati da figure femminili stilizzate da visi lunari e da grandi occhi profondi. Il filo conduttore è però il costume tradizionale dei diversi paesi della Sardegna che diventano un tutt’uno con il linguaggio pittorico di Sara Bachmann, che riesce a proporre una forte umanizzazione dell’immaginario femminile. “Le Amiche di Freya” sono diventate in poco più di quattro anni la rappresentazione stilizzata e onirica della giovane donna in costume, una versione che piace molto al pubblico collocandosi umilmente tra le più innovative proposte creative del momento.
Sara, è stato il destino a condurti in Sardegna o una scelta ponderata? Sono nata ad Arhus la seconda “piccola metropoli” della Danimarca, dove la Regina trascorre la bella stagione nella sua residenza estiva. La Sardegna l’abbiamo raggiunta in due, volevo dire in tre. Gianni, Io e Freya Lucia che era nel mio grembo. Arrivata a Firenze nel 2001 per imparare la lingua italiana, presto ho conosciuto Gianni che stava per laurearsi in Architettura, da quel momento è iniziato il mio rapporto non solo con lui ma anche con la sua amata terra, infatti più conoscevo lui e più capivo quanto fossero profonde le radici che lo legavano alla Sardegna. La famiglia di Gianni quando lui era bambino aveva costruito una casa per le vacanze, a pochi km dalla città di Olbia e pochi passi dal mare, sembrava che quella casa attendesse noi e che ci suggerisse il luogo ideale dove far crescere la nostra bambina. Nostra figlia è nata in Sardegna è vero che questo è stato il desiderio di un futuro padre sardo che voleva tornare a casa, «non avrà la visione della cupola del Brunelleschi – diceva Gianni – né del campanile di Giotto, ma vedrà qualcosa creata da un altro Grande: ammirerà tutti i giorni l’isola di Tavolara, il più piccolo regno del mondo».
Com’è il tuo rapporto con la Sardegna? Io ho ritrovato in questi spazi aperti un po’ della mia infanzia, vale a dire una casa non lontana dalla città e vicina al mare. La Sardegna è uno scrigno di meraviglie, dispiace tantissimo vedere che ha delle potenzialità enormi e meriterebbe tanti progetti per valorizzarla e mostrarla per bellezze naturalistiche e contenuti culturali al resto del mondo come luogo magnifico da visitare, conoscere. Il mio rapporto con quest’ Isola è molto libero e bello, mi piace cucinare le specialità sarde e scoprirne delle altre, questo è possibile quando viaggi per la Sardegna intera. Con Gianni abbiamo anche deciso di farci cucire degli abiti da una sartoria tradizionale, io ho un vero e proprio costume sardo composto da un corsetto ricamato, le scarpe in broccato blu, lo scialle dalle lunghe frange e una gonna dalle mille pieghe con i colori delle Janas.
Hai trovato delle assonanze con il tuo luogo d’origine? A questo proposito mi viene in mente un dipinto a noi molto caro. Si tratta di “Galana e Gudhrun” la principessa nuragica e la principessa vichinga amiche del cuore, legate tra loro da fili di rame,oro e argento con i loro gioielli che raccontano la prosperità e la fedeltà. A proposito di metalli, vi è mai capitato di vedere le forme di un bronzetto vichingo e un bronzetto nuragico? Sembrano fatti da un unico popolo. Il popolo danese è un popolo civilissimo e i sardi quelli che amano profondamente la Sardegna allo stesso modo sono rispettosi delle culture altrui offrono un’ amicizia generosa e bellissima.
Disegnare per alcuni è un atto liberatorio, c’è chi lo considera addirittura un momento di pura magia, e quando si parla di magia è impossibile non pensare alle creature dagli occhi profondi che tu disegni. Quando e come è nata l’idea delle “Amiche di Freya”? Il disegno è stato per me il gioco preferito sin dall’infanzia, nella mia prima scuola fondata da Rudolf Steiner le materie di studio sono soprattutto artistiche, questa è stata la scuola che i miei genitori trovavano perfetta per me che sin da piccolissima amavo disegnare. A Firenze avevo messo in mostra alcune grandi tele dedicate al mondo dell’infanzia, a partire dai miei disegni infantili appunto, un lavoro di “recupero”, ricalcavo e sviluppavo quei miei primi segni per capire le forme e la mia visione delle cose a ritroso, nuovamente con gli occhi di me bambina. Questo all’epoca sembrava uno studio concluso, infatti le tele sono rimaste si di grandi dimensioni ma con un altro filone che ho continuato a sviluppare in Sardegna. Il caso però ha voluto che un giorno mi mettessi a disegnare una principessa per mia figlia che aveva due anni, e le linee da mostrarle dovevano essere semplici, ecco il ritorno del disegno infantile con la tipica visione statica, frontale e bidimensionale. Questo semplice dipinto, un acquerello su un foglio a4 è stato notato da Gianni, considerava quella figurina così carica di bellezza e dolcezza, il disegno perfetto da mostrare a nostra figlia, ad una bambina. Gianni ha pensato che su un supporto durevole e realizzato con una tecnica pittorica antica quel dipinto poteva anche essere incorniciato, perché no? Con una delle nostre cornici d’antiquariato. La curiosità di vedere gli altri volti delle principesse era grande, per questo motivo ne sono state dipinte altre per poi, regalarle un giorno, alle amiche di Freya.
Di recente hai dichiarato che i tuoi lavori sono il risultato di una sinergia che si è creata fra la tua arte e l’intuizione di Gianni Crobe, tuo marito, che è un architetto. In base alla vostra esperienza, si può vivere di sola arte in Sardegna? L’intuizione di Gianni sta nel vedere in quella prima Amica di Freya dall’espressione dolce, appunto qualcosa di buono come l’ amicizia da offrire alla propria figlia, ancora più interessante per lui se questo veniva creato da me che sono la mamma. Le mie immagini fortemente volute da Gianni hanno mantenuto alcune caratteristiche dei miei disegni infantili, questa scelta fa si che siano riconoscibili e nonostante le sproporzioni che le rendono davvero bizzarre con sorpresa abbiamo visto un’ apprezzamento non solo da parte dei bambini (che spesso abbracciano i dipinti) , ma anche da parte dei loro genitori e nonni, alcuni visitatori delle nostre esposizioni ci emozionano perché vediamo nei loro occhi una sensibilità sorprendente mentre accolgono le nostre immagini. Abbiamo anche scoperto che la destinazione ideale (che per noi corrispondeva alle camere dei bambini) non corrisponde alla collocazione finale, la scelta ricade spesso sulle pareti del “salotto buono” di casa e fa anche una certa impressione vederli accostati alle tele dei grandi nomi dell’ arte. Sinergia è sentire e volere lo stesso risultato nel gioco tra fantasia e realtà, i racconti il vissuto delle nostre infanzie, la mia, danese, fatta di trolls, folletti della campagna davanti al giardino della mia casa in danimarca e bambole steineriane cucite a mano e quella sarda di Gianni fatta di racconti degli anziani vicini di casa, dell’intensità e la gioia delle feste paesane fatte di danze, cavalli bardati con i loro sonagli e il canto a tenore di suo nonno. Emozioni che riaffiorano e si concretizzano in dipinto, un’ alternativa (ai cartoni dell’industria) voluta per nostra figlia e che fortunatamente incontra il consenso degli altri genitori, per questo la nostra ricerca può continuare.
Una figlia come fonte primaria di ispirazione. Che emozione si prova? Creare per nostra figlia e le sue amiche, le principesse sarde e dare un volto alle Janas vuol dire insegnare loro la cultura sarda con un linguaggio facile (quello per immagini) ma capace di contenuti: identità e genius loci. In Sardegna alcuni dei nostri amici sono antropologi, scrittori ed esperti di vestiario tradizionale ai quali richiediamo informazioni per realizzare i nostri dipinti più complessi, e’ davvero anche grazie a loro se scopriamo tante sfaccettature di una Sardegna fiabesca che tutti in realtà possono apprezzare ogni giorno. Crediamo che in questo modo così evocativo si possa svelare molto. Uno dei desideri di Gianni per nostra figlia Freya è che lei possa emozionarsi mentre ascolta il suono delle launeddas, i canti sardi e dell’organetto insieme ai passi delle danze. Crediamo che le potenzialità che questa terra magica ha in se possa offrire grandi spunti e che di arte si possa vivere anche in Sardegna
Numerose mostre, eventi, esposizioni: avete portato le “janas” in lungo e in largo per la Sardegna. Quale paese o evento vi è rimasto impresso più degli altri e perchè? Le persone che hanno aperto gli spazi per le nostre esposizioni ci hanno colpito per la voglia di apprenderne ancor meglio i contenuti e portarli a conoscenza ad un più gran numero di persone, è accaduto ad Oliena dove i nostri dipinti sono stati esposti per la prima volta (con un gran numero delle nostre dolls in abiti sardi) alle cortes apertas nel 2012, è stato un grande successo che davvero non ci aspettavamo, ancora oggi ad Oliena abbiamo alcuni affezionati clienti e poi Cagliari la grande città, ha ospitato più volte nostre esposizioni, la più completa dedicata alla Sardegna è stata una mostra per la MEM mediateca del mediterraneo, una mostra visitata davvero da tante persone.
La magia delle Amiche di Freya ha ispirato anche una fiaba che avete costruito attorno ai disegni. Volete anticiparci qualche altro progetto o evento futuro? Il mondo della narrazione per il momento è il nostro interesse principale, la fiaba non è finita, ci saranno altri dipinti anche di grandi dimensioni che andranno a raccontare cose mai viste ma solo immaginate. Abbiamo altri progetti, ma non vogliamo svelarli perché esiste un fenomeno che non passa mai di moda che è l’ imitazione dell’ arte e dei progetti artistici altrui. C’è qualcosa che non ho chiesto e che vi piacerebbe far sapere ai nostri lettori?A breve uscirà un libro nel quale si parla anche del nostro lavoro di artisti e genitori un racconto davvero delicato. Tra i nostri programmi ci sarà una mostra fuori dalla Sardegna e vogliamo far sapere ai lettori che le amiche di Freya non sono solo sarde, ma anche francesi, spagnole, americane, indiane, giapponesi, africane, amiche degli animali, sirenette delle fiabe nordiche e tante altre amiche del mondo.