LA SUA VITA TRA ROMA E BARCELLONA: CON ANNA ATZENI, LE POESIE NON HANNO NOME (LOS POEMAS NO TIENEN NOMBRE)

ph: Anna Atzeni


di Carmen Salis

Anna Atzeni ci presenta la sua prima opera (Le poesie non hanno nome – Edizioni Amicolibro 2016) che, come afferma Gabriella Cittadini nella sua prefazione,  contiene ed esprime “ il turbinoso groviglio esistenziale dell’autrice”. Una raccolta di liriche che sviscerano appunto il bisogno di contestare, combattere e anche amare, dipingendone la passione e l’energia, ogni momento che questa vita ci offre e ci impone. E questo Anna lo fa nelle due lingue che le appartengono: italiano e spagnolo. Anna Atzeni è originaria di Sinnai (Ca), ma si trasferisce a Roma dove consegue la laurea in psicologia clinica. Studi che perfezionerà nella lunga permanenza a Barcellona.

Anna, Una raccolta di poesie che nasce per caso, o possiamo dire che era già nata da tanto? Un po’ entrambe le cose. Potrei dire, forse, che esisteva già a mia insaputa, tra le pagine dei miei quaderni, nascosta da tempo. D’altro canto, la scoperta dell’esistenza di questa raccolta, così come la nascita e la realizzazione del libro, la devo interamente ad una grande persona, una grande amica, a cui ho dedicato con gratitudine il libro stesso. Per caso, quest’estate, le lessi qualcuno dei miei versi e fu lei ad attribuire a quei versi l’appellativo di poesie, a riconoscerle come tali. “Sono meritevoli di pubblicazione”, ricordo bene, questo mi disse. Da quel momento in poi, posso dire, iniziarono a svelarsi come raccolta e, a tutt’oggi, con mia incredula sorpresa, libro. 

Liriche che sembrano danzare unendosi nelle due lingue che ti appartengono. È una danza, come affermi tu. È un tango armonioso, dove l’una sostiene l’altra tra le proprie braccia e viceversa. Dove una esegue il passo che la contraddistingue, per sonorità, immagini, ritmo. Mentre l’altra emerge in emozioni ed intimità che le sono proprie. In una danza, quando la guardi, non vedi confini, bensì reciprocità, intesa, complementarietà. Movimento di parole modellate, su uno spartito comune, che diventa espressione dello stesso mondo, della stessa esigenza, interiori.

La poesia come unguento lenitivo, la poesia come una dolce cantilena rassicurante, o la poesia come spada che ferisce e che cerca di combattere una battaglia importante? La poesia è unguento e spada, per stravolgere le ferite in bellezza e combattere il dolore con la bellezza. Le dolci cantilene rassicuranti, le lascio ad altri e per altri mondi; nel mio sono un’ipocrisia.

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