di Dario Dessì
Durante la campagna del 1859, l’Arciduca Alberto, comandante dell’esercito austriaco, mentre si trovava a Villafranca di Verona al capezzale di un ufficiale ferito (Gattinoni), che apparteneva al 2° Reggimento Granatieri di Sardegna, avrebbe detto ai suoi ufficiali: “Signori se tutto l’esercito italiano avesse potuto combattere, come ha combattuto la Brigata Sardegna, a questo punto noi saremmo chiusi dentro Verona”.
L’origine di queste truppe speciali appartenenti alla fanteria risale al 1536, quando in Europa comparvero le prime granate o bombe a mano.
Per riuscire a lanciare quegli ordigni, nel corso degli assedi o della difesa di posizioni fortificate era indispensabile disporre di soldati particolarmente robusti e di alta statura. Erano armati di scuri e spade e portavano, appeso al collo un sacco di cuoio contenente una dozzina di bombe. Il sacco veniva chiamato granatiera e da questo derivo appunto il nome di granatiere.
In Italia la specialità dei Granatieri di Sardegna è la più antica dell’esercito; ha ben 344 anni di storia e ha progredito con la storia della nazione, da quando, il 18 aprile 1659, il Duca Carlo Emanuele II di Savoia ebbe istituire a Torino il Reggimento delle Guardie
Quel reggimento, accompagnato dal rullo dei tamburi e dal suono dei pifferi, procedeva davanti a tutte le altre unità dell’armata piemontese ed in guerra occupava il posto più pericoloso.
Verso la seconda metà del secolo XVII, i granatieri adottarono il fucile, venendo, in genere, impiegati alla testa delle colonne d’attacco. In seguito, l’impiego delle artiglierie rese inutile il lancio delle bombe, e i granatieri furono impiegati in compagnie scelte, che combattevano con i reggimenti di linea o in reggimenti speciali.
Se si esaminano le attività dell’Armata Sarda nel periodo delle Riforme Albertine 1831 – 1842 e in questo caso specifico della Brigata Guardie: il reggimento granatieri fu di guarnigione a turno nelle città di Genova e di Torino, mentre il Reggimento Cacciatori si alternò tra Cagliari e Torino.
La festa dei granatieri viene celebrata il 30 maggio, per commemorare i combattimenti a Goito nel 1848, sul Monte Cengio nel 1916 e nel Carso nel 1917.
Sempre nel corso delle Riforme Albertine, il 9 febbraio del 1832, i Carabinieri di terraferma furono separati dai Carabinieri di Sardegna, e pertanto tutti i militi nati nell’isola sarda , appartenuti alle due divisioni soppresse, furono assegnati al nuovo reggimento Cavalleggeri di Sardegna.
Oltre allo Stato maggiore quel reggimento comprendeva ben sei squadroni, quattro dei quali da impiegare nelle uniche due provincie sarde di Cagliari e di Sassari, e due nel continente. Sin da allora l’arruolamento a carattere regionale per la formazione di reparti di milizie sarde incominciava ad essere considerato indispensabile.
Al 2° Reggimento Granatieri di Sardegna, nel corso della Grande Guerra, appartenne il tenente PELLAS Demetrio, nato a Perugia il 20 novembre 1894 da madre umbra e padre sardo. Cadde il 26 maggio 1917 a Quota 241. Decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare fu sepolto nel Sacrario di Redipuglia.
Aveva un fratello più giovane: Pellas Leopoldo che morì sul Piave, un anno dopo, il 26 maggio 1918, partecipando ad un azione a Caposile con il XIII Reparto d’Assalto, per la quale fu decorato di Medaglia d’oro al Valor Militare.
Anche io granatiere, il ricordo più bello, picchetto d’onore a Fanfani, il tenente: quando vi passa davanti sguardo fisso innanzi a voi, io il più basso 1,87, non ci sia accorto quando è passato davanti al picchetto Emoticon smile