di Lisa Ferreli
E’ stato il nobile gesto di una sconosciuta, nel 1995, a salvare la vita di Emy Solinas. Quando da bambina Emy, 31 anni originaria di Ozieri da tempo residente a Cagliari, scoprì di essere affetta da mielodisplasia (malattia del sangue che può degenerare in una leucemia acuta mieloide), le sue giornate cambiarono radicalmente. Più di 600 trasfusioni di emoderivati anticiparono il trapianto di midollo osseo, avvenuto grazie alla donazione di una donna cagliaritana compatibile al 100 per cento. Nonostante la malattia, Emy è sempre stata una ragazza forte e tenace, tanto da essere riuscita ad abbattere l’ostacolo più grande della sua vita le avesse. Attualmente è tra i volontari dell’Abos (Associazione Bambini Ospedalizzati Sardegna), nonché attiva promotrice dell’importanza del dono.
Emy, come hai scoperto che nel tuo corpo c’era un qualcosa che non andava? Tutto iniziò quando avevo 8 anni: un giorno mia mamma notò che il mio corpo era ricoperto di lividi, e da quel giorno partirono i primi controlli. Seguì il primo esame del sangue, e la situazione fu già da allora molto allarmante. Da Ozieri venni trasferita all’ospedale di Nuoro nel reparto di ematologia. Subito sopraggiunse la diagnosi di aplasia midollare, trasformatasi nel tempo in Mielodisplasia. In parole semplici, il mio midollo non produceva le difese immunitarie.
Che cosa significa convivere con la mieloplasia? Convivere con una malattia al sistema immunitario non è stato semplice, perché significa non avere un’infanzia e un’adolescenza come quella di tutti gli altri miei coetanei. Significa che la tua speranza quotidiana diventa quella di vedere il sole anche il giorno seguente, che la vita di chi ti sta accanto dipende completamente dalla tua salute. Significa non poter scegliere, perché il tuo futuro é in mano a qualcuno più in alto di te.
C’è mai stato un momento durante il quale hai pensato di arrenderti? Si, c’è stato. Dopo i primi tre anni di sieri, ero arrivata al “capolinea”: tutte le terapie erano state inutili, ricordo che ero attaccata all’ossigeno, ricordo che mi hanno salvata per miracolo. Ero stremata, stufa. Credo sia stato il periodo più brutto, perché ho toccato con mano l’essere stata per un secondo nell’aldilà. Ad agosto del ’95 arrivò poi quella chiamata tanto attesa: era stata tipizzata una signora di Cagliari (che coincidenza!) che era compatibile al 100 per cento con il mio midollo. Mi trasferirono a Pavia, dove iniziai la faticosa preparazione per il trapianto di midollo osseo.
Dove hai trovato la forza per andare avanti? La forza più determinante, mi è arrivata dalla mia famiglia. La mia mamma e il mio papà sono stati i miei punti di diamante. Sono stati la mia energia, il mio raggio di sole nonostante ci fosse la tempesta tutt’intorno. Io non ho due genitori, ma due supereroi che si sono sempre annullati pur di vedermi sorridere. Hanno rinunciato e sacrificato tutto per me, non vivrò mai abbastanza per restituire loro un pizzico di tutto l’amore che mi è stato dato. Dico grazie ogni giorno per essere stata e essere ancora così fortunata.
Ora com’è la tua vita? La mia vita è bellissima, mi sento una miracolata. Io amo la mia vita: ho un lavoro che ho scelto e che amo più di me stessa, mi son laureata e mi son sposata con un uomo meraviglioso. Non potevo desiderare di meglio. Questa la reputo una seconda vita da vivere al meglio, senza sprecare un solo attimo, perchè se c’è una cosa che ho imparato col tempo, è che oggi ci sono, domani non lo so.
Da donna che è stata salvata grazie al nobile gesto di una persona a te estranea, sapresti dire perchè donare il midollo è importante, e quali sono i requisiti per poterlo fare? Donare è importante perché purtroppo al mondo ci sono tanti malati che hanno bisogno di un midollo compatibile, e molti di questi come me hanno solo questa speranza per sopravvivere. Una sconosciuta mi ha donato una parte di sé, e questo mi ha permesso di vivere e di essere qui e poterlo raccontare. Il requisito per donare? È l’altruismo! Un gesto che da tanta speranza a un malato. Per donare, comunque, basta rivolgersi al centro trasfusionale più vicino.Verrà fatto un esame del sangue e si verrà poi inseriti, se idonei alla donazione, in un registro di donatori di midollo osseo. Non è un contratto ma semplicemente un impegno morale nei confronti di uno sconosciuto.
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