di Gian Piero Pinna
Antonio Sardu, notissimo batterista oristanese, si sta avvicinando a tagliare il traguardo dei sessanta anni, di cui ben cinquanta dedicati alla musica. Comincia molto presto a suonare la batteria e a dieci anni, nella Oristano degli Anni Sessanta, dove la musica beat echeggiava in ogni angolo di strada, impara ben presto i rudimenti di questo strumento. A tredici anni, suona nel suo primo gruppo musicale, quello dei “Classe di ferro”, composto da lui, dal chitarrista Marco Pinna, attualmente negli Stati Uniti, dove gode di una discreta fama, da Massimo Tore al basso e da Stefano Oppo alle tastiere: partecipano con lusinghieri successi a diversi festival e da li comincia la sua ascesa musicale. Entra a far parte di svariate band, sino ad approdare a quella dei Salis & Salis e per lunghi dieci anni suonano insieme, raccogliendo grandi soddisfazioni musicali. Ma c’è il tempo anche per una breve parentesi con Benito Urgu, col Musical “Su Mammuthone”, che viene portato in giro nei teatri di mezza Sardegna, riscuotendo ovunque un grande successo. La sua carriera è ormai ben avviata e le collaborazioni con grossi nomi della musica italiana non si contano più. Viene chiamato a far parte di formazioni che accompagnano cantanti come Litle Tony, Gianni Pettenati, Mario Tessuto, Renato dei Profeti, Los Locos, Gimmy Fontana e Tony Renis. Dal 2005, come percussionista, collabora prima con l’orchestra Malinda Mai e poi col “Progetto De Andrè” degli Istentales. Nel 2010, col gruppo musicale Sine Dubio, lavora al progetto Salis & Salis e insieme incidono il CD “Grazie per come siamo”.
Durante una veloce chiacchierata, gli ho chiesto quando e come è nata la passione per la musica e perché ha scelto la batteria? La passione mi venne a dieci anni, in quanto in una lotteria della Befana, vinsi come primo premio, una batteria giocattolo, fatta di plastica e cartone, che la sera stessa della vincita, fu ben presto messa fuori uso, dopo qualche colpo di bacchette. In quella occasione fu molto bravo mio padre, che dopo un radicale rifacimento, la rese migliore e più funzionale di prima.
Chi sono i batteristi che in qualche modo ti hanno ispirato e quale è il genere musicale che ti piace di più? Sin da ragazzino, mi sono ispirato ai gruppi Progressive e Rock, come i Deep Purple, Emerson Lake & Palmer, King Krimson, Genesis, Police e tanti altri che facevano musica nell’epoca della mia giovinezza. Ho sempre ammirato grandi batteristi come Billy Cobhan, Steve Gadd, Winnie Colaiuta, ma oggi sono diventato fan di un giovane batterista, Stefano Incani: un grande talento di alto livello, che non ha nulla da invidiare a nessuno, non per niente è mio nipote e anche figlioccio.
Come si è snodata la tua carriera artistica? Dopo tanto girovagare tra piazze e locali della Sardegna, della penisola e anche all’estero, attualmente faccio serate con il trio jazz Bossa Nova, composto da me, il chitarrista Giorgio Crobu, residente a Berlino e la cantante Veronika Vogel, ma collaboro anche con il trio A tutto blues e il chitarrista cagliaritano Roberto Deidda e Vittorio Pitzalis, chitarra e voce, ma ho un progetto in embrione con la cantante rumena Haiducii, pseudonimo di Paula Mitrache, pop star della disco dance, che nel 2004, ha riscosso un notevole successo mondiale con “Dragostea din Tei”, diventato un tormentone planetario che gli è valsa anche una partecipazione come ospite al Festival di Sanremo.
Dopo tanto spaziare nel mondo della musica e del varietà, come la partecipazione nel 2014, a venti puntate, insieme ad altri musicisti sardi, alla trasmissione di Canale 5 “Paperissima sprint”, con Cristian Cocco, nel 2015 è stato in tournée in Costa Smeralda coi “Ricchi e poveri”. Ma da qualche tempo sta accarezzando la realizzazione di un sogno nella casa di famiglia a Milis. “Si tratta di una location esclusiva in una antica casa costruita nel lontano 1787 – ci spiega – dove periodicamente ci incontriamo tra amici, musicisti e artisti vari, per dare libero sfogo alle nostre performance musicali, senza trascurare la buona gastronomia e il buon vino, di cui mi occupo come lavoro. Le serate sono quasi sempre a tema, ma spesso sfociano in jam session, complici anche gli amici e i musicisti ospiti”.
Grande Antonio!
Bella la tua storia Antonio ,con la Musica non si invechia mai.perccio a cento anni di buona Musica infiniti saluti