di Stefania Lapenna
Enrico Ciccu è un art director con una lunga carriera alle spalle, una laurea in storia e critica dell’arte e un Master in web marketing e multimedia design al Politecnico di Milano. Ha ideato e diretto diversi progetti web e video, tra i quali il sito vincitore del Premio Web Italia 2010, video musicali per artisti italiani e giapponesi e la motion graphics della Tiscali IPTV. Nel 2013 si è trasferito in pianta stabile a Tokyo, in Giappone, dove lavora come art director e svolge varie attività freelance come regista, motion artist e fotografo. Nel 2014 ha conquistato il secondo posto al Wacom Award in Giappone, come visual designer con il progetto Tokyoinside, preceduto dalla sua artista preferita, Miki Takahashi. Attualmente il progetto Tokyoinside è in fase di pubblicazione nel libro Orient Sense della Designerbooks.
In cosa consiste il tuo lavoro? Lavoro come Video Production Manager presso HINATA Ltd., uno studio estremamente creativo e sperimentale che si occupa sia di advertising che di progetti di video e sound mapping (tra i clienti Japan Air Lines, Asahi, Toyota, NTT Docomo). Gestisco le produzioni video per i commercial televisivi e cinematografici, dall’idea creativa fino alla finalizzazione completa, mettendo su piccoli gruppi di lavoro formati da persone scelte per le loro competenze specifiche, nonchè contribuire al lato sperimentale con animazioni per video mapping e video interattivi. Per due anni ho lavorato come art director presso e-Talentbank, una grossa azienda di promozione musicale dove mi occupavo un po’ di tutto: dal branding degli artisti fino alla copertura video di eventi. E’ stata un’esperienza molto formativa, che mi ha aperto le porte a centinaia di contatti nel mondo della musica e dello spettacolo, che mi sono serviti per organizzarmi la vita qua, oltre che ad insegnarmi come si lavora in un’azienda giapponese. Inoltre, lavoro come freelance per la regia di film e video musicali, motion graphics per videogiochi, fotografia per varie cose, branding per varie attività e fotografia. Insomma, diciamo che dormo poco!
Come mai hai scelto il Giappone come meta lavorativa e di vita? È nato tutto per caso. Uno dei miei lavori nel 2011 è stato notato da e-Talentbank, con cui si aprì un canale di collaborazione ed il mio studio di allora, Shibuya Creative Solutions, divenne il loro partner creativo. Insieme sviluppammo progetti per le Perfume e Love Psychedelico lavorando a distanza, nonchè tutto il loro rebranding. Tra il 2012 e il 2013 la crisi in Italia si è fatta sentire e molti grossi clienti smisero di pagarmi o fallirono, lasciandomi praticamente con nubi di pessimismo all’orizzonte. Di qui, la decisione, il testa o croce: me la tento. Dismisi lo studio, lasciai il marchio ai miei ex soci, vendetti quel poco che avevo e partii in Giappone con in tasca pochi risparmi, tanti debiti e una proposta per il titolare di e-Talentbank. La proposta piacque e così ho ricominciato da zero. Tatsuro è stato il mio capo, mio fratello e il mio amico fidato.
Quali sono state le maggiori soddisfazioni che hai avuto finora in tutta la tua carriera? Quella che ricordo con più emozione è stata la vittoria del Premio Web Italia del Sole 24 ore nel 2010, primo e unico sardo in 10 anni a vincere il maggior premio web in italia con un progetto che avevo ideato e sviluppato insieme al mio amico Cristiano Mattana. Credo che sia stato un passo molto importante per la mia carriera qui in Giappone. La più piacevole è stata la creazione di un’artista giapponese da zero, nel 2012. Ho creato un team di lavoro misto sardo / giapponese che in tutto comprendeva una trentina di persone e siamo riusciti a fare tutto nelle 2 settimane previste dalla produzione. Un miracolo di cui ancora vado fiero, grazie soprattutto alle capacità organizzative sovrumane del mio amato Piero Zilio. La soddifsfazione più stimolante è stata essere chiamato a lavorare da HINATA, azienda completamente giapponese, dopo soli 3 giorni da cui mi ero separato da E-talentbank: nonostante la mia poca conoscenza della lingua, hanno investito sulle mie capacità e hanno accettato tutte le mie richieste contrattuali con un sorriso. Una cosa rarissima in un paese che sul lavoro antepone la conoscenza della lingua alle potenzialità dell’individuo.
Com’è la vita a Tokyo? Ti sei ambientato facilmente? Tokyo è una megalopoli di 15 milioni di abitanti, il centro di tutto il Giappone. Può essere eccitante o scoraggiante a seconda dell’approccio che si ha. C’è chi la vive fino in fondo entrando in contatto con tutti gli ambienti e c’è chi si ritaglia il proprio angolino e trova la propria dimensione nel suo microcosmo. Il mio lavoro e il mio carattere mi portano a non rifiutare nulla a priori e a socializzare con tutti, per cui mi può capitare di iniziare la serata con un aperitivo elegante in una terrazza al Prince Hotel in giacca e cravatta e finirla a torso nudo in un concerto hardcore in un locale sotterraneo a Koeji, magari portandomi dietro persone conosciute all’aperitivo. Non sai mai cosa aspettarti e dove: c’è sempre qualcuno che può proporti qualcosa o un contatto interessante da coltivare. Inizialmente, ambientarsi è stata abbastanza dura. Non sai come comportarti, non sai se fare il giapponese o l’europeo. Non capisci se sono sinceri o no. Ho commesso l’errore di comportarmi come loro, ma non funziona. I giapponesi apprezzano chi è schietto con loro. La cosa più importante, a Tokyo, sono le connessioni. Non i contatti, proprio le connessioni. Dopo un anno avevo centinaia di nuovi contatti ma ancora nessun vantaggio. Che farne di questi nomi? Li metto in contatto tra di loro, ho pensato. Così magari conoscevo il presidente di una televisione che cercava un montatore, tra i miei contatti avevo un montatore americano che era a Tokyo da poco e cercava lavoro, e li mettevo in contatto. Ci sono persone qua alle quali sarò eternamente grato. Ovviamente, c’è anche l’altro lato della medaglia. Per vivere qua bisogna essere capaci di perdere qualcosa. Una parte della mia vita qua è dovuta alla parte che ho lasciato di là e non è stato facile. Avere la possibilità di scegliere non vuol dire che tutte le scelte che si fanno siano quelle giuste. Bisogna sempre mettere sulla bilancia quello che stai per perdere e quello che speri di ottenere, poi rovesciare la bilancia e tirare una moneta. Una vita di scelte è una vita di “chissà cosa sarebbe successo se…”
Quali sono i tuoi progetti futuri? Nell’ultimo anno sono cambiate talmente tante cose, che mi sto riorganizzando la vita. Mi hanno sempre spaventato coloro che già a 25 anni sanno cosa faranno a 65, quando andranno in pensione e hanno la vita programmata a scadenze. Mi sposo tra 6 anni, mutuo per 30 anni, terrazza in giardino tra 5, viaggio alle Bahamas tra 3 anni. Io non so neppure cosa farò tra due mesi e mi sta bene così. Ho la fortuna di vivere la vita che sognavo dieci anni fa. Mi adatto a quello che succede e cerco di ottenere il meglio. Se posso azzardare un’ipotesi, credo che starò in Giappone per almeno altri due anni, metterò da parte un po’ di soldi e poi giocherò a “cosa farò da grande”.
Tornerai a vivere in Sardegna? Onestamente, non è contemplata tra le prime scelte e neanche tra le seconde. In Sardegna è pieno di talenti nel mio campo, talenti veri. Ma la situazione estremanente clientelare e amicale taglia fuori molte persone. Non è assolutamente vero che in Sardegna un lavoro come il mio non si può fare: il problema è come viverci, con quello che faccio io. Seguo con interesse la nascita di vari studi, startup, progetti innovativi e mi chiedo: riusciranno a camparci a Cagliari con quello? Se devo aspettare anni un pagamento, se vivo nel dubbio continuo se verrò pagato, se i lavori più specializzati vengono chiesti a poco prezzo, cosa ci torno a fare? Se mai dovessi tornare credo che mi aprirei un chiosco su qualche spiaggia in cui far musica dal vivo ed esporre mostre fotografiche. Naturalmente con una mia ipotetica moglie, la cameriera che conoscerò domani. A mezzogiorno.
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Gente di cui essere orgogliosi
Superciccu numero 1
“Se posso azzardare un’ipotesi, credo che starò in Giappone per almeno altri due anni, metterò da parte un po’ di soldi e poi giocherò a cosa farò da grande.”
Che falso sulle serate a Tokyo
La sua frase conclusiva riguardo alla cameriera e’ un tocco di classe pero’. Ogni riferimento a Watta’ e’ puramente casuale immagino.
Ci credi che l’intervista é stata fatta 2 giorni prima di conoscerla?
molto molto carino cq Emoticon smile bravo! sembri quasi maturo! ora puoi finalmente crescere e sposarti, divorziare, fare figli per tenere insieme il rapporto e poi risposarti.