di Natascia Talloru
Nora Musa è una bambina del villaggio minerario di Monte Narba, undici anni di coraggio incastonati all’interno di una gemma vivente, che, come le raccontò suo padre Antonio, trovò nascosta nella dura roccia dentro una di quelle gallerie che bucavano il monte. Dal cuore della montagna nacque, e nel cuore tornò a combattere tragedie, come la perdita prematura del padre e quell’incidente, un colpo di fulmine in pieno petto durante un temporale, che le aprì le porte della morte dalla quale però riuscì a fuggirvi, tornando alla vita come una biddermortos (coloro che vedono i morti).
La paura di ciò che Nora fosse diventata, segnata com’era da quel fardello di un fiore rosso inciso sul petto dal fulmine, portò la famiglia a rinnegare Nora e infine, nel dolore, ad allontanarla dalle loro vite. La nuova casa fu per qualche anno un istituto per orfanelle a Cagliari, dove Nora venne istruita e coltivò la sua passione per il ricamo, un’arte che le insegnò la madre stessa prima che le tenebre calarono sulla famiglia. Finché un giorno arrivò la donna che cambiò il suo destino, la viscontessa Donna Trinez, la signorile speranza in persona, che rimase colpita dalla storia della ragazza e, davanti a quegli immensi occhi verdi, vide riflessa la sua anima, come se vi fosse legata da un filo invisibile.
Così ha inizio la nuova vita di Nora Musa, che grazie alla fiducia di Donna Trinez riscopre se stessa e, attraverso numerose prove, arriva a misurarsi con i fantasmi del passato, fino a liberarsene del tutto.
Fiore di Fulmine è un libro travolgente come un’onda del mare, smuove il ristagno di una società sarda che non c’è più. Lungo le pagine scorrono amarcord di una Sardegna di fine ottocento, la povertà e l’ isolamento del paesino di Monte Narba e l’eleganza della città di Cagliari, raccontati dall’autrice con molta cura e grazia. Una penna leggera che attraversa i fogli come i fili dei ricami di Nora Musa, col dono dell’incanto e la capacità di unire sentimenti positivi e negativi dell’animo umano, costringendo il lettore, infine, a portarli fuori rimanendone inebriato.
Dopo Il cuore Selvatico del Ginepro Vanessa Roggeri si riconferma una scrittrice capace di narrare e, attraverso il suo soffio vitale, in grado di smuovere velati archetipi nascosti, inconsapevolmente, nella memoria.