PUNTO DELLA SITUAZIONE DOPO LA MANIFESTAZIONE CONTRO LA CHIUSURA DEL PUNTO NASCITE DELL’OSPEDALE DI OZIERI: INTERVISTA AL DIRETTORE SANITARIO ANTONIO COSSU

ph: Antonio Cossu


di Maria Vittoria Dettoto

Incontro in una fredda mattina di gennaio, Antonio Cossu, direttore sanitario del presidio ospedaliero del nosocomio Antonio Segni di Ozieri. Lo incontro un paio di giorni prima del 13 gennaio, data nella quale si è svolta la manifestazione da me promossa nel piazzale antistante il nosocomio stesso, per la salvaguardia del punto nascite ma che naturalmente era finalizzata alla salvaguardia dello stesso ospedale attraverso la riconversione del nosocomio in ospedale di I livello. Ho coinvolto nella manifestazione non solo i cittadini di Ozieri, ma anche quelli di tutti i comuni limitrofi. Insieme ad essi ho invitato le istituzioni dei comuni del Logudoro, Goceano e Meilogu e Marghine. Il mio intento era infatti quello di coinvolgere più persone possibili, andando oltre le ideologie di partito. A dimostrazione di questo sono intervenuti rappresentanti politici di tutti gli schieramenti. Dal sindaco di Ozieri Ladu a quello di Buddusò Satta; il sindaco di Pozzomaggiore Mariano Soro; i rappresentanti istituzionali del comune di Pattada; segretari del Partito dei sardi e Forza Italia. Soprattutto hanno risposto al mio appello molti cittadini, che ringrazio di essere intervenuti, in un momento di diffusa lontananza da tutto ciò che ha a che fare con la politica. Per vincere una battaglia di questo tipo vi è bisogno della politica, che è strumento di rappresentanza nei confronti del Consiglio Regionale presso il quale andremo a presentare il documento contro la chiusura del punto nascite e contro il lento ma progressivo depauperamento del nosocomio dei servizi alla salute essenziali, che erano peraltro un tempo delle nostre punte di diamante. Dall’altro lato vi è il bisogno del coinvolgimento della gente.
Ed è ad essa che ci rivolgeremo per raccogliere le firme necessarie a far smuovere le coscienze di un Presidente della Regione e di una Giunta regionale sarda ad oggi sorda nei confronti delle problematiche dei territori. Una politica regionale non può esimersi dall’avere un occhio di riguardo nei confronti del welfare state e della salvaguardia del benessere e della sicurezza dei cittadini residenti in territori nei quali debbono necessariamente essere considerate le caratteristiche orografiche, la viabilità, le caratteristiche morfologiche. Non si può tenere conto solo di freddi numeri. Tra gli altri che hanno presenziato alla manifestazione vi era il direttore sanitario del presidio ospedaliero del Segni dott. Cossu. Uomo minuto. Pacato. Quando due giorni prima lo incontro nel suo ufficio, lo metto a nudo. Gli domando senza mezzi termini quali documenti abbia presentato negli ultimi 3 anni per salvaguardare il punto nascite. Gli faccio presente che a mio avviso poteva fare di più.  Doveva fare di più. Gli ricordo che ricopre la sua poltrona in rappresentanza della comunità e ad essa me compresa deve rispondere. Non solo alla SUA direzione generale o ad un assessore regionale.

Gli domando quali siano stati i motivi che hanno portato alla sospensione del punto nascite. “A quell’epoca non ero presente.. la carenza di personale. .”

Carenza di personale? domando incalzando una risposta laconica. “Mi risulta che i medici fossero 4. In sala parto si entra in 2”.

E per quale motivo non è stato fatto nulla per potenziare il reparto? “Ho trovato il punto nascite sospeso”.

La sua risposta non è esauriente, dott. Cossu. Il fatto che Lei non fosse presente al momento della sospensione non la giustifica da una risposta come questa. Presumo che per ricoprire quella poltrona abbia delle competenze tali da fornirmi risposte più esaurienti. “È mancato il primario. Non è stato sostituito. La struttura è diventata insicura. Abbiamo due esigenze da rispettare:garantire la sicurezza e garantire l’esistenza territoriale il più possibile vicino alla gente. Un punto nascite non può essere distaccato dalla Neonatologia, che di fatto è stata ridimensionata. Occorre attuare un percorso nascite a livello regionale.  Da 1.200 parti l’anno negli anni ’90 , siamo scesi a 226 nel 2011 e 199 nel 2012.”

Perché Lei stesso non si è battuto? “Ho chiesto alla direzione generale il ripristino delle dotazioni organiche di sicurezza.  Non essendo stato possibile a causa del blocco assunzioni, dovuto al subentro di Arru a capo dell’assessorato”.

Ma Arru è a capo dell’Assessorato da neppure due anni. E prima perché non è stato fatto nulla? “Anche con Liori le assunzioni erano state bloccate. Poi sono state riprese a spizzico”.

Ma secondo Lei, ci sono margini per riaprire il punto nascite?  “Si. Per farlo è necessario attrarre le donne. È necessario aumentare il personale e introdurre forze nuove. In sintesi si può riuscire a tenerlo aperto vista la posizione geografica. Sarebbe più logico derogare Ozieri a fare questo. Un piano regionale sui punti nascita non può non tener conto della rete stradale sarda. Un elicottero ad esempio non sempre si trova in condizione di poter viaggiare. Soprattutto di notte. L’accordo Stato-Regioni ha dato la possibilità di avere due anni di deroga per ripristinare il servizio alla comunità. Abbiamo un bacino di utenza nella provincia di Sassari di 330.000 abitanti. “

Quali proposte sta portando avanti al momento per il reparto di Ginecologia?  “Ho fatto un progetto di attività di parascopia. Poi il progetto si è arenato”.

Ma Lei ha sollecitato? “Si. Ma si parla di smantellare l’ospedale attraverso il piano di riordino.  Se ci si accorda sull’idea di Ospedale unico di Area Omogenea, le unità operative andrebbero divise tra Alghero e Ozieri. Alghero risulta nel riassetto della sanità isolana come capo fila. Ozieri viene classificato come stabilimento”.

Quali altri reparti sono a rischio oltre quello di ginecologia? “Oculistica e Neurologia senz’altro. L’Assessorato regionale nel luglio 2015 è partito con l’idea di creare un’unica area omogenea. In realtà rispetto al numero di abitanti, la provincia di Sassari ne merita almeno due. Tra le altre proposte, c’è anche quella di riaprire le cucine”.

Nel corso del nostro colloquio che qui riporto nei tratti salienti, il dott. Cossu che si mostra persona educata e gentile, riceve il mio invito a presenziare alla manifestazione del 13. Lo invito con toni di rimprovero, quasi di minaccia. Lo pongo di fronte al fatto che la sua presenza è non solo richiesta e gradita, ma doverosa. Infatti è venuto. Non è intervenuto nel corso della manifestazione, ma si è esposto. E per quanto mi riguarda chi si espone merita rispetto. Ringrazio il dott. Cossu per la sua intervista riproponendomi di seguire l’iter del documento da presentare in Regione e di dare il mio contributo per la raccolta firme. Ogni bambino nato nuovamente ad Ozieri, rappresenterà una vittoria mia e di tutti coloro che al mio fianco vorranno portare avanti questa battaglia che ci vedrà protagonisti non solo per salvare il punto nascite ma l’ospedale Antonio Segni nella sua totalità.

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