di Claudio Moica
In un mondo che va al contrario si preferisce parlare di dipendenti fannulloni che usano strategie pur di non lavorare invece di valorizzare chi il proprio lavoro lo ama tanto da incatenarsi ai cancelli dell’azienda. È il caso di Silvano Barabino che dal 14 dicembre scorso ha deciso di legarsi ai cancelli della Italcementi di Samatzai (VS) chiedendo a gran voce di essere reintegrato così come disposto dalla Sezione lavoro del Tribunale di Cagliari. Tutto iniziò nel 2006 quando Barabino venne accusato dalla “Meccanica Costruzioni”, impresa appaltatrice dell’Italcementi, di aver allungato troppo una pausa caffè e alle sue giuste precisazioni seguì, senza tanti discorsi, la lettera di licenziamento. Da quel caffè, dal retrogusto amaro, cominciò il suo calvario. In dieci anni si è trovato costretto a presentare ricorsi allo Spresal (Servizio di prevenzione e sicurezza del lavoro) della Asl di Cagliari perché ricertificasse l’idoneità alle sue mansioni e al Tribunale di Cagliari perché venisse sanato il torto ricevuto. Il 5 giugno del 2015 il Tribunale di Cagliari accogliendo l’ennesimo reclamo del Barabino ordina alla Abate Meccanica, subentrata alla Meccanica costruzioni, “l’immediata riammissione in servizio”. “L’impresa e l’Italcementi – dichiara Silvano – prendono tempo rimandandosi a vicenda questa sentenza; la Abate dice che sarei indesiderato all’Italcementi, ma quest’ultimi rispondono che non dipende da loro.” Nel piazzale della Italcementi dove Barabino si è incatenato è un susseguirsi di visite per dimostrargli vicinanza: dai parroci del territorio, alla fanfara dei Bersaglieri, al Sindaco di Samatzai ai parlamentari tra cui Mauro Pili che ha subito presentato una mozione alla camera dei deputati dove chiede che “ I Ministri del lavoro e della Giustizia devono far rispettare le sentenze dei giudici del lavoro. E’ semplicemente inaccettabile che un cittadino lavoratore debba arrivare a incatenarsi ai cancelli delle propria fabbrica per far rispettare una sentenza netta e chiara che dispone l’immediato reintegro sul posto di lavoro”. Intanto che parta la lenta macchina della burocrazia, Silvano Barabino passa le sue giornate incatenato ai cancelli dell’azienda senza retrocedere di un passo da quello che sono i suoi propositi: o il reintegro immediato o l’accompagno alla pensione a cui mancano circa tre anni. Le notti all’addiaccio non hanno scalfito la sua grinta e il suo temperamento da combattente ereditato dal padre, reduce di guerra. “Se in un paese – prosegue Silvano – non si riesce a reintegrare un lavoratore con una giusta sentenza come si pensa di far ripartire aziende come l’Alcoa? Se i parlamentari non riescono in questo vedo un triste futuro per tutti i lavoratori e per la Sardegna.” Mentre dialoghiamo si avvicina un gatto, amico notturno di Silvano che lui ha battezzato “Lotta” in nome di tutti i lavoratori come lui che hanno subito soprusi e diffamazioni, dove lo Stato Italiano è assente nonostante l’art. 4 della costituzione dichiari di “riconoscere a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.” Il gatto ci guarda con la coda tesa, miagola come a dirci “un’altra lunga notte ci attende.” Ma come tutte le notti dopo ci sarà l’alba, quella lavorativa che presto Silvano Barabino spera di rivedere.
Visto che si parla anche di Fannulloni sarebbe meglio indagare più a fondo su che persona è realmente l’ operaio Barabino. Una persona falsa che fa finta di essere incatenata e di dormire al freddo e al gelo. Ma mentre veniva pagato in casa non ci teneva poi tanto al lavoro. Senza tener conto degli sfottò fatti agli ex colleghi che andavano a lavorare per pagare il suo stipendio!!! Insomma non è sicuramente un eroe, al contrario di molti che lottano veramente per il loro lavoro!!!
La solidarietà arriva anche con atti concreti.Grazie Claudio
Buongiorno,
Vorrei avere modo di replicare alle inesattezze del sig. Barabino che ha dato una versione dei fatti omettendo alcuni punti essenziali per avere una visione chiara della vicenda; mi sembra doveroso dover replicare sia nei Vostri confronti che nei confronti dei Vostri lettori per correttezza di cronaca;
Oltre al diniego all’accesso in tutti gli stabilimenti di proprietà dell’Italcementi inviatoci per tre volte da parte dell’Italcementi stessa, e al ritiro del badge che poteva essere rilasciato solo dalla proprietà, la reintegra sul posto di lavoro da parte dell’Abate non è potuta avvenire poiché il sig. Barabino è stato oggetto di molteplici visite mediche che hanno rilasciato lo stesso giudizio, quello di inidoneità alla mansione di carpentiere tornitore per il quale è stato assunto.
Allego l’elenco degli organi competenti che hanno avuto modo di valutare la sua inidoneità:
-MEDICO AZINDALE SASSARI,
-SPRESAL SASSARI,
-COLLEGIO MEDICO ASL SASSARI,
-CTU ovvero CONSULENZA MEDICO- LEGALE DISPOSTA DAL GIUDICE,
-MEDICO DI CAGLIARI,
-SPRESAL DI CAGLIARI,
tutti hanno dichiarato che il Barabino è inidoneo alla mansione per il quale è stato assunto, può svolgere solo lavori sedentari che si svolgano prevalentemente seduti, poiché il suo stato di salute non gli permette altro;
Ora premesso che per la privacy non posso pubblicare ne le TRE lettere scritte dall’Italcementi sulla irricevibilità del Barabino in tutti i cantieri d’italia, ne tutti i certificati e attestazioni di inidoneità, Vi chiedo di chiedere allo stesso di farVi vedere tutta la documentazione o di darmi la possibilità di mostrarvela,
mi rendo disponibile a rispondere a qualsiasi Vostra domanda
saluti
Perchè bisogna sempre dare ragione per partito preso al dipendente? Quale è la storia lavorativa di questo signore? Se veramente fa il buffone finto incatenato, merita tutta questa attenzione o non è piuttosto dannoso per i veri Lavoratori e gli Operai che meritano il nostro rispetto ? Non ci si deve lamentare poi se con simili esempi le ditte prima di assumere una persona ci pensano su 100 volte….