Gesuino Mura nasce ad Ottana, un piccolo centro della Sardegna, e vive a Olbia con la sua famiglia. Non ha per sua fortuna vissuto da vicino i disagi che la fanno da padroni nel suo romanzo, ma ha saputo cogliere sapientemente ogni sfumatura di una società, che è quella attuale, che vive una crisi dei valori; una società dove l’incertezza e la paura del futuro trasformano la vita dei giovani in un gioco, dove trasgressione e dominio sono le parole chiave.
Gesuino, un giallo che lascia emergere la precarietà dei valori? Sì, ho descritto una società giovanile allo sbando senza certezze e obiettivi personali. Una società dove la droga si mischia alle incertezze e agli scarni valori interiori trascinando verso una deriva totale.
Fidarè, è un piccolo centro che non esiste. Ma in realtà è ogni luogo. La storia prende corpo in un paese immaginario, ma è il paese di tutti i giovani; non è importante la loro provenienza o la loro estrazione sociale: sono giovani in quanto tali vulnerabili. La località la si può chiamare con qualsiasi nome. Può essere Napoli come Milano o Firenze. Il disagio è ovunque.
I giovani sono gli unici protagonisti di “Atro sballo”? No, il vero protagonista di Altro Sballo è il male: quello che si impossessa delle giovani menti, ma il romanzo porta alla luce la volontà di combattere il Signore del male facendo attecchire l’unica soluzione possibile… il bene che supera le avversità e porta la speranza, la voglia di non arrendersi mai
Valerie Lefreve, è l’unica che non accetterà di abbandonare se stessa. Noi, lei è l’unica che combatterà contro il Signore del male che aveva preso possesso della giovane mente di un suo amico d’infanzia. Ma è anche l’unica che sceglierà una strada che la porterà verso un futuro. L’unica che ha dei progetti, delle speranze.
Fede e ragione: due elementi che hai saputo mescolare in modo egregio. Nella vita quotidiana il benessere lo viviamo tutti i giorni nelle piccole sfide, nei piccoli incontri, negli sguardi. Fede e ragione sono una sfida.
Lo scrittore ha il vantaggio di poter raccontare qualsiasi cosa? Sì, creare è un’ esperienza bellissima, perché lo scrittore ha la capacità di vivere tutte le sfumature del quotidiano miscelandole in un cocktail di emozioni astratte che fanno piangere, ridere, vestire e spogliare di tutto il contenuto esteriore e interiore di ognuno di noi.