Antonella Perconte Licatese
di Maria Luisa Secchi
«Pieno perdono a quelle donne che nella loro vita sono ricorse alla pratica dell’aborto e si sono pentite di quanto fatto». A dirlo è stato papa Francesco in un passaggio della lettera per l’indulgenza plenaria del Giubileo Straordinario della Misericordia, che inizierà il prossimo 8 dicembre. Francesco parla di “dramma dell’aborto”, che “da alcuni viene vissuto con una consapevolezza superficiale, quasi non rendendosi conto del gravissimo male che un simile atto comporta”. Il Papa ha pertanto deciso di concedere a tutti i sacerdoti, per l`Anno Giubilare, la facoltà di assolvere dal peccato di aborto “quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono”. Parla proprio di dramma il primo romanzo di Antonella Perconte Licatese dal titolo La voce sottile. Una testimonianza, una storia di vita e di morte sulla sindrome post aborto. «Non si tratta di un opera autobiografica – osserva l’autrice. Nasce dallo studio meticoloso di testi scientifici e testimonianze concrete. Sono convinta che ognuno a suo modo può contribuire alla causa della vita e considero quello artistico uno strumento eccellente in tal senso». Troppo spesso i media e la società in generale tacciono di fronte a questo trauma. Attraverso l’aborto la donna non evita semplicemente la maternità. Accade molto di più. Si tratta infatti di una madre, perché lo si diventa sin dal momento del concepimento. Dopo la pratica dell’aborto sarà quindi la madre di un bambino morto, ucciso dalla sua scelta. Non sempre consapevole. Non sempre libera. Sempre un dramma per un diritto negato, quello alla nascita. «Ho conosciuto molte donne che hanno vissuto questa esperienza – osserva la scrittrice. La storia di Anna è condivisa da migliaia di donne che soffrono nel silenzio e che se solo potessero tornerebbero indietro. È un racconto di pura fantasia ma prende spunto da diverse storie vere. Tutte hanno in comune un unico filo conduttore. Aver considerato l’aborto come la soluzione a “un problema”. La legge 194 è stata introdotta dal nostro ordinamento con la dicitura, cito testualmente, di “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria di gravidanza”. Appare chiara la paradossale “tutela della maternità”. Tutte le donne dovrebbero essere informate adeguatamente sulle conseguenze e sui rischi aborto correlati. Il diritto inviolabile alla vita del concepito risulta il grande assente in seno al dibattito sull’aborto. Mi appello alla ragione e al diritto e non solo alle convinzioni religiose – conclude». Personalmente ritengo essenziale l’informazione relativa alle diverse alternative all’aborto. Opportunità offerte alle mamme che decidono di tutelare in primis la vita del proprio bambino. Il Movimento Aiuto alla Vita, per esempio, presente sul territorio nazionale e diffuso capillarmente nelle regioni italiane, anche in Sardegna, mette a disposizione un numero verde, SOS VITA, disponibile 24 ore su 24. 8008-13000. Il servizio si rivolge alle donne in stato di gravidanza che attraversano un periodo di difficile e anche a quante vivono le conseguenze di un aborto o di una gravidanza non andata a buon fine.
Una riflessione rivolta a tutte le donne