A 24 anni dalla sua scomparsa, sabato 14 novembre Senorbì ha reso il giusto tributo ad uno dei suoi personaggi più importanti, soprattutto per lo sviluppo culturale del paese e del territorio: Donna Susanna Loi Zedda Mezzacapo.
In passato, ho avuto modo di raccontarvi di lei e del suo impegno a livello culturale: per la comunità senorbiese, e più in generale trexentese, fu anche la fondatrice della prima scuola media del territorio contribuendo, in questo modo, allo sviluppo culturale ed economico locale.
Tuttavia, ciò che è emerso dal brillante convegno, organizzato dal Museo Archeologico Sa Domu Nosta con il patrocinio del Comune di Senorbì, è stato soprattutto il lato umano di una donna determinata, visionaria e passionale, che permise agli adolescenti della Senorbì dei suoi tempi di avere un’istruzione che andasse oltre la scuola primaria.
Nonostante tutto.
Il “nonostante tutto” rappresenta un concetto chiave per capire l’animo di Donna Susanna, come ha giustamente osservato Claudia Zedda, tra gli ospiti della giornata.
Il mondo di Susanna passa attraverso entrambi i Conflitti Mondiali, in un periodo in cui le donne non hanno ancora i diritti che, oggi, conosciamo; l’emancipazione femminile non viene nemmeno contemplata, e quasi tutti gli ambiti lavorativi appartengono prettamente all’universo maschile.
È in questo contesto che Susanna riesce negli studi, fino a conseguire due lauree, una in Lettere ed una in Filosofia. Lavora, riesce a provvedere a se stessa e, contrariamente a molte sue coetanee, non si sposa in giovane età.
Susanna non guarda se stessa attraverso i canoni maschili, e riesce a tramutare le critiche in motivazione, riuscendo a farsi strada in un mondo di uomini.
A causa delle difficoltà che la vita le presenta, come se tutto il resto non fosse stato abbastanza, Susanna cade e si rialza più volte, senza mai arrendersi.
La sintesi perfetta, per la descrizione del contesto in cui vive e realizza i suoi sogni è, appunto, “nonostante tutto”.
La sessione mattutina è stata ricca di spunti di riflessione: il prof. Giulio Angioni, docente di antropologia, ha descritto “La Trexenta di Donna Susanna“, suggerendo che Susanna Loi Zedda fu, per Senorbì e la Trexenta, ciò che Grazia Deledda fu per la Sardegna. Il prof. Giovanni Murgia, docente di Storia Moderna, si è, invece, occupato di analizzare la “Comunità e società a Senorbì al tempo della scrittrice” che, ammette, ha conosciuto grazie a Deborah Solinas, sua studentessa e nipote di Donna Susanna, che, a sua volta, ha presentato la sua tesi di laurea. In seguito, Antonello Giuntini, studioso di storia sarda, ha presentato il suo intervento, intitolato “Un inedito storico su Donna Susanna”, mentre il Luogotenente Comandante dei Carabinieri di Senorbì ha letto un passo del saggio storico dedicato ai Generali Luigi e Carlo Mezzacapo, che lei volle dedicare alla famiglia del suo amato marito Carlo.
Infine, gli scrittori Michele Pio Ledda, Vanessa Roggeri e Claudia Zedda, hanno raccontato la “loro” Susanna e quel mondo che emerge dai suoi romanzi con una forza inaspettata, egregiamente interpretata da Gianluca Medas, nelle letture tratte da “Donna Speranza“.
É da segnalare, inoltre, la partecipazione degli studenti dell’istituto superiore “L. Einaudi” e della scuola media intitolata ai generali Mezzacapo, di cui Donna Susanna fu la fondatrice. I ragazzi hanno letto ed analizzato i romanzi della scrittrice e studiosa senorbiese, restituendo un’analisi della società e del contesto storico in cui visse. E letto alcuni aneddoti divertenti, che lei riporta tra le sue pagine. La loro partecipazione é stata la prova concreta, a mio avviso, che questo evento è stato pensato per coinvolgere l’intera comunità, su più livelli.
Durante la sessione pomeridiana del convegno, alcuni tra i suoi ex alunni hanno ricordato diversi aneddoti, testimoniando sia la sua severità da insegnante, sia l’eredità più preziosa che quel ruolo possa lasciare: l’amore per la cultura. É stato commovente ascoltarne le parole, talvolta provenienti da lettere, gelosamente custodite, scritte per loro dalla stessa Susanna, o da vibranti ricordi, che fanno tremare le voci e inumidire gli occhi.
È difficile descrivere l’atmosfera che si è creata durante l’intera giornata. Per sintetizzare, potrei dire che la sessione mattutina è stata frizzante, mentre quella pomeridiana si è caratterizzata per una dimensione più intima, per citare Elisabetta Frau, Responsabile Scientifico del Museo.
Questa giornata mi ha dato molto: mi ha permesso di conoscere meglio una persona che ho (ri)scoperto solo di recente, e che stimo moltissimo; mi ha regalato un prezioso momento di condivisione con i miei compaesani; mi ha offerto diversi spunti di riflessione, professionali e personali, ed anche diverse idee. Mi ha fatto sentire grata ed orgogliosa. Grata, per l’evento che, citando ancora Elisabetta Frau, “non ha importanza chi l’abbia organizzato, ciò che conta è che sia stato fatto, perché era giusto e doveroso, nei suoi confronti“. Orgogliosa, per la grande partecipazione, per la condivisione di ricordi così intimi e preziosi, per l’appartenenza alla stessa comunità di Donna Susanna.
Vorrei condividere con voi un suo pensiero, tratto da Diario di una provinciale, e riportato anche sulla locandina dell’evento, che calza perfettamente a questa giornata in suo ricordo e che, guardando verso quell’angolo della sala in cui è stata ricostruito il suo angolo studio, mi ha fatto sentire la sua presenza un po’ più vicina:
…in questa mia ricerca del tempo perduto ho desiderato soltanto apparire quella che sono: una creatura semplice, ansiosa sempre d’affetto e di comprensione, una donna che tante volte per la sua ingenuità, frutto della sua natura e dell’educazione, in un paese chiuso e indissolubilmente legato al suo passato, ha sofferto pagando sempre di persona.