di Lisa Ferreli
Nicola Zaccheddu, 27enne di Selargius, ha alle spalle una laurea e una specializzazione in Ingegneria Biomedica e una grande passione per viaggi, danza e sassofono. Terminati gli studi con il massimo dei voti, ha deciso di trasferirsi tre anni fa nel Nord Europa.
Perché hai scelto di frequentare la facoltà di Ingegneria Biomedica?
Per il forte desiderio di utilizzare le mie conoscenze al fine di aiutare gli altri: ho sempre sognato di progettare qualcosa che potesse un giorno cambiare il mondo o almeno migliorare la vita di qualcuno in difficoltà. Sognavo di fare l’ingegnere già da piccolo: non a caso, il mio personaggio del cuore, tra le pagine di Topolino, era Archimede Pitagorico.
Quando e perché hai deciso di lasciare l’Italia?
Il primo passo è stato quello di lasciare la Sardegna: l’università di Cagliari non offriva una laurea specialistica in Ingegneria Biomedica, così mi sono trasferito a Roma, al Campus Bio-Medico. Dopo la laurea, mi sono guardato intorno e ho capito che l’Italia non poteva offrirmi in quel momento la possibilità di raggiungere i miei obiettivi. Vedevo ragazzi più grandi di me che a stento riuscivano a trovare un lavoro come rappresentanti di dispositivi biomedici, ma io quei dispositivi non li volevo vendere, io li volevo progettare! Ho iniziato a mandare curricula in tutta Europa e in Nord America e mi sono reso conto che una figura come la mia, che a stento riceveva risposta dalle aziende italiane, all’estero era invece molto ricercata. Il mio obiettivo era grande ed ero pronto a fare grandi sacrifici pur di raggiungerlo. Dopo qualche mese finalmente ricevetti l’offerta di lavoro che aspettavo e non me la feci scappare.
Attualmente dove lavori e di cosa ti occupi?
Una delle aziende che allora rispose alla mia candidatura fu la 2M Engineering, l’azienda olandese dove tuttora lavoro e che si trova a Veldhoven, in Olanda. 2M Engineering offre un ambiente di lavoro molto giovane, la maggior parte dei nostri ingegneri ha meno di 30 anni, e internazionale. Sviluppiamo dispositivi innovativi di vario genere principalmente biomedici e sportivi, ma alcune volte anche industriali. Un esempio di dispositivo da noi realizzato è l’EDOCAL, un sistema che si pone come obiettivo la rilevazione precoce del cancro alla bocca in maniera non invasiva, tramite l´utilizzo di laser.
Ai giovani sardi consigli un’esperienza simile alla tua?
Credo che dipenda molto dalla situazione in cui ciascuno si trova. Per quanto riguarda gli ingegneri biomedici, sono rammaricato perché abbiamo una marea di ragazzi con un grandissimo potenziale che si laureano all’ Università di Cagliari, costretti a lasciare la Sardegna perché non esiste nessuna laurea specialistica in Ingegneria Biomedica nell’Isola. Mi viene da ridere quando leggo che i ragazzi “scelgono” di lasciare la Sardegna (o l’Italia): una “scelta” implica la presenza di diverse valide possibilità, mentre l’allontanarsi dalla Sardegna spesso è l’unica strada percorribile per un ragazzo che vuole realizzarsi in ambito lavorativo.
Qual è, quindi, il tuo parere in merito alla “fuga dei cervelli” italiana?
Preferisco definirla una fuga di giovani, spesso motivati e preparati, che si vedono costretti a lasciare la propria terra e la propria famiglia perché l’Italia non è in grado di offrire loro le possibilità che meritano. Il nostro paese non è in grado di tenersi al passo con il resto d’Europa, sfruttando al meglio le ambizioni e le potenzialità dei giovani. Ritengo fondamentale che un giovane espanda i propri orizzonti, faccia esperienze al di fuori della Sardegna e dell’Italia, impari nuove lingue e conosca paesi culturalmente diversi dal nostro. Ma questa deve essere una scelta libera e non obbligata dalla mancanza di possibilità. L’unico consiglio che mi sento di dare è quello di cercare sempre il meglio sia in ambito privato che lavorativo, senza farsi spaventare dai cambiamenti o dalle partenze.
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Queste notizie mi rendono da un lato felicissima,penso infatti alla bravura di ragazzi come Nicola e sapere che sono sardi potenzia la bellezza della notizia stessa; il lato triste è invece avere la consapevolezza che se un ragazzo come lui fosse rimasto in Sardegna, non avrebbe mai potuto spiccare il volo e arrivare così in alto…….
Caro Nicola, il tuo trasferimento a Veldhoven mi ha fatto tornare indietro nel tempo.
Proprio nella cittadina olandese sono andato molti, molti anni fa, presso la M.M.S. Koningshof.
Evidentemente era destino che in seguito io dovessi espatriare e lasciare la mia terra di Sardegna.
Da undici anni risiedo in Finlandia, ed essendo un convinto europeista, mi trovo dovunque a casa mia.
Quando periodicamente rientro alcuni giorni in Sardegna, mi accorgo, ahimè, quanto noi sardi ed in generale noi italiani dovremmo cambiare una certa mentalità disfattista verso l’Europa, che ci spinge inconsciamente a rinchiuderci dentro i nostri angusti confini.
Saluti, e l’augurio che tu possa raggiungere i programmi che ti prefiggi.
Mario Sconamila