di Francesco Giorgioni
Fra qualche settimana, sarà presentata dalla casa editrice Taphros di Olbia la biografia di “Monsieur Poivron”, all’anagrafe Giommaria Craboledda, classe 1924, nativo di Ozieri, oggi energico 91 enne che ancora cavalca la bicicletta per un’ora al giorno.
Il libro racconta la vita romanzesca di questo signore, emigrato in Francia nel 1948 nel modo più avventuroso possibile, superando la frontiera di Ventimiglia con gli stessi espedienti dei profughi africani che, nel nostro tempo, vediamo stazionare sugli scogli per intere settimane.
Nel 1948, un sardo che emigrava in Francia spesso era un clandestino. Ed essere scoperti, da clandestini, significava finire in carcere, come a Craboledda fatalmente accadde. Oppure inventarsi i più ingegnosi stratagemmi per trovare assistenza o un lavoro stabile per regolarizzare la propria posizione, sempre dopo avere ingoiato umiliazioni e sopportato sacrifici di ogni genere.
L’autore della biografia sono io: Craboledda aveva letto il mio romanzo di esordio e mi fece chiamare per raccontarmi le sue memorie, chiedendomi se a mio parere valessero un libro. Fui colpito dalla storia e dall’onestà con cui, in diversi incontri, lui me la raccontò, senza mai cercare di apparire migliore di quel che è, con l’umiltà di chi fuori dal proprio mondo vuole imparare e non asserragliarsi in una corazza di sarditudine, pur sentendosi e restando profondamente sardo.
Un episodio su tutti: il ricovero in ospedale a Marsiglia, da malato immaginario, quando il nostro emigrato simulò un’appendicite di cui in realtà non soffriva, pur di avere un letto, un tetto e un pasto caldo che fuori non avrebbe saputo come procurarsi.
Sarebbe stato un peccato disperderla, così l’esistenza di Craboledda è diventata un libro. “Monsieur Poivron”, cioè signor peperone.
Perché a questo umile vegetale, Craboledda deve la propria fortuna, essendo diventato con gli anni il più importante coltivatore e commerciante di peperoni della Costa Azzurra.
Una vecchia storia che, ci si augura, possa rinfrescare o aprire la mente di chi ha dimenticato da dove veniamo. Craboledda no, non ha dimenticato, né vuole rimuovere il proprio passato. Craboledda del proprio passato va orgoglioso, perché con le sue sole forze ha costruito un’azienda solida e la reputazione di stimato uomo d’affari.
La prefazione l’abbiamo affidata ad una prestigiosa firma del giornalismo sardo: Giacomo Mameli, sempre in prima fila nel fare conoscere ai sardi le eccellenze dei sardi.
Durante le ricerche per la preparazione del libro, mi sono imbattuto in un vecchio ma sempre attuale studio sull’emigrazione di Nereide Rudas. Mi è rimasta impressa una cifra: 400982. È il numero di nostri conterranei emigrati tra il 1955 ed il 1971, un quarto della popolazione dell’Isola dei giorni nostri.
400982 storie da raccontare. Come quella di Giommaria Craboledda da Ozieri, emigrato in Francia da clandestino a 24 anni.
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Siamo sempre al/il sud di qualcuno, ovvero “la scaletta delle galline” per fare il verso, è il caso di dirlo, documentario sulla migrazione italiana in Svizzera, che mi segnò profondamente!