LA MONUMENTALITA’ DELLE OPERE DELLA GRANDE ARTISTA TERRALBESE DINA PALA

monumento di Dina Pala a Terralba


di Gian Piero Pinna

A Terralba, spesso l’arte coincide con la produzione artistica di Dina Pala, che a ottantadue anni suonati, non solo rappresenta l’arte della sua città, ma attualmente si può considerare la massima artista vivente del Novecento. In una delle sue ultime produzioni, ha voluto lasciare ai posteri la testimonianza del suo affetto per la sua amata Terralba e con la sua arte, ha rappresentato la vita quotidiana nelle sue forme più arcaiche, attingendo dai suoi ricordi primordiali di giovinetta.

Dopo aver riempito il suo curriculum professionale di innumerevoli esperienze oltre i confini della sua Terralba,  ricevendo sempre entusiastici riconoscimenti in Italia e all’estero, Dina Pala è una figura di artista poliedrica inarrivabile, per lei la scultura e la pittura non hanno segreti, sin da bambina ha avuto una predisposizione per ogni forma d’arte e pur non avendo avuto maestri, sin dalla tenera età di quattro anni si è cimentata in un campo solitamente precluso ai bambini e utilizzando i rami anneriti del caminetto, realizzò, nelle pareti della casa paterna, dove sono tuttora visibili, figure che denotano una sorprendente maturità artistica, tanto da lasciare stupiti tutti coloro che hanno avuto la buona sorte di vederli.

Si era appassionata di arte sfogliando e assimilando le figure contenute nei libri d’arte del padre. Irrequieta, animo avventuroso, ma anche convinta delle proprie capacità artistiche, varca giovanissima il mare e comincia a girovagare nella penisola e in tutta l’Europa, alla ricerca delle radici dell’arte.

Pur non iscritta ai corsi, da esterna frequenta le lezioni di Pittura e Scultura presso l’Accademia di Venezia, sotto la guida di Virgilio Guidi, si trasferisce all´Accademia di Firenze e diventa allieva di Pietro Annigoni. Non contenta di tanta esperienza, raggiunge Parigi e conosce, Maurice, un giovane artista che la prende sotto la sua protezione e la introduce nei più esclusivi ambienti artistici di Parigi. La presenta a Picasso e ha il privilegio di poter ammirare il maestro all’opera. Lo osserva lavorare e resta letteralmente rapita da questo vecchio, che con ardore giovanile dipinge con rabbia e dopo aver eseguito delle figure umane di tipo verista, trasforma con rapide pennellate, in capolavori del cubismo.

La prima mostra personale la fa a Terralba, suo paese natale, quando ha solo dieci anni e allestisce un presepio interamente realizzato da lei. La critica del tempo, scopre Dina Pala e comincia a conquistare una certa notorietà.

Nel dopo guerra, segue con passione le rassegne organizzate nella galleria comunale d’arte di Oristano e conosce un grande scopritore di talenti artistici, Titino Sanna, che a cavallo degli anni ´40 e ´50, lancia tanti giovani talenti e allestisce mostre d´arte molto interessanti nella Galleria comunale di Oristano e ne organizza una anche per Dina Pala, che però malauguratamente non potrà inaugurare, perché muore improvvisamente il giorno prima del vernissage. È in quel periodo che Dina Pala,  evidenzia chiaramente la sua precoce maturità artistica, che gli danno modo di  conoscere e frequentare artisti del calibro di C. Contini, M. Delitala, Fantini, A. Mura, Stanis Dessy, M. Manca, Melkiorre Melis, A. Sassu, Giò Pomodoro, G. Manzù, M. Sironi, G. De Chirico, R. Guttuso, Mazzacurati, M. Schifano, con i quali stringe anche rapporti di amichevoli scambi culturali. Si moltiplicano le recensioni e di lei si occupano firme prestigiose del giornalismo artistico, come Marcello Serra, Peppetto Pau, P. Pais, N. Valle, D. Sanna, G. Dessy, F. Masala, A. Ciardi Duprè, L. Servolini, G. Falossi, M. Casalini, E. Lilliu. A trentasei anni, è già considerata tra i grandi maestri sardi dell’arte del Novecento. Nel 1999, a New York, per l´Art Expò, gli viene riconosciuto il merito di essere la caposcuola del “Fluttuismo”, un genere pittorico da lei inventato e la sua fama varca i confini nazionali. I collezionisti cominciano a fare incetta delle sue opere e molti suoi lavori vengono acquistati da collezionisti stranieri. Tanti suoi capolavori hanno preso le strade di Francoforte, Admen, Cannes, Londra, Parigi, New York, Caracas e Hong Kong, dove nel 1993 vince il primo premio, Art And Word, per la pittura e la critica la colloca al 7º posto nella classifica mondiale degli artisti.

Dina Pala inizia la sua carriera artistica molto presto e già nel 1956, a soli 23 anni, si aggiudica il primo premio alla Biennale di Iglesias. Dopo questo successo, il suo percorso artistico matura una serie innumerevoli di esperienze che mettono in luce la sua forte personalità. La continua ricerca la porta a perfezionare la sua cifra stilistica e tra  gli anni Settanta e Ottanta, nasce la corrente pittorica di cui è la caposcuola: “ Il Flutuismo”.

Ad appena dieci anni di età, oltre ad alcuni pregevoli affreschi, nella sua casa natale,  realizzò anche un presepio che ancora molti ricordano, con le statue modellate in terracotta e il paesaggio illuminato con un impianto elettrico, costruito da lei, compresa una pompa che faceva funzionare una cascatella d’acqua e il laghetto.  L’opera suscitò l’ammirazione del vescovo, che lo volle acquisire per la chiesa parrocchiale. Nella disponibilità dell’artista, rimase solo una pecorella, mentre il resto dell’opera fu trafugata e andò dispersa. Recuperata miracolosamente in una discarica, l’ultimo ritrovamento risale all’anno scorso, l’intera opera è stata restaurata e attualmente fa parte della collezione del Museo di don Eliseo Lilliu. Dina Pala, classe 1933, ormai è quasi una leggenda dell’arte del Novecento sardo, qualsiasi città sarebbe orgogliosa di avere un personaggio simile, ma nonostante l’ingratitudine e l’assenza delle istituzioni terralbesi, l’artista ha espresso il desiderio che le sue opere restino per sempre nel suo paese natale.

 Gli chiediamo chi è l’artista che in gioventù la ha influenzata di più?

“Senz’altro Leonardo – risponde – era il mio preferito, mi piaceva soprattutto la sua tecnica dello sfumato. A cinque anni – ricorda –  prendendo spunto dalle opere dei grandi maestri classici, ho cominciato a realizzare dei dipinti nei muri della mia casa, che ancora oggi vengono considerati degli autentici capolavori”.

Chi sono stati i maestri che ti hanno colpita di più?

“Per la scultura, Michelangelo, mentre tra i moderni, mi piace in modo particolare Manzù e tra i grandi pittori sardi, Figari. A otto anni, ho cominciato a dipingere utilizzando i muri della mia casa e facendo tesoro della tecnica dell’affresco, descritta in un libro che mi aveva regalato mio padre, realizzai un affresco tuttora visibile nella mia casa museo in via Josto, 21 a Terralba, ma riuscii a realizzare solo quell’opera, perchè avevo difficoltà a trovare la malta. Negli anni Cinquanta, ho cominciato a fare mostre, grazie anche a Titino Sanna, uno dei più grandi scopritori di artisti sardi”.
Hai anche realizzato una statua di grandi dimensioni della Vergine di Bonaria, ce ne vuoi parlare?

“Ho una vera e propria venerazione per la Vergine di Bonaria, tanto che sin da bambina andavo a Marceddì per la festa e l’ho sempre invocato in ogni occasione. Sembra che a Marceddì il suo culto sia cominciato nei primi anni del Novecento, per opera di un pescatore originario di Cagliari, un certo Cadelano e da tempo avevo intenzione di realizzare una sua statua, poi nel 2008, quando ci fu il Pellegrinaggio marino mariano, intorno alla Sardegna, mi venne l’ispirazione per realizzare un’opera che la rappresentasse. Feci il bozzetto e mi misi al lavoro realizzando una statua di quasi due metri. Avevo avuto modo anche di venderla, perché mi era stata richiesta, ma io preferisco che resti a Terralba”.

Recentemente Papa Bergoglio ha incontrato i rappresentanti delle emittenti radiofoniche e televisive locali e al suo cospetto, sono stati ammessi solo i rappresentanti di un’emittente per regione. Quando ai responsabili di Radio Studio 2000, emittente storica del territorio terralbese, è stato comunicato che erano stati scelti per l’incontro, organizzato dalla Conferenza Episcopale Italiana e dall’associazione Aeranti-Corallo, che rappresenta le imprese radiofoniche e televisive locali, nonché agenzie di informazione radiotelevisiva, non hanno avuto dubbi e hanno deciso di portare a Papa Francesco un quadro di Dina Pala, in cui era rappresentata la festa della Madonna di Bonaria a Marceddì, oltre a un documentario preparato dalla stessa emittente, che racconta la storia della borgata e la devozione novantennale per la Madonna di Bonaria con immagini storiche della festa e un rosario in ossidiana del Monte Arci, come segni dell’identità del territorio e della sua gente.

La sperimentazione che l’artista fa coi colori e con le tecniche, continua ancora oggi e nonostante gli 82 anni, seleziona e tratta soggetti e tendenze artistiche come quando giovanissima, mischiava terre, minerali, erbe e anche elementi del mondo animale, come il nero di seppia e il rosso con il sangue animale, per ottenete le tinte che gli occorrevano per le sue opere. “Le erbe davano ottime gradazioni di verde, se venivano pestate con cura e lasciate fermentare in un recipiente chiuso per alcuni giorni“, racconta, mentre con le terre otteneva i gialli, i rossi e anche il bianco, per il violetto, l´ingrediente essenziale era il papavero trattato come le erbe. Delle sue immutate capacità artistiche, si è avuto recentemente testimonianza, quando ha collaborato fattivamente per la realizzazione della grande composizione pittorica che è servita per la rappresentazione storica del primo Concilio cristiano tenutosi a Nicea e svoltosi nella piazza IV Novembre di Terralba, dove anticamente sorgeva la Chiesa dedicata a San Lucifero, uno dei più importanti protagonisti di quel concilio.

Dina Pala è anche l’autrice del più significativo monumento pubblico di Terralba, dedicato ai caduti di tutte le guerre. L’opera, è realizzato in granito e marmo e rappresenta un antico menhir, la cui forma assume anche le sembianze di un’antica lucerna, ai piedi della quale stanno due madri di combattenti morti in campi avversi, che si abbracciano in segno di pace. “La pietra è la terra, tutto ciò che rimane finisce in cenere come l’uomo“. Il monumento, installato nei primi anni ‘Ottanta, rischiò di venir rimosso, ma grazie alle rimostranze di un ex combattente e all’interessamento di un turista americano, che ne era rimasto visibilmente affascinato, fu lasciato al suo posto, nella Piazza Kennedy all’ingresso del paese, valorizzato e inaugurato ufficialmente nel 1987. Un’altra scultura, realizzata della grande artista terralbese, rappresentante un Cristo di grandi dimensioni in ceramica smaltata policroma, su croce di legno, si trovava inizialmente nell’altare maggiore della Chiesa parrocchiale di Arborea, dedicata a Cristo Re, ma ne era stato rimosso con grande stupore dell’autrice dell’opera, che sdegnata da tale mancanza di rispetto nei suoi confronti, se la riprese e la donò alla chiesa di San Ciriaco di Terralba. Questo crocifisso, posizionato sull’altare maggiore di San Ciriaco, da ulteriormente lustro alla chiesa, insieme a una bellissima Via Crucis in terracotta patinata, sempre opera di Dina Pala

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