A cosa dovrebbe servire la politica, se non a risolvere i problemi concreti?
Certo, in questa categoria ricadono centinaia di casi e mi rendo conto che per un politico aggiornare ogni giorno le proprie priorità di intervento non è semplice (non a caso è per questo che viene affiancato nella sua attività da staff e uffici di gabinetto composti da persone che si presumono capaci di intercettare in tempo reale le necessità che emergono dai territori e dall’opinione pubblica e darne subito risposta).
Mi rendo anche conto che dietro la soluzione di un problema ci sono in realtà una miriade di passaggi, spesso difficili da districare, che richiamano competenze e tempistiche diverse. Ma è proprio per questo che paghiamo bene i nostri politici e i loro collaboratori: perché i problemi che sono chiamati a risolvere sono complessi. E prima li affrontano, con una discreta dose di immaginazione (quello politico è un lavoro creativo), prima li risolvono.
Invece a volte succede che un problema sotto gli occhi di tutti venga lasciato lì, come se niente fosse, fino a che magari non si svegliano i giornalisti, chiamati per loro natura a dire quello che non va.
Tre casi eclatanti degli ultimi giorni.
Cagliari, anfiteatro romano. L’ex presidente dell’Autorità portuale Piergiorgio Massidda ha denunciato la chiusura del monumento ai crocieristi. In realtà l’anfiteatro è sì aperto, ma solo da venerdì alla domenica: dal lunedì al giovedì lo si deve guardare da dietro le sbarre. Ora, la lista degli arrivi delle navi da crociera in città è resa nota con mesi di anticipo. All’inizio dell’estate era così difficile immaginare per il Comune di Cagliari di estendere la convenzione con l’associazione che garantisce l’apertura e le visite nel monumento anche nei giorni in cui arrivano i crocieristi? Possibile che il sindaco Zedda e gli assessori al turismo Argiolas e alla cultura Puggioni non ci abbiamo mai pensato? A che serve fregiarsi del titolo di “Capitale italiana della Cultura 2015? se poi si fanno figuracce come questa?
Secondo caso. Per effetto della “Buona Scuola” di Renzi centinaia di insegnanti sardi dovranno andare ad insegnare in continente. Ora, senza entrare nel merito della questione, posto che il provvedimento è rimasto all’attenzione del parlamento e dell’opinione pubblica per settimane (se non per mesi), ma al presidente della Regione Pigliaru e i suoi collaboratori (primo fra tutti l’assessore all’Istruzione ClaudiaFirino) non è mai venuto in mente di capire quali ricadute la legge avrebbe avuto in Sardegna prima che questa venisse ufficialmente approvata? Possibile che si siano accorti solo all’ultimo momento del disastro che stava per compiersi? È immaginabile che una amministrazione regionale non segua con estremo interesse un provvedimento di questa natura e cerchi pateticamente di rincorrere i famosi buoi solo quando sono scappati dalla stalla?
Terzo caso: rifiuti lungo le strade sarde. La vergogna si ripete ogni anno ma c’è sempre bisogno di qualche articolo sui giornali per scuotere la politica. Ho letto tutto, ho preso atto che il problema presenta un grado notevole di necessità. Però sempre di rifiuti nelle cunette di tratta, non certo di mandare il primo sardo sulla luna. Ora, al netto delle difficoltà, il problema o lo si risolve o non lo si risolve. E questa Regione il problema dei rifiuti lungo le strade non solo non lo ha risolto ma non lo ha nemmeno affrontato per tempo. Ma allora a cosa serve fare investimenti nel turismo quando il nostro biglietto da visita è questo? Che senso ha che Donatella Spano, alla sua seconda estate da assessore all’ambiente, dichiari ai giornali “Aumenteremo i controlli, subito le telecamere anti-rifiuti”?
Ho fatto solo tre esempi ma se ne potrebbero fare decine. Perché la tragica caratteristica della politica sarda è quella di arrivare ad affrontare i problemi quasi sempre fuori tempo massimo.
Perché succede tutto ciò? Perché questioni sempre più complesse vengono affrontate da personale politico sempre meno preparato, spesso selezionato sulla base di logiche di appartenenza e non di merito o di qualità. E il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Due conclusioni finali, una amara l’altra meno.
La prima: un presidente, un sindaco, un assessore non lavorano ma soli ma in squadra con i loro uffici di gabinetto ed una miriade di collaboratori. Saperli scegliere è la prima qualità richiesta ad un leader. Perché se la squadra è forte, l’ azione complessiva è convincente; se la squadra non è all’altezza, i risultati lasciano a desiderare e i problemi si affrontano quando già sono esplosi. In una situazione del genere la politica sarda deve solo sperare che i giornalisti non facciano bene il loro mestiere e che nessuno si accorga di nulla.
Questo però non sempre accade (ed è la seconda considerazione). I giornali e i giornalisti servono ancora a qualcosa. Secondo voi, i profughi eritrei sarebbero finiti a dormire alla Fiera di Cagliari se i giornali non avessero fatto notare per giorni che la situazione era insostenibile e che era assurdo che non ci fosse una alternativa all’accampamento di piazza Matteotti?