“Envison Gallura” è il titolo del documentario inveritas community dell’antropologo Marcello Carlotti e condensa l’ambizione e la visione di una Gallura che si vorrebbe, così come emerge dalle storie dei suoi patrocinatori: nove imprenditori del territorio e le associazioni Slow Food Gallura e Mirtò Telti. Le riprese, svolte nei mesi di giugno e luglio, si sono caratterizzate per le interviste e le immagini di transizione che raccontano l’energia primoridiale, materna ed aspra del paesaggio gallurese e dei suoi elementi. Oltre 100 ore di filmati costituiscono la base da cui sintetizzare questo nuovo lavoro antropologico, il cui principale scopo è quello di valorizzare il territorio gallurese e creare uno stimolo imprenditoriale per un rilancio di una reale cooperazione delle sue eccellenze. Dopo Mauro Monaco, presidente in pectore del consorzio dei molluschicoltori di Olbia, il lavoro di montaggio si è concentrato su una delle protagoniste delle interviste antropologiche: Simona Gay dell’Agriturismo Stazzi la China. Simona è stata il primo inveritas champion territoriale ad aver sposato il progetto sostenendolo e rendendone possibile l’attuazione con generosità, fiducia e coraggio. Grazie al suo impegno, infatti, sono state gettate le basi per la costruzione di un primo nucleo di imprenditori e operatori del territorio che hanno patrocinato le attività di ricerca e documentazione. Secondo alcuni studiosi il nome Gallura sarebbe di origine fenicia, deriverebbe dalla parola Gallal che vuol dire elevazione, termine che si adatta alla montuosità della regione e che, nel caso dei Fenici, richiamava alla loro mente la configurazione fisica della Galilea superiore, suscitando quel perenne senso di nostalgia che fa trasporre nella nuova patria i nomi famigliari della prima. Oggi la Gallura continua ad affascinare e sono molto frequenti i casi di chi la sceglie come terra di elezione per costruire il proprio progetto di vita. Come Alberto Pesenti, dell’ Agriturismo La Cerra Sardegna, partito da Milano e approdato 34 anni fa in mezzo ai graniti ed alla macchia mediterranea. “50 anni fa, – racconta – con cento chili di grano potevi pagare 10 giornate di un operaio. Oggi, sul mercato, un quintale di grano vale 20 €. Questo ha reso antieconomico lo scambio e, sopratutto ed incredibilmente, penalizza l’autoproduzione di cibo e le economie incentrate sull’agricoltura a conduzione familiare. Gli stazzi e il loro sistema socioculturale sono decaduti anche per queste politiche che hanno tutelato le multinazionali e non i piccoli produttori.” La fine dell’economia degli Stazzi è un tema ricorrente nelle storie dei patrocinatori, che si sono ritrovati tutti concordi nel riconoscere quanto questo abbia rappresentato una delle più grandi perdite. Non solo dal punto di vista sociale ed economico, ma soprattutto dei valori ad essa collegati, cancellando la possibilità di una civiltà di restare al passo con i tempi e di apportare il proprio importante contributo. Non è un caso che molti di loro, come Filippo Magri e Piero Canopoli,esprimendo un sentimento ed una consapevolezza ormai matura, si siano presi il compito di farsi promotori di una rinascita economica degli Stazzi, cercando di ripartire dai valori tradizionali, ma con la lungimiranza e l’innovazione proprie dei custodi di un territorio. Ecco quindi che gli Stazzi e le produzioni agricole e officinali di nicchia, come nel caso di Patrizia Daniele, prendono il loro posto accanto alle altre importanti risorse galluresi, come la viticoltura rappresentata sia dalla produzione autoctona di Giuseppe Lolli che da Vini Murales (la prima azienda ad aver introdotto la coltura del viogner in terra sarda), la molluschicoltura e, infine, l’artigianato artistico e orafo con Cristian Patteri. Il tutto senza dimenticare le coste ed il mare, cioè due delle più importanti risorse della Sardegna, che però vanno sempre di più salvaguardati e valorizzati come bene ambientale e culturale. “Se continuiamo a vendere la terra e a scambiare le nostre ore di vita solo con i soldi, senza metterci del cuore e dei valori, probabilmente i nostri figli non potranno scegliere se rimanere o andar via. La loro sarà una scelta obbligata. E non sarà per mancanza di risorse, ma per carenza di visione.” è il richiamo diFabrizio Filigheddu dello Shared Centre di Arzachena. Del resto, quanto avviene oggi in Gallura è comune a molte altre realtà. Sempre più spesso le comunità si trovano, infatti, nella necessità di dover affrontare nuove sfide, prendendo decisioni concrete ed operative, che necessitano di una appassionata consapevolezza di se stessi e del mondo. Per questo uno degli obiettivi del progetto inveritas è quello di creare le condizioni affinché si possa sviluppare un nuovo modo di essere imprenditori. Oggi non è più possibile fare impresa prescindendo da solide basi culturali, capaci di leggere in profondità i valori e i potenziali di un territorio, generando le condizioni necessarie ad esaltarne le unicità, sia a livello di servizi che di prodotti. Questa è la filosofia di inveritas che, partendo dalla sinergia di antropologia e management, offre nuove forme per raccontarsi, organizzarsi e comunicare in termini di verità e consapevolezza. Come evidenzia Luca Filigheddu – Hotel Villa del Golfo – “In Gallura si potrebbero fare ancora tante cose. Ad esempio la produzione di prodotti orticoli, dato che abbiamo una piana irrigua. Potremmo dedicarci alla coltivazione di fiori, il mercato non mancherebbe. Potremmo produrre olio, dato che il terreno si presta. Concentrarci sull’elicriso. Ci vogliono gli imprenditori, e non è facile averli. Imprenditore devi nascere, perché serve un estro naturale. Per me, un imprenditore è un pò un artista. È come un pittore, che deve avere un talento innato. Devi avere capacità di visione, devi avere le idee chiare, e poi devi sapere come raggiungere il tuo obiettivo. Con coraggio!” Il lavoro sin qui svolto ha espresso contenuti densi di valori ed emozioni in linea col compito, complesso e delicato, che si è prefisso il gruppo dei patrocinatori: creare i presupposti per una sinapsi che, col documentario e la ricerca antropologici, desse voce consapevole e strutturata ad una volontà corale ed esemplare ad un tempo. Una sinergia virtuosa in grado di generare quel capitale di fiducia necessario per perseguire con consapevolezza dei modelli manageriali e dei comportamenti organizzativi basati sui valori emersi. “Se la Sardegna è un posto fra l’Africa e l’Europa, diverso da qualunque altro posto” come dice Filippo Magri, allora bisogna cominciare a porre nuovi paradigmi di pensiero circa il futuro che vogliamo. In fondo, come ci ricorda Patrizia Daniele “fra turista e viaggiatori c’è una bella differenza. Il primo si richiama ad un modello consumistico, carico di aspettative. Il secondo è chi sa osservare e comprendere e, nel momento in cui ha compreso, portare con se nuove consapevolezze”.
* Tramas de Amistade IL VIDEO https://vimeo.com/134889190
Sono capitata per caso su questo spazio e vi ringrazio per la bellezza del documentario, che ho gustato con uno dei miei figli durante la prima colazione, e per il progetto di emozionata condivisione che emana.
Abbiamo acquistato uno stazzo in Gallura da poco e stiamo lavorando per riportarlo all’originaria bellezza. Siamo di Roma ma la Sardegna ci ha catturati 20 anni fa. Da poco abbiamo scoperto l’Aglientu che ci ha completamente ipnotizzati.
Ci siamo anche noi, con voi. Per pensare, condividere e vivere.
Laura, Marco, Michele e Tommaso Millefiorini