Giganti di Mont’e Prama al sicuro: protetti, videosorvegliati con termocamere ultrasofistificate. E scavi ricollegati alle “trincee” degli anni Settanta per una visione più ampia dei segreti dell’area tra Riola e Putzu Idu.
Mentre a Tharros è cominciato il lavoro per il ripristino della canalizzazione e della viabilità in aree ora chiuse al pubblico.
Con restauro di mosaici e pitture parietali.
È il quadro degli interventi, alcuni già iniziati, della Soprintendenza dei Beni archeologici nell’Oristanese con il fondo Arcus, 700mila euro di finanziamento. I lavori sono ripresi da circa un mese e mezzo. Per Mont’e Prama si è trattato – come hanno spiegato ai giornalisti il soprintendente Marco Minoja e l’archeologo Alessandro Usai – di un ampliamento delle aree anche con l’apertura di quattro quadrati da dieci metri per dieci. Più un’altra area di duecento metri quadri, per un totale di circa seicento, e quella dei vecchi scavi. “Storia più che caccia al tesoro – ha chiarito Minoja – Il nostro obiettivo non sono le scoperte mirabolanti ma, attraverso una indagine stratigrafica estensiva puntiamo a ottenere risultati importanti nel lungo periodo. Ora i nuovi interventi consentono una leggibilità nuova delle trincee del 1975, del 1977-79 e del 2014”.
Tra le nuove foto mostrate durante la conferenza stampa di questo pomeriggio anche quelle dei resti di un edificio probabilmente di età punico-romana. “Le ipotesi – ha sottolineato ancora Minoja – devono rimanere legate a ciò che la terra mostra. Ciò che rileviamo sicuramente dagli scavi degli anni Settanta, ci dicono che abbiamo sicuramente delle necropoli a settori dell’età del ferro, con tipologie di sepoltura peculiari a seconda del gruppo, organizzate in un unico sito”. I contatti con le altre civiltà?. “Dallo scarabeo – ha spiegato il sovrintendente – alle stesse statue rileviamo contatti con altre civiltà, soprattutto levantine. Mont’e Prama non è un sistema isolato, ma legato ad altre presenze nella zona. Testimonia sicuramente un momento vivace di relazioni”.
Per Tharros, invece, l’attenzione – come ha sottolineato l’archeologa Giovanna Pietra – si sta concentrando su una “canalizzazione” che stando a una prima analisi dovrebbe essere stata utilizzata dal primo secolo sino al quinto secolo dopo Cristo. I lavori per Mont’e Prama e Tharros andranno avanti sino all’autunno.