L’ISOLA NEL MITO, A DIECI ANNI DALL’USCITA DE “LE COLONNE D’ERCOLE” DI SERGIO FRAU


di Mariella Cortès

 “Sardegna, un mito nel Mar Mediterraneo”, sentenziava uno degli spot promozionali più suggestivi tra quelli realizzati dalla Regione Sardegna. Messaggio che, insieme a un video dai tratti epici e sognanti, andava a raccontare una terra dai contorni leggendari. Quasi un’Atlantide rinata dalle acque. Atlantide e la Sardegna, già. Idea e teoria che arriva, ritorna, subisce critiche e contestazioni ma ottiene un vasto numero di approvazioni da vari fronti. E ora, dopo oltre 10 anni dall’uscita de Le colonne d’Ercole, Sergio Frau, che nel frattempo non ha smesso di portare avanti le sue teorie e far ricerca, torna a far parlare di questo passato, ancora da accertare ma certamente affascinante, con una mostra a Sardara, “S’Unda Manna”. E, inevitabilmente, con il rinascere dell’interesse generale, ecco polemiche su polemiche. L’interrogativo è inevitabile: perchè “Sardegna, Isola del mito” funziona e “Sardegna, l’isola di Atlantide” no? E qui, se l’andar contro qualsiasi cosa possa scardinare una credenza consolidata negli anni, sembra essere il leitmotiv dominante (e non si tratta di una tendenza moderna ma, per dirla alla Hobbes, di un qualcosa che ritorna, epoca dopo epoca), cosa succede se si inserisce un ulteriore senso inverso e si costruisse la convinzione che Atlantide o non Atlantide, cavalcare l’onda ( e alla luce delle ultime teorie, il paragone non potrebbe essere più adatto) in maniera intelligente non potrebbe rappresentare necessariamente un male assoluto?

Insomma, sono anni che promuoviamo, soprattutto per quanto riguarda le strategie di destagionalizzazione, un’immagine della Sardegna “senza tempo”, un’“Isola senza fine” “dove il tempo si è fermato”, “dove passato e presente” convivono e così via, facendo spesso di Lawrence e del suo “Mare e Sardegna” la principale ispirazione per slogan, pubblicità e video studiati per raccontare e trasmettere l’immagine di una terra che, quasi in maniera forzata, ha del sovrannaturale, del magico e vive in una situazione quasi sospesa nel tempo. Atlantide, citata per la prima volta da Platone nei suoi dialoghi “Timeo e Crizia”, nel IV secolo a.C., sarebbe stata un’isola situata oltre le colonne d’Ercole, ricalca il mito della potente civiltà scomparsa. In grado di imporre un dominio navale in mezzo Mediterraneo e dall’avanzata civiltà, capace di raggiungere livelli d’eccellenza su vari settori. Furono gli umanisti ad alimentare nuovamente il discorso sull’Isola “schiaffeggiata dal dio Poseidone” che la sommerse, facendola scomparire sotto un’onda imponente. Nel 2002, il giornalista Sergio Frau avanzò la teoria che le colonne citate da Platone fossero quelle del canale di Sicilia e che quell’isola composta da “Una pianura che la attraversa in senso longitudinale, situata tra due zone montuose a nord e a sud e dalle coste alte e rocciose, scosciese” fosse proprio la Sardegna.  Nel corso di un convegno a Milis, nel 2010, Stefano Tinti, professore ordinario di geofisica della terra solida all’Università di Bologna, tsumatologo di fama mondiale, propose nuovamente la tesi di un evento imponente, verificatosi oltre tremila anni fa, in grado di sommergere completamente la nostra Isola. Lo studio avviato sui sedimenti marini, soprattutto nell’area del Campidano è stata una delle azioni avviate in seguito al convegno di studi. Lo stesso Frau, rivolgendosi al mondo archeologico, disse: “Io ho fatto un’ipotesi, voi adesso scavate”. L’archeologia rappresenta per la Sardegna un vero e proprio calderone di ricchezze. Basti solo pensare al successo che sta riscuotendo la mostra L’Isola delle torri, al Museo Archeologico di Milano. Oltre mille reperti provenienti da 47 centri della nostra terra e una ricostruzione in 3D dei Giganti, raccontano di una civiltà unica nel suo genere, capace di raggiungere alti livelli di raffinatezza nel campo dell’architettura, dell’arte e dei rituali sacri. Non si tratta, attenzione, di stravolgere la storia e gli studi fatti finora dal mondo archeologico sardo, quanto di metter da parte quella mentalità che rifiuta a prescindere ogni possibile tesi ritenendola assurda. Non si può costruire una intera promozione sul mito, sul sussurrato o sul valore di una leggenda. Ma su tesi che hanno attirato l’attenzione internazionale, sì. L’economia non vive di suggestioni, non solo, ma c’è bisogno di far immaginare, di creare desiderio e aspettative. Riponiamo Lawrence nella libreria e cavalchiamo l’onda di Atlantide e dell’Isola del mito, provando a mettere per un attimo da parte la rabbia, le polemiche e i pregiudizi e pensando, invece, a come tale teoria potrebbe scatenare interesse su vari settori. Poi, se sbagliamo, ai posteri, anzi, a Poseidone l’ardua sentenza o punizione. 

* focusardegna.com

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