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Fili di parole, trama di ascolto, ordito di pratica e confronto. La vita di Elisa Nivola, sa tessidora de paghe, teorica della non violenza, una delle più grandi pensatrici italiane del ‘900, scorre sul telaio-destino del pensiero, della ricerca dell’identità, dell’educazione culturale per la sua terra, la Sardegna. Come la maestra di Socrate, la Diotima sarda, è maestra dell’arte del dialogo e della riflessione. Nata a Orani nel 1926, dedica la sua intera vita all’insegnamento. Maestra elementare a Sassari e Cagliari ha pura vocazione che nasce da un bisogno che sempre la contraddistinguerà: il prodigarsi per gli altri, mettersi a disposizione del prossimo, essere utile alla società. Un forte sentire che è più di una missione, impossibile non ascoltare quella voce che spinge a un impegno sociale che non è demandabile, ma è da assolvere in prima persona. Negli anni ’50 la sua istruzione si arricchisce di un’esperienza fondamentale. Frequenta un corso di formazione educativa ed assistenziale al Bureau de l’Éducation National di Ginevra. Durante il periodo svizzero Elisa Nivola si confronta con studiosi e teorici da tutto il mondo. Il suo amore per l’insegnamento matura con l’incontro con la pedagogia innovativa di maestri come Forel e Ferrière che stanno provando a sperimentare nuove forme e nuovi metodi di scuola attiva. Tornata in Sardegna decide di iscriversi alla facoltà di pedagogia del Magistero di Cagliari per perfezionare i suoi studi. La vita accademica è densa di incontri speciali che cambieranno per sempre la sua vita.Cecilia Motzo D’Accadi, prima donna in Italia a insegnare filosofia in Italia, è sua docente, potente esempio vivente di consapevolezza, modello di vita dedicata al pensiero. La D’Accadi parte per una nuova sede e nel 1958 arriva a Cagliari un professore di Filosofia morale, pensatore ascetico e quasi mistico: Aldo Capitini, il Gandhi italiano. Elisa prepara con lui la sua tesi di laurea sulla Riforma Gentile . “Fu un incontro indimenticabile” rivela lei stessa nell’ultimo articolo scritto per L’Unione Sarda “Aldo Capitini, il potere è di tutti”. Capitini è un sapiente, ma alla mano, un visionario che le offre infiniti spunti di approfondimento e studio. Elisa Nivola diventa sua assistente e nel 1962, poi, vinto il concorso, professoressa associata. Una strada, quella tracciata da Capitini, che la Nivola non smette mai di percorrere. È la sua discepola ed erede. Insegna Storia della Pedagogia a Cagliari, nella sua casa, il Magistero, fino al 2001. Si impegna in progetti con le scuole per contrastare la dispersione scolastica, nella valorizzazione delle biblioteche, nella condivisione della conoscenza, nella diffusione del bilinguismo. Il suo alunno Claudio D’Alessandro la definisce “l’educatrice che sta dalla parte degli ultimi”. È attiva a Cagliari in quartieri difficili, nella scuola di via Podgora ad esempio, dove cerca di portare la sua idea di scuola oltre la scuola, inclusiva e partecipativa. Insieme agli alunni dipinge porte e pareti coinvolgendo i ragazzi in un processo educativo che va oltre il rigido insegnamento. All’Università promuove il Seminario di Educazione Permanente, aperto a tutti gli universitari di ogni facoltà, che durerà dieci anni e formerà tantissimi studenti.
La pedagogia diventa così “volontà di donare”, l’educazione è intesa come risorsa aperta all’agire creativo, al sentirsi utile, al conoscere se stessi attraverso gli altri. È importante per lei tornare alla valorizzazione del fantastico e all’invenzione, a liberare la fantasia dei ragazzi, ad assecondarli nelle loro passioni in percorsi di comunicazione vera, autentica, quasi una nuova umanizzazione. Solidarietà è recupero della cultura locale come “repertorio e laboratorio dell’organizzazione delle abilità di base, luogo fondamentale dell’iterazione sociale, della strutturazione dinamica del comportamento, dell’acquisizione di codici culturali, in forma dialettica per superare pregiudizi e stereotipi intellettuali”. Elisa Nivola puntava molto sulla diffusione del sardo. Era una pensatrice e mamma, donna sempre pronta al dialogo e all’ascolto. “Tante persone fingono di sentire quel che viene detto in un dialogo ma lei ne era davvero capace, soprattutto ne aveva voglia, anche quando non era d’accordo con chi stava parlando” ricorda lo studioso Daniele Barbieri nel tributo “Elisa Nivola che sapeva mettersi al posto degli altri”. «Elisa era una donna piccola, molto dolce e allo stesso tempo determinata» racconta Wanda Piras, amica e allieva della Nivola, «aveva una capacità idealista che a volte rasentava l’ingenuità. Era uno dei suoi pregi: l’essere una grande visionaria. Cinquant’anni fa già predicava la lotta, adesso attualissima, contro le servitù militari. In pochi la citano o la ricordano e questo fa pensare». Ottimista, consapevole dei problemi endemici della Sardegna non aveva mai perso la speranza verso il futuro, in un cambiamento della società che a volte si scontrava con l’impossibilità di realizzare le cose. «Dove passava seminava bontà ed equilibrio – continua la Piras – Durante le lezioni all’Università sollecitava sempre il confronto e la partecipazione». Significativo è il ricordo dei Seminari di Educazione permanente: «Ci sedevamo tutti in centro esprimendoci, raccontando le nostre esperienze, le nostre elaborazioni di pensiero, parlavano anche di piccole cose in una specie di autocoscienza». Portatrice di pace, di nonviolenza intesa non solo come assenza di guerra, ma come capacità di mediare i conflitti che non sono negativi, ma fanno crescere e andare avanti, Elisa Nivola era donna schiva che non amava apparire, ma sapeva anche non poteva non essere militante. Lottava per le sue idee, leggeva e studiava per capire, per educare se stessa al rispetto e all’ascolto senza pregiudizi. «Per lei la didattica non era solo insegnare, ma era imparare insieme all’allievo, crescere e interrogarsi insieme», conclude la Piras. Prima dell’agire, del fare c’è sempre il pensare, un comportamento immateriale, ma allo stesso tempo tangibile, reale. Elisa Nivola non ci aveva mai rinunciato. Per lei il pensiero era bisogno, impegno, passione, atto d’amore per la sua Terra, legame indissolubile, sorgente di forza radicale, forza di essere stessa, di volersi realizzare in una preziosa lezione da non dimenticare.