DAVIDE MELIS, INGEGNERE A SHEFFIELD NEL COLOSSO AEROSPAZIALE “AMRC”: “HO VINTO LA SCOMMESSA GRAZIE A UNA UNIVERSITA’ EFFICIENTE”

Davide Melis


di Giovanni Runchina

Dal 2009 in Inghilterra, Davide Melis ha vinto la scommessa con se stesso, centrando in sei anni tutti gli obiettivi che si era posto: apprendere la lingua, crescere professionalmente e avere nuove prospettive. Development Engineer all’AMRC (Advanced Manufacturing Research Centre) with Boeing, centro di ricerca avanzato per la lavorazione e lo sviluppo di componenti del settore aerospaziale e automobilistico, l’ingegnere cagliaritano soddisfa le richieste di colossi quali Boeing e Rolls-Royce aerospace. «Al momento – spiega – sto lavorando a tre progetti, due per conto della Rolls-Royce e uno commissionato da una nota casa automobilistica di cui non posso fare il nome per ragioni di riservatezza; tuttavia posso dire che si tratta di soluzioni legate soprattutto a parti che saranno usate nella prossima generazione di motori a reazione. In generale nel nostro centro si eseguono test complessi e costosi su materiali difficili quali leghe di alluminio, titanio e carbonio».

Partito a 33 anni, in tasca il diploma di perito informatico e un’esperienza da responsabile tecnico e installatore di attrezzature da banco, ha dimostrato sin da subito idee chiare e determinazione prendendosi due rivincite in un colpo solo: «Volevo imparare l’inglese che sino a quel momento era per me ostico e iscrivermi alla facoltà d’ingegneria dopo una parentesi poco felice in quella di Cagliari». Incoraggiato da un amico – emigrato con successo anni prima – è andato a Sheffield per iniziare un nuovo capitolo della sua vita partendo daccapo. Dieci ore di media al giorno sui libri e risparmi investiti totalmente sulla formazione: «Mi sono iscritto a un corso di lingua organizzato dallo Sheffield College – racconta – e poco dopo ho superato la selezione per entrare alla Sheffield Hallam University; ho trovato lavoro prima di finire la specializzazione in Automotive Design Technology. Al secondo anno – grazie all’università che incoraggia la pratica – sono entrato alla Sandwik Coromant, multinazionale leader nella produzione di utensili, mettendo così in pratica ciò che avevo appreso teoricamente. Quasi alla fine del terzo anno di studi sono stato contattato dall’azienda nella quale sono tuttora».

In Inghilterra, contrariamente a ciò che avviene in Italia, c’è un legame stretto fra atenei e mondo del lavoro. «L’università – racconta l’ingegnere cagliaritano – ha un’organizzazione eccellente e strutture di primo livello sempre fruibili; la biblioteca della Hallam è aperta 24 ore al giorno e per tutta la settimana e, oltre ai libri prenotabili online che puoi tenere sino a sei mesi, offre qualsiasi tipo di supporto e di servizio. E’ possibile avere in prestito pc, macchine fotografiche, videocamere e si possono comodamente prenotare stanze per lo studio attrezzate con videoproiettori e impianti audio e computer. I laboratori per la pratica hanno la falegnameria, il simulatore di volo, qualsiasi tipo di macchinario dalla macchina a controllo numerico, la stampante 3D (rapid prototyping) e la fornace per sciogliere l’alluminio, utilissima per effettuare le colate su stampo e per analizzare i problemi che si possono verificare in questa fase. I software sono gli stessi usati dall’industria. Altro strumento fondamentale è il centro per l’impiego che aiuta gli studenti a trovare il work placement con vari strumenti: dalla segnalazione delle offerte più interessanti relative al tuo corso di laurea alle linee guida per stendere correttamente un curriculum vitae e una lettera di presentazione, sino alla fissazione di colloqui con le aziende. Questa è solo una piccola lista, non esaustiva».

Le differenze non si limitano alle strutture ma riguardano anche la didattica e le agevolazioni agli studenti: «In Italia l’università ti forma in modo molto più approfondito ma ciò che si apprende è usato solo in minima parte sul lavoro. La formazione è troppo teorica e poco pratica. Altro capitolo riguarda le tasse universitarie. Il governo ti presta i soldi a un tasso d’interesse molto basso, la restituzione delle somme avviene con una rata contenuta e proporzionale allo stipendio una volta che inizi a lavorare. L’importo trattenuto è proporzionale alla retribuzione e, nel caso in cui una persona guadagni meno di una certa cifra stabilita per legge, le rate sono sospese. In più questo debito non t’impedisce di contrarre mutui per altre spese come quella per la casa». Il risultato finale è un sistema snello, efficiente e meritocratico che normalmente ripaga i sacrifici fatti: «In Italia se t’impegni per cento ottieni venti, in Inghilterra ottanta – almeno nella mia esperienza – per questo consiglio a chi vuole seguire un percorso simile al mio di applicarsi con serietà, soprattutto nello studio dell’inglese che è pre-requisito per accedere a molte opportunità. Idee chiare, spirito di adattamento e determinazione alla lunga pagano».

* Sardinia Post

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