Il Sulcis si prepara a mettere in campo un progetto rivoluzionario mai prima d’ora attuato: tutti gli stabilimenti industriali, da anni chiusi, potrebbero essere occupati dai lavoratori che, non solo senza lavoro, stanno per perdere anche l’assistenza sociale di cassa integrazione in deroga o mobilità. Ciò significherebbe che Eurallumina, Alcoa, Ila, con relative imprese d’appalto, verrebbero prese d’assalto e occupate per scuotere la scandalosa politica della Regione, mancato interlocutore delle vertenze industriali del Sulcis.
E’ una Regione che non si muove per strappare dall’UE la precondizione delle tariffe energetiche a favore di Glencore che vuole riaprire l’ex Alcoa; una Regione immobile davanti agli ostacoli burocratici della riapertura di Eurallumina; ancora una Regione incapace di rispondere al progetto di rilancio dell’ex Ila o nuovo impianto proposto dall’imprenditore locale Ninetto Deriu; infine, una Regione spudoratamente sorda e incapace di assumere decisioni sulla proposta del Centro Termale di Sant’Antioco perché ha paura di quattro pseudo ambientalisti con la pancia piena e che non capiscono il dramma occupativo che vive il territorio.
Ma la protesta dentro gli stabilimenti avrebbe anche l’indirizzo verso i Sindaci e Amministratori locali che hanno perduto ogni sensibilità e impegno per la salvaguardia dell’occupazione nel territorio, salvo farsi la gitarella a Crescentino nel Vercellese per verificare gli impianti biofuel chela Mossi-Ghisolfivorrebbe clonarne uno per Portovesme. Tra questi Sindaci c’è anche chi tra un mese, dopo le elezioni, non ricoprirà più quella carica. Necessario è farsi la gita e non disturbare i compagni della Giunta regionale per sbloccare le vertenze che il Sulcis attende da troppo tempo.
Di questa pericolosa china in cui è scivolata la mancanza di lavoro nel territorio sud occidentale sardo, hanno preso coscienza anche i Sindacati che, arroccati nei loro fortini, stanno adesso per promuovere iniziative volte alla mobilitazione generale. Mobilitazione che ha preso il via esattamente un anno fa davanti all’ex Alcoa dove i lavoratori hanno impiantato una tendopoli, all’interno della quale hanno trascorso l’estate 2014, Natale 2014, Capodanno 2015, Pasqua 2015, 1° maggio 2015.
Il Sulcis, insomma, potrebbe esplodere da un momento all’altro con conseguenze non immaginabili perché il disagio economico sociale ha ormai raggiunto livelli di guardia. Le famiglie sono alla stremo e non possono più sopportare una gestione politica della Regione portata avanti da sordi, muti e incapaci, ancorché da personaggi insensibili alle esigenze basilari di famiglie e di giovani che non hanno alcuna prospettiva davanti a loro.
L’ipotizzata occupazione degli stabilimenti potrebbe significare una autentica rivoluzione, per richiamare la quale occorre risalire ai decenni passati, quando i minatori si asserragliarono dentro i pozzi, rispondendo con 72 giorni di sciopero che fece scalpore in tuttala Nazione.Ebbenela nuova protesta potrebbe avere analogo riscontro. Solo che in questo caso ci sarebbe l’aggravante del vuoto politico in cui è stato trascinato l’Istituto Autonomistico Sardo, per inerzia e incapacità di certi personaggi che scaldano scranni con lauti compensi, in netto contrasto con quanto le famiglie del Sulcis devono fare i conti per sopravvivere.