di Ilaria Muggianu Scano
“Hai finito? Stai zitta così posso parlare. Non dipende da me essere intervistato da una donna“. È l’esternazione che poche settimane fa Rima Karaki – giornalista e conduttrice del canale televisivo libanese Al Jadeed – si è sentita indirizzare dall’ospite, lo sceicco Hani Al-Seba’i. Il fatto che il video dell’alterco si sia viralizzato a tempo di record potrebbe significare che la mancanza di rispetto verso una giornalista sia cosa inconsueta tanto da far notizia. In realtà la Federazione Internazionale dei Giornalisti si ritrova ancora a pretendere la fine dell’impunità contro la violenza sulle giornaliste. Uno dei casi emblematici, che porta a compiere più di una riflessione sul tema, è quello del linciaggio mediatico della giornalista di Servizio Pubblico, Paola Bacchiddu, giornalista trentanovenne di Sassari, che esattamente un anno fa, da responsabile della comunicazione della lista “L’altra Europa per Tsipras“, optava per una modalità ironica di gestione della propaganda elettorale di un piccolo partito che tardava a decollare: la Bacchiddu, infatti, decise di esporre la propria immagine in bikini accompagnandola sui social con il post “Ciao. È iniziata la campagna elettorale e io uso qualunque mezzo. Votate L’altra Europa di Tsipras“. Paola, in seguito alle pesanti reprimende, sarà allontanata dall’Ufficio comunicazioni del partito.
Si è generato un paradosso: la lista ha ottenuto un guadagno collettivo uscendo dal totale anonimato mentre tu hai ricevuto insulti violenti, soprattutto dalle donne. Ho ricevuto diverse minacce di morte da donne. Dopo lo sgomento iniziale ho cercato di riflettere sulle cause profonde di quest’odio e ho concluso di aver toccato i nervi scoperti di una guerra ideologica. Probabilmente il tabù più grande che ho violato è l’idea di femminismo in un contesto di sinistra.
Hai giocato con gli stereotipi raggiungendo l’obiettivo che ti eri proposta: ottenere maggiore visibilità per un partito fanalino di coda in Europa. Questo gesto come è stato recepito in ambiente giornalistico? Direi che in quel contesto è emersa, in più di un caso, la scarsa professionalità nel trattare un fatto di cronaca. Non ho gradito, in particolare, il saccheggio di fotografie dai profili social personali, che poi ho ritrovato sulle principali testate nazionali. La violazione della mia privacy è rimasta del tutto impunita.
L’episodio del bikini sembra interferire ancora sul tuo percorso lavorativo. Qualche mese fa Huffington Post titolava: “Il lato B della Bacchiddu siede nella redazione di Santoro“. Non ho preso alcuna posizione ma, con mia grande sorpresa, sono insorti i lettori a chiedere di rimuovere il titolo che loro stessi hanno definito “brutale”. Io ho curato un blog sull’Huffington Post ma da quel momento ho interrotto la mia collaborazione. Ciò che più mi rammarica è che il direttore sia proprio una donna (Lucia Annunziata ndr.).
* LaDonnaSarda