A soli 20 anni ha già bruciato molte tappe e raggiunto primati. David D’Hallewin, sardo, è il più giovane italiano laureato in Architettura. A fine marzo ha conseguito la triennale a La Sapienza di Roma con un semestre di anticipo, con tanto di 110 e lode, dignità di pubblicazione e inserimento in un percorso di eccellenza (tesi: Architettura come convergenza di saperi; M. Fasolo, L. Baglioni). Ora è sulla buona strada per completare il ciclo di studi con un grande proposito, proseguire con la biennale in Restauro e laurearsi prima del tempo. Le premesse ci sono: David ha la forza e le capacità per bruciare anche questo traguardo. Ha già fatto un bel pezzo di strada questo studente che proviene dall’Istituto per geometri Bacaredda di Cagliari, dove appena due anni fa si è diplomato con il massimo dei voti. Questo era un requisito per l’ammissione al collegio universitario Lamaro Pozzani di Roma, la prestigiosa istituzione formativa creata e finanziata dai Cavalieri del Lavoro, che ogni anno seleziona 14 giovani ‘eccellenze’, David compreso. Rivendica con orgoglio quel diploma al geometri. “Quel corso di studi mi ha dato una marcia in più – confessa – i miei professori delle medie me lo avevano sconsigliato perché, secondo loro, ero ‘sprecato’ per un istituto tecnico; rifarei la stessa scelta, mi ha dotato di quell’approccio concreto e di quella struttura mentale più pragmatica che mi differenziano dalla maggior parte dei colleghi. Le competenze di un geometra, peraltro, sono in alcuni campi superiori a quelle di un architetto con la laurea triennale: gli aspetti propri della tecnologia rurale e della topografia, ad esempio, non vengono trattati nel corso universitario”. David si occupa anche di modellazione tridimensionale e di siti web; in www.dhallewin.it sono contenuti alcuni suoi progetti. Ha una visione ben precisa sul ruolo che deve giocare in futuro l’architettura. “Da bambino sono cresciuto nell’impresa edile di mio nonno – racconta – e ho trascorso molte ore nei cantieri con mio fratello Mark. Queste esperienze hanno segnato la mia vita e il corso di studi, poi, mi ha reso consapevole che il futuro dell’architettura è nel restauro, nella riqualificazione e nel paesaggio. Questo vale soprattutto per il nostro Paese, dove 60 milioni di persone vivono in 30 milioni di ettari, al punto che la densità abitativa è doppia di quella europea: è facile comprendere, dunque, che non v’è spazio a sufficienza per la continua creazione di nuove opere”. David sposa in pieno la filosofia dello sviluppo ecocompatibile. “Lo Stato – spiega – dovrebbe sostenere ulteriormente la bioarchitettura, fino a quando sarà il mercato stesso a promuovere in modo autonomo le opere realizzate con modi e materiali sostenibili”. Ha le idee chiare su quanto vorrebbe fare in futuro nel campo dell’architettura non appena avrà completato i suoi studi. Con un punto fermo: tornare in Sardegna. “Voglio concorrere, nella misura in cui ne sarò capace, allo sviluppo dell’Isola – dice convinto – la Sardegna è un incredibile riferimento di una varietà di paesaggi così definiti, un territorio densissimo di ricchezze storiche, culturali e naturali. Settemila nuraghi millenari, punti di approdo e porti storici, torri costiere mimetizzate e scenografiche scogliere sormontate da macchia mediterranea. Crescere in un tale contesto ha sicuramente influenzato la mia visione dell’architettura e fatto nascere in me un notevole interesse su questa materia”.