di Giovanni Runchina
Viaggiatrice e studiosa instancabile ha alimentato queste sue passioni con l’inesauribile curiosità che si porta appresso sin da piccola, al pari di uno spiccato senso critico; caratteristica, quest’ultima, che la rende allergica alle semplificazioni e ai luoghi comuni a qualunque latitudine e di qualunque segno.
Giuliana Adamo è l’opposto della studiosa avulsa dalla società che usa i libri come analgesico ai dolori della realtà; 50 anni, docente di Lingua e Letteratura italiana al Dipartimento d’Italiano del Trinity College di Dublino, l’ateneo più antico del Paese, e più volte Visiting Scholar ad Harvard, parla della sua esperienza con entusiasmo contagioso che esonda in un eloquio incontenibile e altrettanto chiaro. «Sono andata via per appagare il mio desiderio di conoscere il mondo e per sperimentare in prima persona la libertà, perciò – puntualizza – non mi considero un cervello in fuga; è una semplificazione che mi fa inorridire, la reputo la sintesi del peggior vittimismo provinciale. La storia umana è fatta di viaggi e di persone che si spostano continuamente».
Come nel suo caso: studi superiori al liceo classico Dettori di Cagliari, sua città d’origine, Giuliana Adamo si è laureata in Lettere Classiche a Pavia seguendo la scuola filologica di Cesare Segre e poi è andata all’estero. Decisione frutto di una pluralità di fattori; tra questi: il pessimo impatto con le aule italiane «ho fatto alcune supplenze ed è stato un incubo» e una discreta esperienza maturata in altre parti del mondo «sono stata in Spagna per motivi di studio e in Africa, in Senegal e Mali, dove ho lavorato per conto di un’agenzia americana che s’occupava di turismo».
Nel 1990 la borsa di studio della Regione Sardegna le apre le porte del dottorato in Inghilterra a Reading con Giulio Lepschy, linguista di caratura mondiale in cattedra anche a Cambridge, e socio autorevole della British Academy e dell’Accademia della Crusca. «Un incontro essenziale per la mia formazione, gli devo molto come del resto sono riconoscente al mio maestro delle elementari, Raffaele Palmas». Due figure che ne hanno segnato in positivo l’approccio alla scuola e allo studio, affrontati con rigore e con la giusta dose di fatica, afferma, riprendendo Gramsci.
Nel 1997 l’ennesimo trasloco, stavolta in Irlanda, al Trinity College di Dublino dove dal 2000 è titolare di cattedra. L’università è un pezzo di storia del Paese e in questi banchi «si sono formate le classi egemoni», sottolinea ripescando un’altra definizione gramsciana. Teorica e pratica dello studio inteso come impegno civile, Giuliana è docente militante nel senso che ritiene l’insegnamento attività preziosissima in grado di fornire strumenti critici per capire il mondo di ieri e di oggi: «Dante Alighieri è straordinariamente moderno per le sue lucide riflessioni sulla miseria umana declinata in tutte le accezioni possibili».
Ma non tutto è così lineare, sovente ci si scontra con una realtà studentesca tutt’altro che esaltante: «L’interesse per la nostra lingua e la nostra letteratura è costante, ogni anno ho una media di 50 nuovi alunni ma molti si trascinano gravi lacune, soprattutto quelli che hanno avuto la sfortuna di frequentare il sistema d’istruzione anglosassone; difatti se quello universitario in sé è ottimo non altrettanto si può dire della scuola elementare e superiore creata negli anni dalle pseudo riforme di Margareth Tatcher. Materie come la storia, la geografia e la grammatica sono pressoché sconosciute; in Irlanda quelle basilari sono l’inglese, l’irlandese e la matematica cui si aggiungono in maniera spesso caotica e confusa altri insegnamenti che, al contrario, dovrebbero essere parte integrante e continua della formazione. Ciò ha provocato e provoca danni enormi. C’è ignoranza diffusa rispetto a grandi fatti e personaggi che hanno segnato la storia dell’umanità; per alcuni Napoleone è una marca di cioccolati francesi. Premesso che la media non è esaltante, ho sovente la fortuna di imbattermi in ragazzi e ragazze seri, preparati e motivati che superano lo scoglio della lingua, il più grande in assoluto».
Situazione opposta a quella italiana nella quale è facile perdersi per colpa di un apparato farraginoso e incomprensibile. Anche in questo caso il giudizio è netto: «La nostra università è un mistero sotto il profilo organizzativo perché è confusa, opaca, burocratica all’inverosimile e del tutto ostile a chi vi studia e a chi vi insegna. Dal punto di vista della qualità degli allievi, però, devo dire che i nostri possono vantare una preparazione solida e di assoluta eccellenza soprattutto alle elementari». Maestri e maestre che, elmetto in testa per scansare i calcinacci di riforme pasticciate e di aule fatiscenti, riescono ogni giorno a garantire formazione di grande qualità. Grazie all’amore per ciò che fanno, lo stesso che anima Giuliana. «Voglio continuare a fare questo lavoro al meglio, non estraniandomi mai dal contesto storico-sociale nel quale mi trovo; mi sono interessata agli accadimenti più o meno recenti scrivendo un libro sulla vita dell’antifascista Vittore Bocchetta e, ultimamente, appassionandomi ai temi dell’Antimafia. Ho condiviso e condivido ciò che so, relativamente alla costruzione letteraria del mito dell’uomo d’onore, con magistrati e persone di cultura. A tutti loro – conclude – mi lega una grande e indissolubile passione civile».
* Sardinia Post