Esce in questi giorni il libro Sant’Efisio di Ennio Porceddu e Augusto Maccioni, un testo utile in occasione della ricorrenza del prossimo 1^ maggio quando la città di Cagliari ricorderà il Santo più amato dei cagliaritani che pose fine alla peste del 1652. “Ecco perché – scrivono gli autori – si veste a festa per il suo Santo e per le vie del suo passaggio, dalla chiesetta storica di Stampace fino al Municipio in via Roma per poi proseguire nel luogo del martirio di Nora, c’è gioia e grande partecipazione come di un figlio che ritorna dopo tanto tempo , e dopo che si pensava disperso. S. Efisio è tornato, ritorna ogni anno, anzi è sempre con noi, ma è significativo rivederli tra due ali di folla trascorrere momenti felici con i suoi cittadini”.
Molti hanno negato l’esistenza di Efisio e dei suoi miracoli e non si capisce il motivo. Dicono che non sia mai esistito e che è un personaggio che appartiene più alla fantasia dei fedeli che alla storia delle vicende umane. Ed è proprio la storia, comunque, che mette in evidenza questo Santo rispolverandolo dopo essere stato martirizzato nel 303 dopo Cristo.
“La Cagliari del ‘600 – continuano Ennio Porceddu e Augusto Maccioni – è tutta nei libri di storia e quella pestilenza che travolse la città non è una favola come non è una bufala quella narrata dal Manzoni nei suoi “Promessi Sposi”. Cagliari e la sua popolazione morivano ogni giorno e la peste, come uno tsunami impietoso, colpiva ogni individuo in maniera indistinta, persone operaie come nobili, e l’urlo di morte era drammaticamente presente nelle stradine del Castello e nelle case demolite da una malattia inarrestabile e senza ritorno. Una pestilenza che poteva durare a lungo, massacrante e micidiale contro un popolo che si spegneva lentamente in una città diventata improvvisamente scheletro vivente per far vivere quella morte che stava mettendo in ginocchio le aspettative, il lavoro e i sogni di una comunità laboriosa che viveva intensamente la quotidianità. Poi improvvisamente un piglio di genio, un atto rivolto a un Santo (non a uno qualsiasi) a Efisio, martire guerriero che aveva abbracciato la fede e per questo motivo era stato messo tragicamente a morte”.
La municipalità cagliaritana del tempo aveva invocato Efisio perché intercedesse concretamente per salvare Cagliari e la sua popolazione sotto assedio dalla peste. E nel 1652 la peste cessò di fare vittime, improvvisamente come un vento impetuoso che travolge tutto e tutti. Cagliari e la sua popolazione erano salvi,viva Efisio grande,grandissimo santo cagliaritano.
Da quella storia e dalla devozione di Cagliari, ma anche di tutta la Sardegna, nasce questo libro frutto umile delle vicissitudini del tempo, raccontate in maniera giornalistica – quali sono i due autori – con un piglio convincente evidenziando gli aspetti folcloristici, ma anche storici e soprattutto quelli devozionali di una città,e della sua popolazione, sempre grati e sempre vicini a un Santo che guarda con simpatia e protezione la sua comunità,rimasta sempre tale nel tempo, quella di ieri e quella di oggi.