Quadro da allarme sociale: primo spinello a 11-13 anni,
alcol e nicotina tra gli adulti e abuso di ansiolitici tra gli ultrasessantenni.
Maggiore vulnerabilità tra le donne. Tra le cause i disagi sociali.
tutte le etÀ della droga
A tracciare il preoccupante quadro è la studiosa Liana Fattore,
ricercatrice presso l’Istituto di Neuroscienze del CNR di Cagliari,
in uscita nazionale con il volume “Io e la tossicodipendenza”
«Esiste una droga per ogni fascia di età», ammonisce la dottoressa Liana Fattore, ricercatrice presso l’Istituto di Neuroscienze del CNR di Cagliari e con un bagaglio di esperienze internazionali maturate tra Stoccolma e Cambridge. «Basti pensare alle benzodiazepine ampiamente abusate dagli ultrasessantenni, ad alcool e nicotina molto diffusi nella popolazione adulta e alla marijuana tra i più giovani, con l’età del “primo spinello” scesa a 11-13 anni».
È un quadro da allarme sociale quello tracciato dalla studiosa cagliaritana, autrice del volume “Io e la tossicodipendenza” in uscita nazionale per l’Editoriale Documenta su commissione della Biblioteca di Sardegna, e protagonista di un ciclo di incontri di sensibilizzazione verso la problematica delle dipendenze con prima data venerdì 10 aprile alle ore 18 presso la Sala Congressi dell’Asse didattico di Medicina della Cittadella Universitaria di Monserrato.
Un fenomeno tanto esteso quanto complesso e articolato. Perché se la droga non ha età, ha invece differenze di genere. Spiega Liana Fattore: «È stata dimostrata una maggiore vulnerabilità delle donne a sviluppare dipendenza, unitamente alla difficoltà ad acquisire la consapevolezza di un tale fenomeno. Ma evidenti differenze di genere esistono anche nelle cause che spingono all’uso e all’abuso di una droga, cause che sono per lo più di carattere sociale per l’uomo (spesso istigato da amici a loro volta utilizzatori di sostanze) ed emotivo per la donna (più sensibile alla solitudine, alla frustrazione ed allo stress). E, difatti, uno studio americano ha stimato che circa il 4,1% delle donne sposate è dipendente da alcol o da altre droghe, contro il 10,7% delle donne separate o divorziate, ed il 15,9% delle donne single».
Il rimedio? «Indipendentemente dal proprio orientamento culturale, ideologico o religioso – prosegue la dottoressa Fattore –, non bisogna mai dimenticare che la tossicodipendenza non si gioca sulla droga ma su ciò che conduce la persona a drogarsi, e che la droga è l’espressione di un malessere profondo, che nasce da disagi sociali fin troppo spesso ignorati o sottovalutati».
E, dati alla mano, «si tratta di un fenomeno che non mostra segni di declino, nonostante negli ultimi decenni siano stati incrementati i controlli sulla produzione e sul traffico di stupefacenti».
Attenzione poi ai luoghi comuni, come per esempio alla differenza tra droga leggera e droga pesante. Avverte Liana Fattore: «Nel linguaggio comune gli aggettivi “pesante” o “leggero”, e quindi “pericoloso” o “meno pericoloso”, vengono utilizzati per distinguere le sostanze d’abuso in rapporto alla loro pericolosità individuale e sociale. Una tale classificazione, però, priva di riferimenti alla dose e alla modalità d’assunzione – e che dimostra spesso scarsi fondamenti scientifici, dovuti principalmente all’interferenza di ideologie, retaggi culturali o dei poteri economici dei produttori delle droghe legali –, rischia di sottovalutare la reale tossicità delle droghe definite “leggere”, o di farmaci ad elevato potenziale d’abuso».