Il valore delle esportazioni sarde ha subito una brusca frenata. Lo scorso anno, a livello nazionale, l’export è cresciuto del 2%. L’Isola, al contrario, si pone in controtendenza rispetto al resto d’Italia, con un calo del -13,6% (a fronte di un -15,8% rilevato nel 2013). Secondo un’analisi della Cna regionale, basata su dati Istat, la flessione del valore è stata condizionata soprattutto dal crollo del prezzo del petrolio, che lo scorso anno si è attestato al -16%. Per cercare di sostenere il tessuto produttivo isolano, i rappresentanti dell’associazione di categoria degli artigiani sollecitano l’attuazione di politiche industriali mirate non solo al supporto e al potenziamento delle filiere esistenti, ma anche alla creazione di nuove, che permettano di rilanciare i sistemi di impresa, per migliorare la presenza delle produzioni sarde sui mercati esteri. In mezzo a un quadro della situazione negativo, non manca una nota positiva. Nel 2014 è stato rilevato un incremento del 10,6% delle quantità di esportazioni sarde (mentre l’anno precedente c’era stato un calo del -16%). Se si focalizza l’attenzione nei vari settori, si scopre che i migliori risultati li hanno ottenuti l’agroalimentare (+68%), il metallurgico (+42%) e il chimico (+36%). Il comparto petrolifero – che rappresenta l’80% delle esportazioni sarde, con un valore di 3,8 miliardi di euro (su un totale di 4,6 miliardi) – è calato di appena il 2%. Gli altri settori rappresentano un valore più contenuto: 212 milioni di euro per sostanze e prodotti chimici, 178 milioni per il metallurgico, 172 milioni per l’agroalimentare, 71 milioni per l’estrattivo, 46 milioni per i macchinari, 36 milioni per i mezzi di trasporto, 28 milioni per gomma e materie plastiche, 28 milioni per legno e prodotti in legno, carta e stampa, 26 milioni per l’elettronica, 18 milioni per tessile e abbigliamento e, infine, 8 milioni di euro per l’agricoltura. «Il 2014», spiegano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna, «è stato un anno positivo, almeno in termini di domanda estera di prodotti regionali, soprattutto nel campo agroalimentare. Tuttavia, le dinamiche dei prezzi hanno determinato un calo del valore complessivo dell’export regionale». Nel settore agroalimentare, ad esempio, l’aumento delle quantità esportate è stata neutralizzata da un calo medio del -39% sui prezzi all’esportazione. Stesso discorso per il comparto metallurgico (che ha avuto un -16,4%), per il chimico (-38%) e per il petrolifero (-14,6% sui prezzi). Archiviato il 2014, ora è necessario concentrare l’attenzione su quest’anno. Le ipotesi potrebbero essere due. Da una parte potrebbe configurarsi un sostegno della domanda estera destinata ai mercati extraeuropei, grazie a un cambio favorevole, e il comparto agroalimentare potrebbe avvantaggiarsi di un incremento dei flussi turistici stranieri. Dall’altra, la previsione del -42% del prezzo del petrolio (valore atteso dal Fmi) rischia di produrre un’ulteriore flessione del valore dell’export regionale. Questo perché, come ricordano Piras e Porcu, non si può che «ribadire che l’incidenza del settore petrolifero sull’export regionale continua a essere sproporzionata»
* Unione Sarda