E’ calato il sipario sulla 49esima edizione del Vinitaly, massima manifestazione mondiale dedicata al vino. Si può cominciare a tirare le somme per impostare i progetti futuri del comparto. Qual è il bilancio per la Sardegna? Complessivamente, dicono gli operatori, la nostra isola può dirsi soddisfatta della manifestazione. Intanto perché i mercati esteri sembrano dare alle cantine sarde le risposte attese da tempo. «Sono molto soddisfatto di questo Vinitaly – dice Tino Demuro titolare di Surrau – Abbiamo riattivato il canale col mercato russo che si era in parte attenuato per via della crisi e dell’embargo. Abbiamo rafforzato la nostra presenza negli Stati Uniti e, novità dell’ultima ora, abbiamo chiuso bene col Giappone. Siamo anche contenti dell’accoglienza che i consumatori e i critici italiani e stranieri hanno riservato per i nostri Vermentini, a partire da Sciala e da Sciala Vendemmia Tardiva: un successo superiore alle nostre aspettative». Vermentino e Cannonau: su questi due simboli dell’enologia sarda si è incentrata l’attenzione degli appassionati e soprattutto dei buyers. «Per noi è il primo anno di Vinitaly – dice Raffaele Gregu, vigne a Calangianus – e siamo felici del l’interesse che suscitano i nostri Vermentini, il Selenu e il Rias». Prima uscita anche per la cantina Kastià di Castiadas, impresa sardo francese che punta su Vermentini e Cannonau e una grafica elegante. Aria soddisfatta anche negli stand di Giogantinu di Berchidda, della Cantina di Monti e di Siddura che ha messo in campo come stratega del marketing l’ex assessore regionale all’agricoltura, Andrea Prato: «Al Vinitaly abbiamo bissato il successo del Prowein. La nostra cantina continua a crescere grazie a una cura meticolosa della qualità e un’attenzione ai prezzi». Orlando Tondini di Calangianus. forte del successo del suo Karagnani, ha espiantato il vigneto di uve rosse per piantare Vermentino: «Non solo – sostiene – quest’anno lo abbiamo anche spumantizzato, metodo classico». «In Germania – spiega Mario Peretto presidente della cantina di Santa Maria La Palma – vendevamo solo il nostro Aragosta. Visto il successo e la grande qualità del nostro Blu, lo proporremo nella catena horeca tedesca». Sul Vermentino hanno puntato molte cantine del centro e sud della Sardegna. «Noi, da qualche anno, lo proponiamo in uvaggio col Vernaccia giovane– dice Paolo Contini di Cabras – e abbiamo azzeccato la strada giusta. Noi sardi dobbiamo capire, però, che dobbiamo imparare a migliorare l’immagine del vino puntando anche sui nostri tesori archeologici e le nostre bellezze naturali. Ma dobbiamo essere, tutti, più coesi e più determinati. Il vino da solo non ci salverà». Per Piero Delogu il Vinitaly 2015 si chiude bene, i suoi Vermentino e Cannonau sono andati a ruba. «Ma noi sardi per essere vincenti, dobbiamo puntare su una identità più precisa». Alla cantina Li Duni di Badesi, forti del successo del Nozzinnà, Vermentino di 16 gradi, quest’anno hanno puntato anche su un passito, un peccato di gola se accompagnato dai fichi caramellati e bottarga. Dino Addis (Cantina Gallura) ha puntato su un Vermentino Vendemmia Tardiva, un nettare che al Vinitaly ha fatto perdere la testa a molti assaggiatori. «Un giro negli stand sardi fa capire come siano migliorati i nostri vini – dice Roberto Dessanti, presidente dell’Ais Sardegna– Ora dobbiamo fare uno sforzo per coordinarci e avere un impatto migliore sul mercato».
* Nuova Sardegna
Ogni tanto una nota positiva per l’isola.
quando ci si rimbocca le maniche i risultati arrivano! Complimenti ai nostri imprenditori coraggiosi e bravi!