di Giovanni Follesa
L’aspetto più imbarazzante è che se ne parla e ancora se ne parla. Certo, lei, semplificando sottosegretaria alla Cultura, non fa niente per coprire sotto la cenere i carboni ardenti che rischiano di trasformarla in una novella Giovanna d’Arco. Anzi. Si fa prendere all’amo da chiunque e comunque, come una trota d’allevamento stanca di nuotare nella melma della polemica politica. Povera Francesca Barracciu. Sì, povera! Perché quando succede, come oggi, che sul Corsera le dedicano l’ennesimo articolo di sfottò e capita che tanti, tra quelli che lo leggono, ti mandano di buonora un whatsapp che nel testo ha come unica parola riproducibile: imbarazzante, allora è lecito pensare che tutte queste attenzioni, si fa per dire, non se le merita proprio la signora di Sorgono. Vabbè, è vero che di suo ci ha messo il carico di coppe, come quando ha confuso i due Satta. Grave, per carità. Ma non proprio un peccato mortale, di quelli che ti mandano all’inferno senza passare per il perdono di Renzi. Bisogna mettersi nei suoi panni, della Barracciu dico, per provare a capirla. E se proprio non riuscite a mettervi nei suoi panni, provate almeno a indossare, una volta sola, un paio di guanti gialli da cucina e fatevi fotografare mentre sciacquate le stoviglie del pranzo. Non è che bisogna immedesimarsi, né identificarsi in lei. Magari giusto riconoscerne il vissuto addomesticato ai social network. Perché se colpe ha, la Barracciu, è di non aver ancora masticato e digerito il (mal)funzionamento dei vari Facebook, Twitter e affini… ne è prova la polemica, mal gestita con il figlio di Vittorio Gassman. Anche lui, forse in pausa tra una prova e l’altra, ha acceso l’interruttore del “bravo cittadino indignato”, un personaggio originale quanto un gallo che fa chicchirichì davanti al primo sole del mattino, e ne ha chiesto le dimissioni perché indagata. E quindi inidonea ad essere pagata coi soldi dei contribuenti. Di noi cittadini, insomma. E tutti eccitati di fronte alla provocazione coraggiosa dell’ex giovane figlio di Vittorio. Davvero uno che non guarda in faccia nessuno, e che non le manda a dire. Quando c’è da tenere alte le sorti della Patria sempre in prima linea! Ma Francesca tutto questo non lo sa. E né lo dice. Abbandonandosi invece a una sfortunato, l’ennesimo, cinguettio sui film, dell’ex giovin attore, da vedere gratis (spero che almeno voi abbiate capito cosa intendeva…). Semmai voleva scavare per scendere ancora più in basso, la sottosegretaria doveva dire il contrario: che neanche gratis li avrebbe visti quei suoi film. Niente l’hanno consigliata male anche stavolta. Io, stando al Ministero, avrei avuto la curiosità di vedere se l’ardito figlio di rinomato attore, abbia mai ricevuto quattrini pubblici (cioè di noi contribuenti) per girare qualche pellicola. Eppoi avrei messo in relazione contributi e numero di biglietti staccati. Così, giusto per capire. Magari l’investimento del Ministero è redditizio. O magari no. E qualcosa di più pertinente la Barracciu riusciva a tirarla su. Anche con piglio istituzionale, che sempre sottosegretaria è. Perché nessuno sostiene la tesi più inconfutabile: la Barracciu, e con le alcuni altri, non sono condannati. Né sappiamo se mai lo saranno. E in un Paese normale questo conta più di mille like o diecimila twitterate. Perciò è giusto che lei resti al suo posto. La presunzione di innocenza deve vincere sull’invidia della tanta gente normale o sulla noia di molti “figli di”. Queste sì, certezze. Infine un consiglio non richiesto a Francesca, che non conosco né ho mai incontrato: “Se devi fargli male, assicurati di farlo in modo eccessivo e insopportabile affinché capisca che puoi causargli un dolore molto più forte di quello che potrebbe causarti lui”. Parole dell’unico vero uomo politico vivente: Frank Underwood.
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Questa donna è imbarazzante… Dovrebbe dimettersi, infilarsi un paio di guanti (del colore che preferisce) e trovarsi un lavoro
Ci è andata anche bene, pensate che sarebbe stato peggio averla come Governatore della R.A.S.
Lo scrivente difende la Barracciu, dicendoci che per capire bisogna provare a mettersi nei suoi panni, Totò diceva “MA MI FACCIA IL PIaCERE” gli onesti non possono trovarsi nei suoi panni perchè non rubano soldi pubblici.