di Federica Ginesu
Vento da sfruttare e acqua da domare. Mentre la tavola fila sull’onda i sogni non rimangono nuvole sospese, ma vengono afferrati e realizzati senza paura del domani. Unghie laccate di rosso, capelli naturalmente baciati dal sole, pelle dorata, Marta Maggetti, è la sarda campionessa di windsurf, new entry della squadra olimpica italiana. Il suo primo titolo mondiale conquistato nel 2010 ad appena quindici anni e poi, dopo, sempre sul podio. Una lunga scia di medaglie e successi internazionali che non si arresterà tanto facilmente per l’atleta che il grande velista Andrea Mura ha definito “eccellenza non solo della vela sarda, ma in assoluto della vela italiana”. Diciannove anni appena compiuti, Marta è una ragazza spontanea e umile, dall’aria sbarazzina che ha fatto dello sport il centro della sua vita. La valigia sempre pronta per Miami dove ha disputato la prima gara di Coppa del Mondo del 2015, ha tanta voglia di riprendersi il titolo mondiale suo due anni fa, ma sfuggitole l’anno scorso. Nel cuore la sua passione, nei suoi grandi occhi nocciola ebbrezza di felicità.
Quando e come è nato l’amore per il surf? Tutto è iniziato quando spinta da un amico di famiglia a 8 anni ho provato per la prima volta a cavalcare le onde, e non ho più smesso. Ho poi continuato con mio padre che già praticava questo sport. Amo il mare forse più di me stessa, surfare è divertente, così entusiasmante che mi fa sentire forte, invincibile.
Sin da giovanissima hai cominciato a vincere competizioni importanti. Una carriera costellata di successi iridati. Quali sono gli ingredienti giusti che portano a una vittoria? È vero, ho ottenuto la prima vittoria molto presto, non mi posso lamentare. La prima coppa è arrivata in una gara di skimboard organizzata al Poetto nel 2005, quando avevo 9 anni. La mia ricetta per vincere è semplice. Gli ingredienti sono: passione, costanza, determinazione e tanta voglia di migliorare.
Qual è stata la tua vittoria più bella, la più emozionante? Non dimenticherò mai il Mondiale Youth di Civitavecchia nel 2013, perchè ho lottato e ci ho creduto fino alla fine. Il vento era dalla mia, ero in testa alla classifica, ma il giorno prima avevo ottenuto un opaco diciasettesimo posto. Sapevo che l’ultima gara, la Medal Race, sarebbe stata decisiva. L’ho affrontata cercando di placare l’ansia e concentrandomi. Dovevo battere la mia diretta avversaria per il titolo: l’israeliana Hadar Heller. In acqua è successo di tutto, la mia rivale ha bruciato la partenza ed è stata squalificata solo al traguardo. La vittoria del titolo mondiale è arrivata improvvisa, pensavo che avesse vinto lei, invece la campionessa ero io. Incredibile.
Il tuo ricordo più bello legato alle gare e quello che vorresti dimenticare? Quello più bello è legato al primo mondiale ISAF a Cipro nel 2013. La mia prima esperienza mondiale con l’RS:X, in cui partecipavano solo due atleti (un maschio e una femmina) di ogni nazione. Grazie alle condizioni di vento perfette ero riuscita a conquistare un bellissimo argento. Invece il mio ricordo più brutto risale al 2014, Campionati Europei in Turchia, dove, durante il secondo giorno di gara, ho subito uno scontro con un’altra regatante. Il mio allenatore mi ha soccorso col gommone fino alla terraferma, sono stata caricata sull’ambulanza e portata all’ospedale più vicino: morale della favola non ho portato a termine le prove successive del campionato.
Nessuna più di te ha mai vinto così tanto alla tua età. Nell’ambiente velico tutti ti paragonano alla campionessa olimpica Alessandra Sensini, cosa si prova? È un grande onore, per me lei è un mito, ma non ci penso mai. Cerco di fare il mio percorso senza caricarlo di troppe aspettative, perseguendo tenacemente i miei obiettivi e cercando di fortificarmi.
Sei una ragazza sarda nella squadra olimpica, è una grande soddisfazione? Cosa significa? Sono contenta di essere entrata nella squadra olimpica, un traguardo che dovevo raggiungere. Era una convocazione che aspettavo da tempo.
Passione, ma non solo. Serve anche una preparazione atletica per arrivare ad alti livelli. Quante ore ti alleni e come impieghi il tuo tempo libero? Ogni settimana mi alleno in acqua 8 ore, più 6 ore di palestra, corsa e bici. Nel tempo che rimane studio, ho la maturità quest’anno, sto col mio ragazzo, viaggio per conoscere la Sardegna e pratico wave riding (sport estremo che utilizza per cavalcare le onde diversi tipi di tavola) e surf.
Non solo competizioni internazionali, medaglie e vittorie. Lo sport a livello agonistico è anche sacrificio e tante rinunce non facili da affrontare, quando si è così giovani. Praticare windsurf a livello agonistico è molto impegnativo, è vero. Ma per me è un piacere allenarmi, non è sacrificio. E se alcune mie coetanee non aspettano altro che arrivi il sabato sera per uscire e andare a ballare, io invece controllo le previsioni del vento e delle onde dei giorni successivi per poter stare in acqua e divertirmi il più possibile. E ne sono fiera. Sono semplicemente diverse prospettive di vita.
Quali sono i requisiti indispensabili per fare windsurfing e perché una ragazza dovrebbe praticarlo?
È indispensabile saper nuotare e sentirsi a proprio agio in acqua, tutto il resto viene da sé. È uno sport che tutte le ragazze dovrebbero provare, perché è pura adrenalina riuscire a governare il vento.
Hai girato il mondo e saggiato l’oceano. Qual è il mare più bello che hai solcato? Le acque più avvincenti sono quelle di Santander in Spagna, ma Cagliari non ha eguali, è il posto più bello del mondo. Sono spesso lontano da casa per le gare e anche se vedo posti d’incanto, penso sempre alla mia Sardegna e a quanto sono fortunata a vivere in un autentico paradiso.
Qual è il tuo motto? Con il mio allenatore ci diciamo sempre “comunque vada sarà un successo”, ma il mio vero motto è “Se leggi stai dietro”. È una scritta con smile con la lingua che ho disegnato sul retro del mio giubbottino salvagente che devo portare obbligatoriamente quando esco in acqua. Durante le regate la leggono le avversarie che stanno dietro di me, significa quindi che io sono avanti.
Un suo sogno e una sua paura. Il mio sogno è segreto…La mia più grande paura è quella di essere mangiata da uno squalo, ma non mi impedirà mai di stare in acqua.
Tacchi o scarpe da ginnastica? Rossetto rosso o burro cacao? Scarpe da ginnastica e rossetto rosso.
E il tempo vola sulle ali di un aereo da Cagliarifornia alla Florida, dal mare all’oceano, poi in un attimo arriverà il 2016 sperando che il sorriso di Marta risplenda sul riverbero di una medaglia olimpica al collo di una donna sarda.
* La Donna Sarda